Niccolò Carratelli per la Stampa
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La maggior parte precari, quasi la metà «fragili», tutti molto preoccupati. E hanno ragione, se perfino il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, dice: «Rischiamo che i docenti spendano più tempo a far rispettare le regole che a fare lezione. Sarà un arduo compito».
Certo nessuno meglio di loro sa che obbligare i ragazzi a indossare la mascherina durante le lezioni sarà impossibile. Che gli assembramenti saranno all'ordine del giorno e che il verificarsi di focolai all'interno delle scuole non è una probabilità, ma una certezza.
CORONAVIRUS SCUOLA
E così dal Veneto parte la protesta, destinata ad allargarsi, sui rischi sanitari legati al rientro a scuola. Centinaia gli insegnanti che hanno già chiesto di non tornare in cattedra in quanto "lavoratori fragili", quindi più esposti al contagio da Covid: più di 55 anni, magari con problemi di asma e allergie, o con malattie croniche, o con cicli di chemioterapia in corso. Il governatore Luca Zaia alza le mani: «Sono anche io convinto che chi ha problemi di salute debba evitare ogni tipo di assembramento - spiega - ma questo non rientra nelle nostre competenze, almeno finché non avremo l'autonomia».
Il governo finora ha sorvolato sul problema, nonostante il 40% del nostro corpo docente, circa 400mila persone, sia over 55 e i professori con più di 62 anni siano 170mila. Lo scorso aprile l'Inail aveva pubblicato un documento in cui inseriva nella categoria dei soggetti "fragili" tutte le lavoratrici e i lavoratori sopra i 55 anni. Per loro è stata prevista una «sorveglianza sanitaria eccezionale», assicurata dal datore di lavoro, con la possibilità di essere considerati temporaneamente inidonei al servizio e quindi sostituiti. Di queste attenzioni però non c'è traccia nelle ultime linee guida dell'Istituto Superiore di Sanità sulla ripresa della scuola.
PROVE DI DISTANZIAMENTO A SCUOLA IN VISTA DELLA RIAPERTURA
«È una situazione molto complicata, abbiamo chiesto più volte che venga chiarita - dice Maddalena Gissi, segretaria della Cisl Scuola - perché lascia senza tutele questi insegnanti e apre ulteriori incognite sulla ripartenza delle lezioni». Ad esempio i docenti di ruolo più anziani, pur di restare a casa, potrebbero comunque optare per la malattia, trovando un medico disposto a certificare la loro "fragilità". «E così si cercherà un supplente, un precario che magari è più vecchio del collega che va a sostituire, perché questa è la realtà», continua Gissi, «serve un intervento normativo per stabilire come gestire questi insegnanti».
PREPARATIVI IN UNA SCUOLA DI MILANO PER LA RIAPERTURA
Senza contare che nella stessa situazione ci sono anche migliaia di bidelli e di assistenti amministrativi, questi ultimi ora esclusi dal regime di smart working, che invece prosegue per gli altri dipendenti pubblici. Se venissero a mancare gli insegnanti "fragili", potrebbero aprirsi buchi di organico imprevisti, proprio nel momento in cui si cerca invece di potenziare il personale scolastico.
Anche se i sindacati hanno già sollevato dubbi sulla possibilità di assumere effettivamente 85mila nuovi docenti, come annunciato dalla ministra dell'Istruzione Azzolina: «Non è un problema di soldi, che magari arriveranno, ma di disponibilità nelle graduatorie delle figure necessarie - spiega Gissi - i primi dati sono chiari, ad esempio a Milano non potranno concretizzarsi le previste 3mila assunzioni di insegnanti di sostegno, perché non ci sono, come non ci sono i docenti di materie scientifiche».
azzolina scuola mascherina
Insomma, salvo miracoli, «non si andrà oltre il 30% delle assunzioni previste». E come sempre toccherà ai precari tenere in piedi l'anno scolastico. Secondo una stima della Flc Cgil, i supplenti necessari saranno oltre 200mila.
CATTEDRE VUOTE E PROF CHE CHIEDONO DI RESTARE A CASA
GIANNA FREGONARA per il Corriere della Sera
Una tempesta quasi perfetta sta per abbattersi sul rientro in classe: l'allarme è già suonato in alcune regioni come il Veneto, la Liguria e la Campania. I presidi potrebbero trovarsi senza collaboratori scolastici e gli alunni senza prof. Non solo è rimasta vuota una parte delle cattedre per le quali era prevista l'assunzione di 85 mila insegnanti.
