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URSULA VON DER LEYEN PRESENTA LA NUOVA COMMISSIONE EUROPEA
Diciamoci la verità: Ursula von der Leyen s’è montata la testa. L’ex allieva di Angela Merkel, dopo cinque anni da equilibrista nella tolda di comando della Commissione europea ha alzato la cresta. Un secondo dopo la riconferma, ottenuta promettendo tutto a tutti e facendo leva sulla debolezza politica di Macron e Scholz certificata dalle elezioni europee, ha mollato ogni cautela e ha iniziato a comandare con piglio teutonico.
Ha mostrato considerazione per il risultato del voto dello scorso 8 e 9 giugno, che ha sancito uno spostamento a destra dell’elettorato del vecchio continente, e ha accolto nella sua squadra Raffaele Fitto, designato da Giorgia Meloni, riconoscendogli il ruolo di vicepresidente esecutivo.
raffaele fitto ursula von der leyen
Una mossa da volpona democristiana, visto che l’euro-compagine della Ducetta, Ecr, aveva votato contro la sua riconferma al vertice della Commissione e la stessa premier italiana, al Consiglio europeo, si era astenuta sull’Ursula-bis contestandone “merito e metodo”.
Passata la buriana e blindata la poltrona, la crucca si è messa alle spalle tutte le scorie e ha riconosciuto a Fitto il ruolo chiesto dal governo italiano. E auspicato anche da Manfred Weber, grande amico di Antonio Tajani.
GIORGIA MELONI E URSULA VON DER LEYEN AL G7
Il capogruppo del Partito popolare, più numeroso e influente gruppo al Parlamento europeo, si è speso molto affinché il governo italiano vedesse riconosciute le sue ambizioni. Anche per tenersi buono Weber, Ursula ha chiuso un occhio e ha detto sì alla sora Giorgia e alla richiesta di vicepresidenza esecutiva per Fitto.
Un regalo condito dalla sòla finale: al pennellone pugliese ha concesso soltanto un portafoglio di seconda fascia (la delega alla Coesione e alle Riforme). Fitto, inoltre, gestirà sì i fondi dei Pnrr ma non da solo. Von der Leyen gli ha messo accanto il mastino lettone Valdis Dombrovskis, unico tra i commissari a rispondere direttamente alla presidente: praticamente, sarà il badante di Fitto.
OLAF SCHOLZ URSULA VON DER LEYEN EMMANUEL MACRON
Possono gioire Francia (Stéphane Séjourné sarà vicepresidente esecutivo per la prosperità e la strategia industriale) e Spagna (Teresa Ribera sarà vicepresidente esecutiva per la transizione pulita, giusta e competitiva). E’ andata bene anche alla Danimarca che con Dan Jørgensen ha preso l’Energia. Il lituano Andrius Kubilius va a presidiare Difesa e spazio in chiave anti-russa.
IL CASO BRETON
Quando il commissario Ue al Mercato interno, Thierry Breton, indicato dal presidente francese Macron per un secondo mandato, ha lasciato l'incarico alla Commissione europea Ursula ha tirato un sospiro di sollievo: il 69enne manager e politico francese le stava sul gozzo. Con il suo piglio da maestrino, con la spocchia di un Commendatore dell’Ordine nazionale della Legion d'onore (la più alta onorificenza francese), Breton è entrato in rotta di collisione con la presidente della Commissione.
PAOLO GENTILONI - URSULA VON DER LEYEN - THIERRY BRETON
Stanca di essere trattata come una scolaretta, Ursula ha chiesto a Macron di toglierlo dalle palle presentando un altro candidato. Al Toyboy dell’Eliseo non è parso vero: è stato ben felice di sostituire il troppo autonomo Breton (non era certo uno “Yes man”, di quelli che piacciono a Macron) con il suo fedelissimo, Stéphane Séjourné. Il 38enne ministro degli Esteri, e neo-Commissario, è uno dei galletti coccode' in grande ascesa in Francia: per un lungo periodo è stato legato in una unione civile con il premier Gabriel Attal.
OK FITTO MA I VERDI?
Teresa Ribera Rodriguez
Il cinismo democristone di Ursula sul meloniano Fitto ha mandato su tutte le furie la delegazione dei Verdi al Parlamento europeo. Con i loro 53 voti, gli eco-ambientalisti hanno contribuito alla rielezione della tedesca e hanno masticato amaro quando hanno capito che i Conservatori di Ecr, che a Ursula hanno detto no, avrebbero ottenuto più di loro. Come contentino per i Verdi, Ursula ha scelto la spagnola Teresa Ribera come Commissario alla transizione ecologica. La giurista socialista è molto vicina alle istanze “green” e ha un ottimo rapporto con il gruppo ambientalista.
UNA NOMINA IN BILICO
Designato commissario, Fitto deve superare lo scoglio più grande: l’audizione davanti alla commissione parlamentare che dovrà valutare la sua idoneità. Il colloquio sarà in inglese, lingua che il pennellone salentino parla a spizzichi e bocconi.
