BERLUSCONI DI MAIO
LA MAGLIE PRENDE A PICCONATE IL “WASHINGTON POST” SULLA TV SPAZZATURA CHE “HA FATTO DIVENTARE I BAMBINI CRETINI E FAVORITO I POPULISTI” – “COM’È CHE QUESTA TEORIA NON VIENE SVILUPPATA PER I SOCIAL? FORSE PERCHÉ SONO I BOSS DELLA SILICON VALLEY CHE COMMISSIONANO QUESTE RICERCHE?”
gianni de michelis a drive in
COSÌ MEDIASET HA FATTO VINCERE BERLUSCONI E I CINQUE STELLE
Alb.Ma. per www.ilsole24ore.com
Nel 1994 Silvio Berlusconi fa irruzione nella politica nazionale con Forza Italia. Nel 2013 i Cinque stelle, la forza anti-establishment fondata dal comico Beppe Grillo, stravolge gli equilibri incassando il 25,5% dei consensi e arrivando cinque anni dopo al vertice del paese. Berlusconi guarda con orrore ai grillini, classificandoli addirittura come «peggio dei comunisti».
ruben durante 1
A sua insaputa, però, potrebbe averne alimentato l’exploit con la sua stessa creatura imprenditoriale: Mediaset, all’epoca rappresentata dalle reti Fininvest. Uno studio pubblicato dall’American Economic Review, «The Political Legacy of Entertainment Tv», ha registrato una correlazione diretta fra l’esposizione alla televisione commerciale e l’inclinazione al voto per forze che adottano un linguaggio populista e ipersemplificato nella propria comunicazione politica.
max greggio autore drive in
Lo studio, a firma degli accademici Ruben Durante (Universitat Pompeu Fabra di Barcelona), Paolo Pinotti (Bocconi di Milano) e Andrea Tesei (Queen Mary University, Londra), evidenzia che «gli individui esposti alla tv di intrattenimento da bambini risultano meno sofisticati dal punto di vista cognitivo e meno sensibili e meno provvisti di senso civico, e in ultima istanza più vulnerabili alla retorica populista di Berlusconi».
paolo pinotti bocconi
In un secondo momento, prosegue il report, la stessa sensibilità alla retorica populista avrebbe favorito lo slittamento dello stesso target di spettatori-elettori da Forza Italia ai Cinque stelle. Le due sigle hanno poco a che spartire sul terreno ideologico. Ma diverse affinità nella scelta del linguaggio: «Nonostante le chiare differenze ideologiche - si legge nello studio - Il Movimento cinque stelle condivide con Forza Italia una retorica populista».
Lo sbarco del Biscione in Italia
Lo studio ripercorre la storia imprenditoriale dell’ex presidente del Consiglio e della tv commerciale in Italia, dal lancio di Canale 5 nel 1980 allo sdoganamento delle reti Fininvest (oggi Mediaset) con legge Mammì del 1990. La tesi è che l’esposizione a una Tv di intrattenimento abbia compromesso le facoltà cognitive di un certo bacino di utenza, rendendo gli spettatori «più vulnerabili» alla retorica populista prima di Forza Italia e poi del Movimento Cinque stelle.
IL WASHINGTON POST E LA TV SPAZZATURA DI MEDIASET
L’origine del tutto va cercata, secondo gli autori dell’indagine, nei contenuti dell’offerta televisiva sbarcata sulle frequenze italiane con l’arrivo del «Biscione». L’analisi qualitativa sulla programmazione delle reti di Berlusconi nei loro primi anni di vita evidenzia un approccio completamente diverso dai palinsesti della Rai, ribaltando la funzione informativa-educativa della tv di Stato.
