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    UNA VITA DA ‘KAISER’ FRANZ - I 60 ANNI CON IL BRACCIO ALZATO DI FRANCO BARESI – CON IL MILAN L’EX DIFENSORE HA CONQUISTATO 17 TROFEI IN 19 ANNI. L'UNICO RIMPIANTO È AVER VINTO POCO CON LA NAZIONALE - È DA 46 ANNI NEL CLUB ROSSONERO. DAL GIORNO IN CUI SI RITIRÒ NEL ‘97 LA MAGLIA NUMERO 6 NON È STATA PIÙ INDOSSATA DA NESSUNO – LA PARTITA CAPOLAVORO? LA FINALE ’94 CONTRO IL BRASILE 25 GIORNI DOPO L’OPERAZIONE AL MENISCO. L’ERRORE DAL DISCHETTO E LE LACRIME - VIDEO


     
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    Da repubblica.it

     

    franco baresi franco baresi

    Franco Baresi, uno dei 'liberi' più forti della storia del calcio, taglia domani, venerdì 8 maggio, il traguardo dei 60 anni. È stata un'icona dello sport italiano ma soprattutto del Milan visto che di questi 60, 46 li ha vissuti in rossonero. Aveva solo 14 anni quando da Travagliato, piccolo comune in provincia di Brescia, arrivò a Milano. Gli affibbiarono il nomignolo "el piscinin", il piccolino.

     

    Lui lo ha tramutato in gigante guadagnandosi, non a caso, in seguito, un altro appellativo, quello di 'Kaiser Franz' in onore a Franz Beckenbauer, uno dei più grandi di tutti i tempi. Lui e il fratello Beppe partirono con il borsone pieno di sogni, dalla squadra dell'oratorio. Resteranno per sempre nella metropoli, dando vita a tanti derby tra Milan e Inter e tra fratelli. Franco, due anni più giovane, fu scartato inizialmente dall'Inter, ma il Milan colse l'attimo e intuì subito il talento e la grinta di quel giovane difensore.

    franco baresi franco baresi

     

    Con il Milan ha vinto 17 trofei in 19 anni

    Il 23 aprile del 1978 esordì a Verona, città simbolo che tornerà protagonista ciclicamente nella sua lunga carriera. In campo con Gianni Rivera, monumento del calcio italiano che gli consegnerà la fascia di capitano, che non mollerà fino al fatidico 1 giugno 1997, nella partita casalinga contro il Cagliari. In quel momento Baresi lasciò la fascia e il campo, ma non il mondo Milan, che diventerà la sua residenza.

     

    franco baresi franco baresi

    Dopo 6 anni vissuti nelle giovanili, nel 2008 è entrato a far parte della direzione marketing. Dal 2017, infine, gli è stato assegnato il ruolo di brand ambassador. In questa lunga e indimenticabile parentesi di vita, ha collezionato sul campo 714 presenze totali e ben 31 reti, arrivate anche grazie alla sua abilità dagli 11 metri. Nel mezzo di questo lungo ed esaltante cammino, tante vittorie che hanno segnato l'epopea berlusconiana, con in panchina Arrigo Sacchi prima e Fabio Capello poi: 3 Champions League, 6 scudetti, 2 Coppe Intercontinentali, 2 Supercoppe Europee, 4 Supercoppe Italiane.

     

    Contro la Steaua la vittoria più bella

    Tutto iniziò nel 1979, con lo scudetto della stella. Franco decise di non abbandonare la barca durante la tempesta della Serie B, arrivata per ben due stagioni (1980 e 1982). In quel momento si capì che era davvero amore eterno, e lui ne fu ripagato. Con l'avvento di Silvio Berlusconi iniziò a sollevare trofei e a essere considerato uno dei più forti difensori del mondo, ottenendo il secondo gradino del podio del Pallone d'Oro nel 1989, anno dominato da Marco Van Basten. Proprio in quell'anno ci fu Milan-Steaua Bucarest, la prima vittoria europea: resterà la più bella impresa scalfita nel suo cuore.

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    In Nazionale più lacrime che sorrisi

    Tante vittorie, ma anche qualche rimpianto, soprattutto con la maglia azzurra. La sua storia con la Nazionale iniziò con il botto, con un Mondiale vinto nel 1982 da comprimario, senza alcuna presenza in campo. Da lì, altri tre campionati del mondo giocati. Impossibile dimenticare l'amarezza di Italia '90 (terzo posto), ma soprattutto l'incubo di Pasadena, quella lotteria dei rigori che condannò l'Italia in finale nel mondiale americano contro il Brasile nel 1994.

     

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    Suo uno degli errori dal dischetto, che non cancellò una delle migliori partite disputate in carriera da Baresi, arrivata dopo un'operazione al menisco subita solo due settimane prima. Annullò sul campo il grande Romario, ma le sue lacrime restano ancora oggi negli occhi di tutti. Così come resteranno nella storia le sue lacrime d'addio nel 1997, quando decise di consegnare la sua fascia da capitano a Paolo Maldini, un altro predestinato. Da quel giorno la maglia numero 6 non è stata più indossata da nessuno. Un numero diventato leggenda.

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