Gianluca Paolucci per ''La Stampa''
IL PAPELLO TRA NAGEL E LIGRESTI
«Ciao Comandante (...) Avevo pubblicato il consuntivo del triennio post-operazione e volevo condividerlo con chi ci ha creduto quando non ci credeva nessuno». E' il 12 febbraio del 2016 e Carlo Cimbri, ad di Unipol, scrive un sms al numero uno di Mediobanca, Alberto Nagel, vero regista dell' operazione. La soddisfazione di Cimbri è relativa ai conti del gruppo assicurativo da lui guidato e l' operazione è la fusione tra Unipol e FondiariaSai, grazie alla quale il gruppo nei 3 anni precedenti ha distribuito 1,5 miliardi di dividendi ai suoi azionisti.
Il ruolo di Consob
Operazione che secondo la procura di Torino è stata viziata dalla sopravvalutazione di Unipol, che avrebbe influenzato i concambi tra le due società in maniera favorevole a Unipol. Il messaggio e la successiva telefonata tra i due manager sono contenuti in una informativa del 25 luglio 2016, che riassume in oltre 300 pagine tutta la complessa indagine, chiusa poi solo nei giorni scorsi. «Non ci credeva nessuno» è però un po' esagerato: di certo ci credeva da subito l' arbitro, ovvero la Consob guidata allora da Giuseppe Vegas.
Il 27 gennaio 2012, Vegas con l' attuale direttore generale di Consob Angelo Apponi incontra a Milano Nagel e Cimbri. Incontro frutto di una procedura «irrituale e non so neppure quanto legittima», dice Michele Pezzinga - allora commissario Consob - sentito dai pm di Torino. Dario Romagnoli, partner dello studio Tremonti e consulente di Unipol, anche lui sentito dai pm torinesi: «Non mi pare di dire nulla di riservato quando dico che Vegas era persona più vicina a Unipol».
ALBERTO NAGEL E SALVATORE LIGRESTI
A fine 2013 la Consob si pronuncia sul bilancio 2012 di Unipol e sui famigerati titoli strutturati: la delibera passa con il voto favorevole di Vegas, quello contrario di Pezzinga e l' astensione del terzo commissario. Gaetano Caputi, ex dg della Consob è indagato per aver omesso di comunicare all' Ivass le risultanze dell' esame sui titoli strutturati di Unipol.
C' è anche la genesi di questi strutturati. La racconta l' ex Giovanni Consorte: risale al 2005, quando lui, allora ad di Unipol, era troppo impegnato nell' affare di Bnl (l' acquisizione della banca che gli costerà il posto e una serie di processi, ndr.). E così Cimbri, all' epoca a capo della finanza, s' inventa un modo per spostare in avanti le perdite e abbellire i conti.
Le minacce ai consulenti
CARLO CIMBRI
E poi c' è la marea di consulenti e advisor dell' operazione. C' è Goldman Sachs, che quando viene richiesta di una fairness opinion sull' operazione da parte del cda di Fonsai dice l' operazione non s' ha da fare e stima un buco potenziale di 1,9 miliardi nei conti di Unipol. Poi chiamata a fare lo stesso lavoro con il cda nominato da Unipol decide che sì, in effetti l' operazione si può fare.
C' è Kpmg, che deve rilasciare il parere di congruità sugli asset della Milano venduti ad Allianz come richiesto dall' Antitrust e il cui funzionario si sente dire al telefono, dal dirigente di Unipol Gian Luca Santi: «Io te lo dico o la riscrivete come dico io e la comunicate così oppure purtroppo dopo ci saranno dei problemi. Te lo dico in modo chiaro!».
Il banchiere e l' assicuratore
Ai rapporti tra Cimbri e Nagel è dedicata un' intera sezione dell' informativa. Al messaggio citato all' inizio fa seguito una telefonata tra i due, durante la quale Cimbri, che ha appena illustrato i conti agli analisti, riassume i risultati del triennio della unione tra le due compagnie. «Abbiamo distribuito 1,5 miliardi di dividendi, cioè praticamente l' operazione si è ripagata».
carlo cimbri
E Nagel replica: «Eh, se tu pensi quanto ci hanno messo i bastoni tra le ruote tanta gente». Salta fuori che qualcuno vorrebbe mettere Cimbri alle Generali, o in Unicredit. Ma lui rifiuta, racconta, per non fare torto ad Alberto (Nagel, ndr). Salta fuori anche che Unipol si potrebbe prendere Mps, sollecitata da Bankitalia. Ma anche in questo caso gentilmente declina.
Partendo proprio dalla telefonata a Nagel i finanzieri torinesi si mettono a fare due conti. Così viene fuori che grazie ai risultati post-fusione il gruppo Unipol ha distribuito copiosi dividendi ai propri soci, e quindi essenzialmente al sistema delle Coop azioniste di Unipol. Coop che avevano contribuito con 400 milioni all' aumento di capitale da 1,1 miliardi lanciato dalla compagnia per acquisire Fonsai e che grazie a quei dividendi sono state «puntellate».
giuseppe vegas
Se UnipolSai ha distribuito 1,5 miliardi di cedole tra 2013 e 2016, la sua controllante Ugf ne ha distribuiti 485,6 di cui circa la metà è andata alla holding delle Coop, Finsoe, primo azionista della compagnia. Che è così passata dal chiudere in rosso al chiudere in utile.
Completando così il quadro dei soggetti soddisfatti per una operazione che s' aveva da fare.
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