• Dagospia

    URBEX ET ORBI – LA NUOVA TRIBÙ DI “HACKER METROPOLITANI” CHE SFIDA PAURA E DIVIETI PER UNA FOTO: “GOOGLE MAP NON HA UCCISO L’ERA DELLA SCOPERTA”


     
    Guarda la fotogallery

    Laura Piccinini per "D - la Repubblica"

    urbex chateau noisy by cbdphotography d cmpurbex chateau noisy by cbdphotography d cmp

    Sono persone normali, fanno lavori diversi chirurghi, insegnanti di geografia, una signora con quattro figli programmatrice di computer, registi, autisti di bus, addetti ai call center ma quando "staccano", o nel weekend, si cambiano i vestiti come i supereroi e diventano "urbex": esploratori urbani.

    Non c'è un albo della categoria perché è un po' clandestina, ma negli ultimi due anni potrebbero essere arrivati a 25, forse 30mila, da Londra a Mosca a Berlino,Tokyo, il Canada, l'Australia e anche l'Italia (box a pagina 46). Salgono in cima a Notre Dame o scendono nei 280 km di tunnel della Parigi sotterranea, passeggiano sul Chrysler building di Manhattan, sul tetto infinito del Sahara (un casinò, chiuso) a LasVegas o giù in un bunker della Guerra fredda completamente arredato a Burlington, Uk.

    Non si perdono un grattacielo delle cosiddette archistar, e le donne pare abbiano un feticismo particolare per gli asili abbandonati. Si tende a pensare che non c'è più un angolo di mondo che non sia stato fotografato, tra gente che clicca sul marciapiede, chi si fa i "selfie" (gli autoritratti) con sfondi metropolitani, i turisti che scattano dai bus bipiano e poi prendono un volo low cost e vanno a rifarlo altrove.

    URBEXURBEX

    «Ma è una falsa impressione. La verità è che le città d'oggi sono sempre più blindate», racconta Bradley L. Garrett, etnologo californiano laureato alla prestigiosa Royal Hollow University di Londra e ricercatore a Oxford che ha appena pubblicato, dopo averlo sperimentato in prima persona, Explore Everything (Verso Books). Esplorare Tutto. «Perché non è vero che Google map ha ucciso l'era della scoperta».

    C'è un'immensa città nascosta da esplorare, fatta di zone chiuse al pubblico per motivi di sicurezza. O di ricchezza. Londra, per esempio, «è l'archetipo della città-fortezza, la City è protetta dal "ring of steel", l'anello d'acciaio costruito ai tempi dell'Ira e rafforzato dopo l'11 settembre e il 7 luglio delle bombe nel metrò. Il sistema di sorveglianza tipico di aeroporti e dogane ha invaso tutta la città, con telecamere, rilevatori biometrici, perfino i droni.

    URBEXURBEX

    Ogni volta che c'è un evento nuovo, le Olimpiadi, le visite di Obama o i battesimi reali, le protezioni aumentano. E quando finisce tutto restano, rafforzate». Gli appartamenti dello Shard, il grattacielo di Renzo Piano ultimato pochi mesi fa racconta Garrett dal 53esimo al 65esimo piano sono stati venduti a cifre dai 3 ai 5 milioni di sterline, creando quello che la Reuters ha definito la più alta concentrazione di ineguaglianza per metro quadrato.

    urbex university corridorurbex university corridor

    Impenetrabile, salvo una zona turisti prenotabile per la visita a 30 dollari, dopo perquisizioni col body scanner. David Byrne lo ha detto anche di NewYork: rischia di diventare una città veramente accessibile, solo all'1% di popolazione agiata. E il 99% resti fuori. Non a caso la prima bibbia degli urban explorers, o urbex, si intitolava Access All Areas come la scritta sui pass per accedere al backstage dei concerti.

    URBEXURBEX

    Una guida molto pratica (insegnava a disattivare gli allarmi, o ad aprire le porte della sala di controllo ascensori con una carta di credito) scritta qualche anno fa da Ninjalicious, giovane progenitore della disciplina morto nel 2005 a 31 anni, non per un incidente su un grattacielo o in un tunnel ma per un cancro (il sito infiltration.org viene regolarmente aggiornato dagli amici in sua memoria), e dove l'esplorazione urbana è descritta come «una forma di turismo segreto che permette ai curiosi di mente di scoprire il mondo dietro le quinte».