RAFFAELE FITTO GIORGIA MELONI
Come scrive il “Fatto quotidiano”: “Il suo intervento di fronte alla commissione parlamentare per lo Sviluppo Regionale (REGI) sarà tutt’altro che una formalità. Lo promettono, come detto, le sinistre e lo dicono anche i numeri. E lo sa anche Giorgia Meloni che fa addirittura appello al Pd per una compattezza italiana: ‘Il gruppo dei Socialisti è una forza molto influente nel Parlamento europeo. Però nel gruppo dei Socialisti la delegazione di maggioranza relativa, cioè quella più numerosa, sono gli italiani. Escludo che il Partito Socialista Europeo possa prendere sul commissario italiano una posizione diversa da quella che indica la delegazione italiana, che è anche la più rappresentativa. Dipende da noi, dipende da quanto l’Italia riesce a muoversi compatta’”.
nicola zingaretti elly schlein al monk 1
La palla, dunque, passa al Pd. Con i suoi 21 europarlamentari su un totale di 136 membri, i dem rappresentano la delegazione più numerosa tra i banchi dei “Socialisti e Democratici”. Un piccolo pezzo del Pd vorrebbe votare contro pur di sabotare il governo Meloni e impedire a uno dei più vicini collaboratori della Sora Giorgia di mettere piede a Bruxelles. A sostegno di Fitto sono già scesi in campo i dem Zingaretti e Decaro. L’ex sindaco di Bari si è esposto: “E’ il meglio che potesse capitarci”.
Elly Schlein, invece, ha preso tempo. Non vuole passare per “l’anti-italiana” e ha rimandato ogni decisione a dopo l’audizione di Fitto. La speranza della segretaria multigender è che il meloniano incontri così tante difficoltà davanti alla commissione da autorizzare un “no” del Pd e, a cascata, dei socialisti.
PAOLO GENTILONI - GIANCARLO GIORGETTI
Nel Pd si moltiplicano i dubbi soprattutto perché nel 2019, dopo l'audizione parlamentare di Paolo Gentiloni, da Ecr arrivò il via libera a proseguire con il processo di nomina a Commissario Ue. I Conservatori oggi hanno precisato: "Raffaele Fitto, allora presidente di Ecr, partecipò personalmente all'audizione di Gentiloni in commissione Economia e successivamente il nostro coordinatore, il belga Van Overtveldt, dopo aver ascoltato il parere di Fitto si espresse a favore della nomina del commissario italiano". Della serie: se loro hanno dato l’ok al nostro Gentiloni, possiamo noi dire no al loro Fitto? Il Movimento Cinquestelle, invece, se ne sbatte e ha già annunciato il voto contrario.
MANFRED WEBER CON ANTONIO TAJANI AL CIRCOLO DEGLI ESTERI
Prosegue il “Fatto”: “La commissione che metterà Fitto sotto esame è composta da 41 membri: 11 del Ppe, 8 Socialisti, 5 dei Patrioti, 4 di Ecr e Renew, 3 di Verdi e The Left, uno dei Sovranisti e 2 non iscritti. Ogni gruppo va però considerato come un blocco di voti unico, dato che a esprimere la posizione saranno i rispettivi coordinatori. Nessuna opera di convincimento sui singoli deputati, quindi, nessun pericolo di spaccatura interna”.
“Tenendo conto che l’approvazione del commissario designato deve arrivare a maggioranza dei due terzi, quindi 28 voti - prosegue il “Fatto” - si nota come l’ok al ministro italiano sia al limite. Se si sommano i voti del pacchetto dei Popolari, dei Conservatori e dei Socialisti che non dovrebbero far mancare il loro sostegno, si ottengono 23 voti. Appare improbabile che Fitto possa ottenere il via libera di The Left e dei Verdi. E in caso di appoggio di Renew, per ora molto critica, i consensi salirebbero a 27, uno in meno della quota minima necessaria.
RAFFAELE FITTO - PARLAMENTO EUROPEO
È così che si deve quindi andare a cercare sostegno non a sinistra, ma a destra, dove i Patrioti di Viktor Orbán potrebbero offrire un pacchetto da 5 voti, sufficiente ad arrivare a quota 28. Ma un loro sostegno al candidato italiano rischierebbe di provocare un’emorragia di voti a sinistra. In una situazione del genere, il politico di Maglie dovrà sperare nel sostegno a destra e nella capacità della sinistra di turarsi il naso”.
In questo marasma, Raffaele Fitto temporeggia: ha deciso di rinviare le dimissioni da ministro a dopo l’audizione con la commissione parlamentare. Meglio aspettare il risultato delle forche caudine europee. Arrivasse una bocciatura, si ritroverebbe senza la poltrona di ministro e senza quella da commissario. E a nessuno piace avere le chiappette scoperte.
URSULA VON DER LEYEN PRESENTA LA NUOVA COMMISSIONE EUROPEA OLAF SCHOLZ URSULA VON DER LEYEN EMMANUEL MACRON RAFFAELE FITTO - MEME BY EMILIANO CARLI PER IL GIORNALONE - LA STAMPA