Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini per corriere.it
italia zona rossa 4
Il nuovo Dpcm entrato in vigore sabato 6 marzo potrebbe subire modifiche già la prossima settimana. Se dopo sette giorni dall’applicazione delle regole la curva epidemiologica continuerà a salire dimostrando che le misure di contenimento non sono sufficienti a fermare l’avanzata del Covid-19 determinata dalle varianti, il governo valuterà se inserire ulteriori restrizioni come suggerito dagli scienziati. In particolare il passaggio automatico in zona rossa a fronte di un contagio settimanale di 250 persone ogni 100 mila abitanti. È il parametro che i governatori possono adesso utilizzare per chiudere le scuole. Una soglia critica che diventerebbe invece l’indicatore primario per rendere obbligatorio il lockdown locale.
zona rossa a perugia
Il messaggio
La situazione è grave e lunedì, in occasione della Festa della donna, il presidente del Consiglio Mario Draghi invierà un messaggio — probabilmente video — alla commissione Pari opportunità per sottolineare la necessità di essere vicino a chi soffre per la pandemia, per dare un segnale di speranza alle famiglie. Sarà la prima uscita pubblica dall’arrivo a Palazzo Chigi, dopo la scelta di non illustrare il Dpcm lasciando ai ministri della Salute Roberto Speranza e degli Affari regionali Mariastella Gelmini il compito di annunciare la strategia del governo.
La soglia critica
NUOVO DPCM DRAGHI
Ancora sabato gli esperti del Comitato tecnico scientifico sono tornati a sottolineare che le misure previste adesso non sono sufficienti, soprattutto guardando la progressione dei contagi: l’ultimo bollettino registra 23.641 nuovi casi e 307 morti. I report consegnati al governo parlano di «terza ondata già in atto», segnalano che la prossima settimana le varianti estere del virus potrebbero essere prevalenti al 70% e dunque «difficilmente gestibili». Per questo i tecnici chiedono di agire in maniera più tempestiva, lanciano l’allarme sui rischi di intervenire con ritardo rispetto all’andamento dell’epidemia e sulle conseguenze che questo potrebbe causare sulla tenuta delle strutture sanitarie, vogliono valutare dati raccolti al massimo nei tre giorni precedenti.
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Nel verbale consegnato al governo prima della firma del Dpcm il Comitato tecnico scientifico aveva evidenziato la necessità, di fronte alla soglia critica dei 250 su 100 mila abitanti, di rendere obbligatoria e non facoltativa la chiusura delle scuole. Al momento il provvedimento firmato dal premier Draghi lascia questa scelta ai governatori, ma non è escluso — qualora l’andamento dei contagi dovesse ulteriormente peggiorare — che si arrivi a una modifica. Non è l’unica.
Gli incontri tra i giovani
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Il rischio più evidente riguarda i possibili assembramenti tra giovani nelle aree dove le scuole sono chiuse. Per questo la linea degli scienziati è impedire gli accessi ai possibili luoghi di ritrovo — compresi i centri commerciali che nei giorni feriali sono aperti per consentire l’accesso ai negozi — e limitare gli spostamenti delle persone. Nelle raccomandazioni al governo dopo la riunione per l’analisi del monitoraggio di venerdì è stata evidenziata dai componenti del Cts la necessità di «mantenere la drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone e della mobilità».
la festa illegale in darsena
È uno dei punti chiave della circolare che il prefetto Bruno Frattasi, capo di gabinetto della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, ha inviato a questori e prefetti per la pianificazione dei controlli sul rispetto dei divieti: «Anche a seguito di recenti episodi di assembramento verificatisi in alcuni grandi capoluoghi, nell’imminenza del passaggio ad una zona caratterizzata da misure più restrittive, servizi di controlli mirati andranno pianificati, con il concorso delle polizie locali, nelle zone urbane usualmente interessate dal fenomeno della “movida”», anche nei giorni festivi e prefestivi.
Il giro di vite
Se tutto questo non dovesse bastare, potrebbero essere inserite nuove restrizioni nel Dpcm. Tra le ipotesi già esplorate nelle riunioni dei giorni scorsi c’è il coprifuoco anticipato, la chiusura per alcune attività commerciali nelle aree maggiormente colpite dalle varianti e addirittura il lockdown nei fine settimana, proprio per impedire gli affollamenti. Misure drastiche che — questo chiedono gli scienziati — devono essere prese appena i numeri aumentano, senza esitazioni. L’ultimo passo per evitare la chiusura totale in tutta Italia.
MARIO DRAGHI