Da leggo.it
Malati di tumore al polmone
Una pillola aiuterà a combattere il tumore al polmone. Lo conferma uno studio clinico di fase I/II presentato al recente congresso dell'American Association for Cancer Research (AACR) che ha confermato l'efficacia del farmaco «sotorasib» anche in pazienti su cui altre terapie hanno fallito.
Il farmaco si prende per bocca ed è efficace su persone con tumore al polmone non a piccole cellule (NSCLC), che si colloca tra le principali cause di morte al mondo per tumore. Il suo principio attivo è un inibitore specifico di una molecola tumorale, KRAS, che è il più importante oncogene individuato finora, presente in circa il 20% dei tumori.
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La conferma arriva da CodeBreaK 100, studio clinico di fase I/II, condotto su pazienti in stadio avanzato e con mutazione 'KRAS' . I ricercatori hanno raccolto dati relativi a 174 pazienti che a seguito di precedenti terapie, (soprattutto chemioterapia e immunoterapia) sono stati trattati con una singola dose orale giornaliera di 960 mg di sotorasib. Il 40,7% dei pazienti ha risposto alla terapia con una riduzione del tumore, completa o parziale. In particolare, 5 pazienti hanno ottenuto una risposta completa e 65 pazienti una risposta parziale.
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Con la nuova terapia inoltre, la sopravvivenza mediana globale (ovvero il tempo di sopravvivenza del 50% dei pazienti) è stata di 12,5 mesi, con il 32,5% dei pazienti ancora in vita dopo due anni. «I risultati a 2 anni dello studio CodeBreaK 100 sono incoraggianti perché confermano il ruolo di sotorasib quale primo farmaco con approccio target verso una mutazione finora trattata con chemioterapia e/o immunoterapia nel tumore del polmone non a piccole cellule con mutazione di KRAS in stadio avanzato» ha commentato Marcello Tiseo, Responsabile del PDTA di Oncologia Toracica dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma.
tumore ai polmoni
«Il tasso di risposta intorno al 40% è decisamente superiore rispetto al 10% che eravamo abituati a ottenere con la chemioterapia. Anche la sopravvivenza a due anni del 32,5% rappresenta un vantaggio rispetto a quanto ottenevamo in precedenza e indica una possibilità di controllo della malattia anche a più lungo termine».
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