Negli anni ’80, gli attuali canali Mediaset risultavano concentrati quasi esclusivamente sull’intrattenimento leggero (dalle soap opera agli show comici) e i film, con un’incidenza pari al 67% e al 23% della messa in onda. Le news sarebbero arrivate solo nel 1991 e non c’era traccia di contenuti a sfondo educativo.
andrea tesei
La Rai, viceversa, dedicava nello stesso periodo il 34% del suo tempo all’informazione e il 22% a contenuti educativi. Anche restringendo il campo sulla sola dimensione dell’intrattenimento, l’offerta Mediaset appare di livello inferiore a quella della Tv di Stato. Fra 1983 e 1987, secondo un’analisi svolta sulle valutazioni dei portali Mymovies.it e Filmtv.it, le pellicole trasmesse sulle reti Fininvest viaggiavano su rating molto più bassi e risultavano meno adatti a un pubblico sotto a una certa soglia anagrafica.
berlusconi mediaset
Da Drive-In alla cabina elettorale
Conseguenze? A livello strettamente cognitivo, si legge nell’indagine, gli spettatori «esposti alla tv di intrattenimento da bambini sono diventati sia meno sofisticati intellettualmente sia meno inclini al senso civico da adulti». Secondo dati citati dall’indagine, l’esposizione alla Tv di intrattenimento nell’infanzia aumenta dall’8 al 25% la probabilità di ottenere risultati sotto la media in test psicometrici.
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Un dato ancora più drastico arriva dai livelli di abilità di conto e alfabetizzazione: «Gli adulti esposti a Mediaset a un’età molto giovane (sotto i 10 anni) performano significativamente peggio sia nella capacità di fare conto che nell’alfabetizzazione -si legge nel report - In particolare, un incremento nella forza del segnale riduce i risultati di capacità di fare di conto e alfabetizzazione di un quarto e di un quinto rispetto alla deviazione standard». Più in generale, gli elettori esposti fin dall’infanzia alla tv di Berlusconi hanno registrato anche una minore propensione all’impegno sociale e al senso civico.
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Gli effetti della esposizione alle emittenti Fininvest (The American Economic Review)
Ma qual è il nesso con la scelta politica? Come fa notare la stessa indagine, è più o meno facile rintracciare un legame tra un bombardamento di news «partigiane» e l’inclinazione elettorale. Un caso eclatante è quello della Fox, l’emittente iper-repubblicana che trasmette negli Stati Uniti ed è ritenuta capace di smuovere robusti flussi di voti in favore del Grand old party.
È già meno facile associare il declino di capacità di apprendimento o interesse per la cosa pubblica al voto di un certo partito. La risposta sta nell’ingrediente fondamentale della comunicazione: il linguaggio. «La ragione per cui i leader populisti sono particolarmente attrattivi verso gli elettori meno sofisticati è che usano un linguaggio più diretto e facile da comprendere per i cittadini. Funzionava con Forza Italia, ora con i Cinque stelle».
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Quella strana (?) affinità tra Forza Italia e Cinque stelle
In particolare, le aree del paese esposte precocemente alle tv di Berlusconi (attorno al 1985) hanno registrato quote maggiori alla media di elettori berlusconiani nel 1994, mantenendo lo stesso effetto nelle successive cinque tornate elettorali. Dal 2013 in poi, gli autori notano lo stesso effetto sull’elettorato dei Cinque stelle.
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Il radicamento dell’inclinazione populista si accentua nei due blocchi sociali e anagrafici più propensi al consumo di tv-spazzatura, i giovanissimi e gli over 55 con un basso grado di istruzione. La consequenzialità tra Forza Italia e Movimento cinque stelle può sembrare stridente, almeno rispetto alle origini ideologiche rivendicate dall’una e dall’altra forza politica.
In realtà le somiglianze fra i due emergono quando si guarda meno ai contenuti e più al metodo: «Sono comunque due partiti populisti, con caratteristiche simili - spiega Paolo Pinotti, uno degli autori del report - Ad esempio la capacità di rivolgersi agli elettori con un linguaggio semplice e la presenza di un leader carismatico».
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Sotto questa luce, dice Pinotti, non stupisce che si sia verificato un travaso - sia pure marginale - di elettori fra i due movimenti. Un boomerang su Berlusconi che rivela la versatilità del linguaggio populista, a proprio vantaggio o svantaggio. «Non ci spingiamo a dire in nessun modo che Berlusconi abbia “programmato” in qualche modo questi effetti per poi scendere in politica, visto che si parla di anni ben diversi - fa notare Pinotti - Il fatto che emerge, però, è che Forza Italia si è avvantaggiata di quegli stessi schemi comunicativi adottati dalle televisioni dell’allora Fininvest. Forza Italia è stata un partito populista ante litteram. Ora quello stesso linguaggio funziona con i Cinque stelle».