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    UNA REPUBBLICA SFONDATA SUL LAVORO – OLTRE LA META' DEI LAVORATORI PRECARI IN ITALIA FA UN "PART-TIME INVOLONTARIO", IL DATO PIU' ALTO DI TUTTA L'EUROZONA - IN MOLTI CASI LE ORE DI LAVORO ECCEDONO QUELLE PREVISTE DAL CONTRATTO, VENGONO RETRIBUITE IN NERO O NEANCHE PER INTERO - LA DENUNCIA DELLA CGIL: "PER LA STRAGRANDE MAGGIORANZA DEI LAVORATORI, LE CONDIZIONI DI ESTREMA FLESSIBILITÀ..."


     
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    Estratto dell'articolo di Rosaria Amato per "la Repubblica"

     

    Quasi un lavoratore su cinque in Italia ha un contratto part time. Ma non si tratta sempre di flessibilità buona, di conciliazione tra vita privata e impegno professionale: l’incidenza del part time involontario, denuncia la Cgil, è pari al 57,9%, la più alta di tutta l’Eurozona. […]

     

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    «Se alcuni lavoratori preferiscono o scelgono il part time come un’opportunità - sottolinea infatti la Cgil - la realtà evidenzia come per la stragrande maggioranza dei part time involontari le condizioni di estrema flessibilità nell’uso degli orari rendono i lavoratori persone che si devono adattare al ciclo e agli orari delle aziende». O peggio: «Come emerge anche dall’attività ispettiva condotta dall’Inail, in un rapporto regolarizzato a part time spesso si nasconde un full time irregolare». Le ore che eccedono quelle previste dal contratto di lavoro, a volte, vengono retribuite in nero, e spesso neanche per intero.

     

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    […] nel confronto con il quarto trimestre 2022, i contratti part time crescono del 3,4%, mentre quelli a tempo pieno del 2%. I lavoratori a tempo parziale arrivano così a 4,3 milioni, ma con una incidenza molto diversa sul totale degli occupati per gli uomini (7%) piuttosto che per le donne (31,1%). Con l’aggravante che anche le donne che scelgono volontariamente il part time lo fanno perché è spesso l’unico strumento di conciliazione, in un Paese che offre pochi servizi per l’infanzia e un numero estremamente limitato di scuole a tempo pieno.

     

    La retribuzione media annua di un lavoratore part time, calcola la Cgil, è di 11.451 euro, e si abbassa ancora nel Mezzogiorno, ma se all’orario ridotto si aggiunge anche il contratto a tempo determinato, e quindi l’occupazione discontinua, il salario lordo medio annuo si riduce a 6.267 euro. I lavoratori poveri diventano poi per forza anche pensionati poveri e, soprattutto, pensionate povere, e si sposta molto più avanti il momento in cui è possibile ritirarsi dal lavoro.

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    Ecco perché i sindacati chiedono da tempo l’introduzione di una pensione di garanzia, e anche il superamento, per i part time, del minimale contributivo necessario al raggiungimento dell’anzianità previdenziale. La Cgil rivendica inoltre per il part time ciclico (che quindi prevede periodi di lavoro solo per una parte dell’anno) la proroga dell’ammortizzatore s ociale introdotto con la legge di Bilancio 2021, ma non rifinanziato dal governo Meloni.

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