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    HOLLYWOOD PAGA IN “NERO” - UNO STUDIO DI "VARIETY" SVELA PERCHÉ LE PRODUZIONI PUNTANO SUGLI ATTORI DI COLORE: COSTANO MENO! - E QUESTO FA INCAZZARE IL MOVIMENTO AFRO CHE PENSAVA DI AVER RAGGIUNTO UNA MAGGIORE INCLUSIONE E INVECE SCOPRE CHE LE "QUOTE NERE" PERMETTONO AI PRODUTTORI DI RISPARMIARE - I BUDGET PER I FILM IL CUI PROTAGONISTA O COPROTAGONISTA È NERO SONO INFERIORI DEL 24% AI FILM CON INTERPRETI “ALL WHITE”…


     
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    Rege Jeans Page Rege Jeans Page

    Emilia Santini per “Libero quotidiano”

     

    Vedrete: là dove non arrivano (perché non ci arrivano) i regolamenti stravolti dei premi Oscar o gli slogan alla «black lives matter», ci penserà quella cosa preziosissima alla quale tutti a Hollywood tengono fortemente. Chiamasi: i bigliettoni fruscianti. Ieri è stata infatti pubblicata dalla rivista Variety una ricerca sull' importanza della inclusività che fa leva sull' unica argomentazione davvero rilevante per la Settima Arte: il vantaggio economico.

     

    Ava DuVernay Ava DuVernay

    Rege-Jeans Page è il protagonista di «Bridgerton» e sarà il nuovo «Black Panther» L'analisi, condotta da McKinsey and Company, è riassumibile in un assai venale «se assoldi un regista o un attore dalla pelle scura risparmierai un sacco di soldi». I dati sciorinati prendono in esame gli ultimi dieci anni, con particolare attenzione per il periodo 2015-2019, e sono categorici: stando a quanto emerso, il sistematico atteggiamento razzista sarebbe costato all' industria Hollywoodiana la bellezza di 10 miliardi di dollari l'anno.

     

    steven spielberg (3) steven spielberg (3)

    DIVERSI CACHET

    Al contrario, se il cinema americano iniziasse a essere più inclusivo, aprendo le porte a registi e interpreti di colore, vedrebbe lievitare i propri ricavi annuali del 7% all' anno. Mica male. La ragione sarebbe da rintracciarsi nei diversi cachet: con buona pace della inclusività, una regista quotata come Ava DuVernay non sarà mai pagata come Steven Spielberg. E non frega nulla a nessuno se lei è la prima donna di colore ad aver diretto un kolossal da 100 milioni di dollari (il fantasy Nelle pieghe del tempo) o se ora sta lavorando al nuovo blockbuster della DC Comic: verrà pagata meno. Punto.

    will smith will smith

     

    Lo stesso dicasi per gli attori: Will Smith difficilmente avrà lo stesso ritorno economico di un Leonardo Di Caprio, così come la recente rivelazione Regé-Jean Page. L' attore, in pole position per diventare il nuovo Black Panther, può leccare tutti i cucchiaini della serie Bridgerton ma deve farne ancora di strada per essere pagato come Brad Pitt.

    Quindi, sì: se Hollywood sta aprendo alle quote black è anche perché gli conviene. E parecchio.

     

    leonardo di caprio leonardo di caprio

    La riprova è contenuta nella stessa ricerca di McKinsey and Company: stando alle comparazioni effettuate, i budget per i film il cui protagonista o coprotagonista è nero sono inferiori del 24% ai film con interpreti all white. Il gap si ingigantisce se a essere con la pelle scura sono due o più persone che lavorano dietro le telecamere, come nel caso di registi, direttori della fotografia, sceneggiatori o produttori: in tal caso lo scarto è addirittura del 43% in meno. Persino gli investimenti in pr e comunicazioni scemano, calando del -13%.

     

    PRIORITÀ ECONOMICA

    brad pitt leonardo di caprio brad pitt leonardo di caprio

    Insomma, questa faccenda della inclusività potrebbe rivelarsi un affare d' altri tempi, ossia una nuova priorità economica prima ancora che etica. Insomma, si farebbe (o si sta già facendo?) la cosa giusta ma per la ragione sbagliata. Tuttavia secondo lo studio bisognerà impegnarsi parecchio per riprendersi quei 10 miliardi di dollari perduti all' anno. Non basta infatti la scelta della singola produzione: devono essere solidali anche «agenzie, sindacati, studi, critici, finanziari, festival, reti tv», come spiega a Variety una delle autrici della ricerca, Sheldon Lyn.

     

    È il sistema che deve abbracciare la causa. E poi, siccome gli americani sono dei furbi, ora tutti si stanno domandando: se guadagniamo di più combattendo il razzismo, quanto potremmo lucrare promuovendo anche donne, asiatici e qualsivoglia categoria finora snobbata? Il dado è tratto e chissà se davvero i soldi salveranno le persone discriminate...

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