Paolo Colonnello per ''la Stampa''
INDRO MONTANELLI IN ABISSINIA
Si fa chiamare Tobia, nome di fantasia, 25 anni, studente di scienze internazionali. Pantaloncini corti e maglietta, il giovane, educatissimo, è un po' una via di mezzo tra un nerd e Zerocalcare, il creativo che ti sorprende per la carica alternativa. Potrebbe essere uno degli imbrattatori della statua di Indro Montanelli a Milano. «Ma non lo sono». Non lo è. «Però li rappresento e posso spiegare perché abbiamo gettato la vernice rossa sulla statua dei giardini di via Palestro».
Spieghiamo. L'incontro avviene alle porte di Chinatown, vicino a un antico edificio daziario ora ribattezzato «Camera del NON lavoro», riferimento dei ragazzi della rete studenti di Milano nonché del centro sociale Lume, niente a che vedere con il bar dei vecchietti dello scrittore Marco Malvaldi. «È l'acronimo di Laboratorio Universitario metropolitano. Abbiamo occupato un ex deposito dello Zoo che era rifugio di tossici e spacciatori. Ora è un posto dove si fa musica». Vero. A un passo dai giardini di Montanelli, appunto. Sabato sera vi siete ritrovati e avete detto: "Hai visto quelli di Bristol con le statue? Facciamolo anche noi". È così?
«Non proprio. Certo un po' ci siamo ispirati a loro, ma soprattutto ci sentivamo in dovere di sanzionare e rendere pubblico il fatto che nel centro di Milano c'è una statua dedicata a un razzista. È stata una decisione collettiva». Sanzionare? Ma cosa siete, giudici talebani? «Ma no, intendevamo aprire un forte dibattito nell'opinione pubblica sulla presenza di simboli apparentemente innocui che invece hanno una storia pesante alle spalle, toponomastica inclusa». E Indro Montanelli secondo voi è tra questi? «Si. Vorrei dire che sebbene la schiavitù sia stata abolita in Italia nell'800, i "bianchi", e tra questi Montanelli, hanno continuato a considerare le popolazioni di colore "inferiori", in particolare quelle conquistate per le colonie»
INDRO MONTANELLI
Non vi pare che il giornalista sia stato soprattutto figlio del suo tempo? «Avendo la possibilità di studiare sui libri di storia, abbiamo bene in mente cosa ha fatto l'Italia nelle colonie. Lui ha abusato di una ragazzina di 12 anni. Questi sono i fatti. Lo raccontava lui stesso». E dunque volete abbattere la sua statua? «Per noi può anche rimanere dov' è, ci interessa di più porre l'accento su quella mentalità novecentesca che faceva sentire l'uomo bianco di una razza superiore. Che sia un monito. Se poi qualcuno la vorrà rimuovere per lo meno si apra il dibattito».
Cominciare a discutere a colpi di vernice, non è il massimo. E poi si rischia di passare per iconoclasti, tipico degli intolleranti. «Il paragone con i gruppi terroristici andati a distruggere statue nei siti archeologici è assolutamente sbagliato. Abbiamo utilizzato vernice lavabile e il nostro obiettivo era essere mediatici, non iconoclasti. Per questo ci siamo anche ripresi in video. Vogliamo porre il tema della dedica di uno dei parchi più amati dai milanesi a un razzista del ' 900 come Montanelli».
IMBRATTATA LA STATUA DEDICATA A INDRO MONTANELLI
Il sindaco Sala non era molto contento e con lui anche altri esponenti di sinistra. «Tutelano Montanelli perché, ancor più di lui, gli sta a cuore tutelare l'immagine del sistema capitalistico e neoliberistico che lui simboleggiava e loro sostengono all'unisono». Ma non vi sembra di essere un po' in ritardo nella critica al Novecento? «Purtroppo non ci sembra sia una mentalità così superata. L'Italia rimane parzialmente un Paese razzista non solo tra le persone più anziane ma anche tra molti giovani. Ci sono ancora molti che si comportano come Montanelli con la sua sposa bambina».
Non credete sia ingiusto inchiodare la figura di Montanelli a un fatto compiuto in gioventù 100 anni fa? Fu un giornalista dalla schiena dritta... «Porre l'accento sui comportamenti di Montanelli in gioventù vuol dire portare all'attenzione dell'opinione pubblica il fatto che certe cose, come il razzismo, sono ancora molto attuali». E allora perché farlo da incappucciati? «Abbiamo voluto tutelare gli autori materiali di un gesto politico» Politica o vandalismo? «La magistratura ha aperto un'inchiesta ma per noi non è stato vandalismo. Non abbiamo danneggiato la statua. La politica è fatta anche di gesti forti e provocazioni».
statua montanelli IMBRATTATA LA STATUA DEDICATA A INDRO MONTANELLI