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    UNA SETTIMANA PRIMA DI UCCIDERLA, VINCENZO PADUANO AVEVA AGGREDITO SARA DI PIETRANTONIO MA LA RAGAZZA LO DIFESE PARLANDO CON LA MADRE: “È UNA BRAVA PERSONA, MA STA SOFFRENDO E IN QUALCHE MODO ME LA FARÀ PAGARE” - IL GIP: “IL RAGAZZO È UN FREDDO CALCOLATORE”


     
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    Fulvio Fiano e Rinaldo Frignani per il “Corriere della Sera”

     

    SARA DI PIETRANTONIO E VINCENZO PADUANO SARA DI PIETRANTONIO E VINCENZO PADUANO

    Una settimana prima di ucciderla, Vincenzo Paduano aveva aggredito Sara Di Pietrantonio con modalità simili a quelle del delitto. Lo racconta lui stesso in uno stralcio dell' interrogatorio riportato nell' ordinanza con cui il gip lo lascia in carcere per omicidio volontario e stalking.

     

    Era un sabato anche il 21 maggio. Nel pomeriggio, prima di andare al suo lavoro notturno, Paduano raggiunge Sara. «Ci siamo visti sotto casa sua - dice l' omicida - non avevamo molto tempo, tanto che le ho chiesto se ci saremmo rivisti dopo. Sara mi aveva detto che doveva riaccompagnare l' amica a casa e se non fosse stato molto tardi ci saremmo incontrati per una sigaretta. Verso le 2.30 di notte le ho mandato un messaggio chiedendole in maniera retorica se non fosse più passata.

    L AUTO DI SARA DI PIETRANTONIO L AUTO DI SARA DI PIETRANTONIO

     

    Lei non mi ha risposto e io mi sono preoccupato. Così ho chiamato Martina (l'amica di Sara, ndr) e Alessandro (il nuovo fidanzato di Sara, senza che Vincenzo ancora lo sappia, ndr). Martina mi ha risposto che Sara l'aveva appena lasciata e così sono andato sotto casa di Alessandro e lì ho trovato Sara che parlava con lui. Ho chiesto e intimato a Sara di salire in auto e parlare con me, io penso che finita una relazione non debba finire il rispetto di una persona.

     

    SARA DI PIETRANTONIO VINCENZO PADUANO SARA DI PIETRANTONIO VINCENZO PADUANO

    Così ho preso Sara per un braccio e l'ho fatta entrare in macchina. Le ho chiesto come mai non mi avesse risposto, sapendo che mi sarei preoccupato. Lei mi ha detto che stava guidando, cosa non vera. Io ero calmo, le avrò dato della bugiarda, certamente non l'avrò minacciata, al più le ho detto, dopo questo, "se cercavate un modo per farmi sparire della vostra vita, l' avete trovato"».

     

    Poi Paduano chiede spiegazioni anche ad Alessandro, il quale nega che lui e Sara stanno insieme. Ma il killer li avrebbe visti in atteggiamenti affettuosi. «Dopo questo episodio non mi sono più sentito con Sara - dice ancora il 27enne - mi sono sentito molto ferito, ho cancellato tutti i suoi messaggi e le foto». Dopo quella scenata, Sara confiderà alla mamma: «Vincenzo è una brava persona, ma sta soffrendo e in qualche modo me la farà pagare».

    LA MORTA DI SARA DI PIETRANTONIO LA MORTA DI SARA DI PIETRANTONIO

     

    Il gip Paola Della Monica ritiene l' assassino «una persona totalmente inaffidabile» che deve rimanere in carcere per evitare che fugga. Da un lato il killer dice «non volevo farle del male», dall' altra non ha «neppure un attimo di ripensamento sia quando lascia il corpo in fiamme della ragazza, sia in seguito». Il giudice definisce «inverosimile» la circostanza delle fiamme appiccate per sbaglio con una sigaretta.

     

    Nella realtà Paduano è un freddo calcolatore che lascia il telefono in ufficio per non farsi rintracciare, e dopo l' omicidio torna al lavoro per crearsi un alibi. Nel racconto che fa di sé è invece una persona confusa che non sa perché ha ucciso, dato che la sua memoria si ferma al momento in cui ha costretto Sara ad accostare con la sua auto: «Ho dato una versione nei giorni scorsi, probabilmente ne darò altre». Il telefono lasciato in ufficio? «Non volevo cadere nella tentazione di spiarla», dice. Ma le ha teso l' imboscata proprio intercettando i suoi spostamenti.

    LA MORTE DI SARA DI PIETRANTONIO LA MORTE DI SARA DI PIETRANTONIO

     

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    Oltre a tutto l' orrore già emerso, c' è poi un altro passaggio in cui la «normale follia» del 27enne spicca, se possibile, ancora di più. È il momento in cui Paduano prova a spiegare come mai avesse con sé il liquido infiammabile: «Parlando con amici e colleghi - dice il 27enne al giudice - qualcuno mi ha detto "io farei questo", cioè darei fuoco alla macchina di Alessandro e l' idea mi aveva colpito tanto da procurarmi l' occorrente. Avevo la bottiglietta da qualche giorno, altre volte sono stato sotto casa di Alessandro ma ho desistito». Salvo poi spiegare: «Non ce l' avevo con lui, era più il poter fare un gesto che farlo veramente. È una bravissima persona, sapevo che frequentava Sara. Non ero infastidito, lo giuro».

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