    URBEXURBEX

    Rispetto a Guy Debord e ai radicali parigini anni 60 che rivendicavano una riappropriazione con ogni mezzo, gli esploratori urbani non ci tengono a farsi cogliere sul fatto. In loro è un "riprendiamoci la città" pacifico, silenzioso, spesso notturno. Senza lasciare traccia, a parte una o due fotografie, generalmente da togliere il fiato. «Siamo una versione cittadina degli hackers», continua Garrett. Come loro aggiriamo le "protezioni", per scoprire spettacoli che non immaginavamo di perderci». A volte li condividono, mostrando alla maggioranza meno avventurosa le prove dell'esplorazione su Flickr o suTwitter.

    La differenza tra le foto che fanno tutti e quelle degli urbex, a parte l'unicità del soggetto, è che quello che Barthes chiamava il "punctum", quel che le da un senso, è la componente di rischio corso per ottenerla. Garrett elenca gli incidenti di percorso di alcuni di loro con la giustizia: come una docente universitaria arrestata in classe per avere raccontato del suo attraversamento della linea ferroviaria Amtrak da San Francisco a Sacramento.

    Urban Explorer Hobart CA EditUrban Explorer Hobart CA Edit

    Lui stesso ricorda di quando, atterrato a Heathrow dopo una spedizione in Cambogia, la polizia salì sull'aereo a prenderlo per 21 giorni di fermo.Tra i passeggeri furiosi per il ritardo c'era l'ex primo ministro Gordon Brown. Ad alcuni esploratori londinesi che si sono spinti troppo in là è stato applicato l'ASBO (Anti Social Behaviour Order) inventato daTony Blair per punire i non-reati (riportato ironicamente in auge dall'ultimo romanzo di Martin Amis che ne ha fatto il cognome del protagonista).

    Per quanto clandestina, la comunità ha le sue superstar: Moses Gates, autore di Hidden Cities (le città nascoste) e Steve Duncan, urbanista e storico newyorkese 33enne già affascinante guida alle 13 stazioni di metropolitana abbandonata (undercity.org), e potrebbe farlo anche per le fogne di Parigi e Napoli. Mentre a Mosca c'è il ventiseienne Mustang Wanted,che fa autoscatti pazzeschi appeso ai cornicioni dei grattacieli. E poi le donne, che sono meno ma si fanno notare di più.

    The ChapelThe Chapel

    Come Lucinda Grange, che quando si fa fotografare sui tetti a strapiombo o come un'ombra in un tunnel, prima si leva la tuta da esploratrice e indossa un abito da sera. «Uno dei vantaggi del nostro approccio racconta lei è che se sali sulle Piramidi di Giza dal lato "proibito" non vieni inseguita dai venditori di cavalcate sul cammello. Oltre a misurarti con certe barriere mentali o fisiche».

    Anche sul Chrysler Building si è messa in lungo. Lassù ci è salito anche Luca, amico di Lucinda e Garrett, medico chirurgo milanese che ha famiglia, ma ogni tanto scompare per una delle sue imprese. «Sognavo da tempo di vedere da vicino le aquile neogotiche aggettanti del sessantunesimo piano. Chiuso. Finché uno dei nostri ha trovato un escamotage.

    C'erano degli studi dentistici al 20esimo piano, e se fissi un appuntamento ti danno il codice di accesso al palazzo. Anziché presentarmi alla visita sono salito altri 40 piani a piedi fino alla porta tagliafuoco e sono uscito fuori. Da lì, con la città sotto, a mezzogiorno di un giorno feriale, la vista è impagabile». Lo dice anche Passeggiata sull'acciaio del Forth Rail Bridge di Edimburgo, in Scozia.

    Church on a HillChurch on a Hill

    Garrett, di quando«seicosìinaltochenonvedipiùnulla muoversi sotto niente bus, macchine, solo fasci di luce e linee ferroviarie che convergono come affluenti di un fiume o un gigantesco circuito elettrico. Guardi una città e senti solo il rumore del vento».
    Nonostante i problemi legali, Garrett racconta di avere ricevuto proposte pubblicitarie da una ditta di scarpe (ideali per camminare tra le rovine), marchi di energy drink e altro: proprio quel sistema che loro in fondo combattono.

    Ma a riscattare tutto, dice, sono i commenti di gente comune che non ti aspetti, come «un banchiere che mi ha scritto per dirmi che lavora al London Bridge da anni, ma non aveva mai pensato a come potesse essere la vista da lassù. Dopo aver visto le mie foto ogni mattina adesso alza la testa, gli sudano le mani e sorride complice».

    Pensando di farci un salto anche lui, un giorno. Magari "a Natale". Che, «per gli urbex è un termine in codice. Indica il giorno perfetto per una spedizione. Perché a Natale anche le guardie festeggiano. Quando ero un ragazzino patito per lo skateboard era il momento in cui uscivo con la tavola e sfrecciavo sui viali della città impraticabili il resto dell'anno».

    beauty in decay ibeauty in decay i

     

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport