Estratto dell'articolo di Elisa Sola per www.lastampa.it
OPERAIO IN FABBRICA
A sessant’anni trovare un lavoro può essere un’impresa. Soprattutto se si fa l’operaio. Come Massimo, 62 anni, di Torino. […] Quando l’agenzia interinale a cui si era rivolto lo aveva chiamato, il 6 giugno del 2022, Massimo era felice. E aveva accettato subito l’offerta. Un contratto di una settimana, full time, per 40 ore settimanali. Con turni in catena di montaggio di giorno e di notte. E una paga da otto euro lordi l’ora. «Operatore di catene di montaggio automatizzate», la mansione definita per il sessantenne, che la mattina si è presentato in fabbrica - a Santena (Torino)- per il suo primo giorno di lavoro.
SOLLEVARE PACCHI
SCATOLONI PESANTI
Non appena preso servizio, all’operaio è stato chiesto di caricare e scaricare dai tir alcuni scatoloni da 25 e 50 chili. Non ha protestato e lo ha fatto per tutto il giorno. Per otto ore. Tornato a casa si è sentito male. Non riusciva a muovere la schiena. Al pronto soccorso, alcune ore dopo, ha capito il motivo. Aveva le vertebre fratturate per lo sforzo eccessivo e prolungato.
L’INFORTUNIO
Massimo è stato costretto a stare fermo a letto per venti giorni. E per tre mesi ha portato il busto. Ha perso la possibilità di lavorare in quel periodo. E anche la fase della ripresa non è stata facile. Per questo, un mese dopo l’infortunio, ha pensato di chiedere giustizia. Si è rivolto a un legale, che ha mandato alla procura un esposto per lesioni colpose. […]
SOLLEVARE PACCHI
Dopo due anni, e il trasferimento per competenza territoriale del caso dalla procura di Asti a quella di Torino, gli è arrivata una notifica. […] Il fascicolo per lesioni colpose va chiuso, per gli inquirenti, «perché non appare allo stato possibile risalire all’autore del reato, ben potendo l’operaio rifiutare di effettuare le lamentate prestazioni lavorative di carico e scarico, e non essendo comunque ampiamente dettagliata la tipologia di lavoro in sede contrattuale». A Massimo è rimasta impressa una frase: «Ben potendo l’operaio rifiutare».
DUE VERTEBRE ROTTE
«Ma come si fa - si è chiesto - a dire di no, quando sei precario e al tuo primo giorno di lavoro a 60 anni?». Massimo si è sfogato con il suo legale, che si è opposto alla richiesta di archiviazione, discussa davanti al gup di Torino pochi giorni fa.
SOLLEVARE PACCHI
Sono passati due anni e cinque mesi da quell’incidente. Massimo oggi spera che gli arrivi la pensione, prima o poi. E spera anche che qualcuno debba pagare per le sue vertebre spezzate. […] «E’ vero che il contratto diceva che io dovevo stare in catena di montaggio - conclude - ma se uno viene pagato otto euro lordi l’ora, non si rifiuta di fare quello che gli viene chiesto». Soprattutto, ha fatto notare il legale, se quel contratto dura solo una settimana. «Il datore di lavoro era ed è individuabile - ha spiegato l’avvocato al gup - e non può essere condiviso l’assunto per cui l’operaio avrebbe potuto rifiutarsi. La realtà dei fatti è un’altra».