Ma il Covid-19 porta con sé anche un'altra emergenza: quella dei «lavoratori fragili» che nella scuola italiana potrebbero essere parecchi. Per legge infatti rientra nella definizione chi è affetto da più patologie contemporaneamente, gli immunodepressi, i pazienti oncologici.
CHE SUCCEDE IN CASO DI CONTAGIO A SCUOLA
Si possono aggiungere anche coloro che hanno più di 55 anni (nel 2019 su 730 mila insegnanti di ruolo, quelli con più di 54 anni erano oltre 300 mila): non tutti ovviamente, ma coloro per i quali il medico Inail deciderà che è necessaria «la sorveglianza sanitaria eccezionale» prevista dalle regole generali di tutela dei lavoratori e da quelle emanate nei mesi scorsi per tutti coloro per i quali il contagio da Covid potrebbe avere conseguenze anche molto gravi, se non fatali.
Sta di fatto che la direttrice dell'Ufficio scolastico del Veneto Carmela Palumbo ha raccontato di centinaia di lettere ai presidi da parte di docenti che chiedono di essere esonerati dal servizio.
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A Salerno le richieste sono già una trentina. Il problema è che per ora i dirigenti hanno le mani legate perché mancano delle linee guida che definiscano cosa fare con questi lavoratori una volta che il medico ne ha certificato la condizione di salute: vanno messi in malattia e lasciati a casa, dichiarati parzialmente o totalmente inidonei e spostati ad altro servizio o può bastare l'adozione di maggiori precauzioni come per esempio l'uso di mascherine FFP2 con eventuale visiera al posto di quella chirurgica?
Il ricorso allo smart working - come si è già fatto durante la Maturità per alcuni casi isolati di commissari a rischio - appare impraticabile: chi terrebbe i ragazzi in classe mentre il docente è collegato da casa? «È scorretto alludere a una disaffezione per il proprio lavoro dei docenti - dice la segretaria della Cisl Scuola Maddalena Gissi -. La condizione di salute del lavoratore va tutelata.
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Ma il punto è come. Un professore di italiano e filosofia del liceo che ha un tumore si potrebbe pensare di farlo lavorare solo per piccoli gruppi, raddoppiando la distanza fra la cattedra e i banchi, oppure dirottarlo sulla programmazione della didattica a distanza». Di diverso avviso Pino Turi della Uil: «Non vedo altra soluzione che tenere i lavoratori fragili a casa mettendoli in aspettativa». Nel protocollo sulla sicurezza firmato dai sindacati si rinviava a un approfondimento che non è stato ancora fatto.
pierpaolo sileri
Anche i «provveditori» sono senza indicazioni su cosa fare: «Mancano due passaggi fondamentali - dice Giuseppe Bonelli, dirigente dell'ufficio territoriale di Brescia -: la definizione di quali patologie rientrino nella categoria dei lavoratori fragili e la procedura per la loro messa in sicurezza». Il Miur si è limitato a diramare un comunicato in cui spiega che «sono in corso specifici approfondimenti» ma nel frattempo invita «ad evitare allarmismi». Lavoratori fragili o no, il 2020 sarà un anno record per le supplenze che potrebbero raggiungere la cifra record di 250 mila. A luglio la ministra Lucia Azzolina aveva annunciato di essere riuscita a strappare al Mef 85 mila assunzioni.
PIERPAOLO SILERI GIUSEPPE CONTE ROBERTO SPERANZA
Non dei prof in più, ma sostituzioni di colleghi andati in pensione. Due giorni fa si sono concluse le operazioni per l'assegnazione delle cattedre e, secondo i sindacati, appena il 30 per cento sarebbe andato a buon fine. Il ministero non dà i dati finché non sarà finita anche la seconda fase di assegnazioni, quella dei precari che decidono di trasferirsi in regioni dove ci sono dei buchi, cioè principalmente al Nord, pur di avere il contratto a tempo indeterminato.
conte azzolina
Finora, però, come segnalato dal presidente dell'Associazione dei presidi Antonello Giannelli, l'emergenza Covid si è mossa in senso contrario: decine di dirigenti neoassunti in Lombardia, Veneto, Piemonte, Trentino o Emilia-Romagna, temendo di ripiombare nell'incubo di nuovi lockdown, hanno deciso di tornare al Sud come docenti.
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