Giulia Belardelli per huffingtonpost.it
XI JINPING JOE BIDEN
“Mentre il patto Aukus certifica l’ingresso in una fase calda del confronto Usa-Cina, noi europei siamo su un altro pianeta, forse sulla Luna. Ci raccontiamo favolette, siamo completamente fuori dal gioco strategico planetario che si sta svolgendo nell’Indo-Pacifico, e non siamo neanche in grado di mettere la testa su una strategia comune nell’area mediterranea”.
Per Lucio Caracciolo, direttore di Limes, l’accordo tra Stati Uniti, Regno Unito e Australia per la fornitura di sottomarini a propulsione nucleare in chiave anti-cinese segna una tappa importante in un processo in corso da tempo. Già nel 2019 la Rivista italiana di Geopolitica pubblicava una mappa sulla “ineguagliabile centralità del Pacifico per l’America”. Negli ultimi tre anni, quella centralità è andata aumentando, di pari passo al rafforzamento della presenza militare di Pechino nel Mar Cinese Meridionale.
Boris Johnson, Scott Morrison e Joe Biden
L’annuncio dell’accordo Aukus ha avuto l’effetto di un terremoto geopolitico a livello mondiale. Per i paesi europei, in particolare, è stato come ricevere una sveglia in piena faccia. Cosa rende questo accordo così rilevante e perché gli europei non toccano palla?
Il patto Aukus significa che mentre noi, in Europa, chiacchieriamo inutilmente di una difesa europea che non si farà mai, gli americani pensano in grande e soprattutto in maniera molto concreta, costruendo un’intesa con i partner più fidati per il contenimento della Cina nell’Indo-Pacifico e nei mari cinesi in particolare. L’idea è che bisogna impedire ai cinesi di diventare una potenza oceanica, cosa che potrebbe avvenire solo con la conquista di Taiwan e l’affermazione della Cina come potenza dominante nei mari cinesi e quindi nello spazio dell’Indo-Pacifico.
XI JINPING JOE BIDEN
Per questo gli americani hanno bisogno di partner efficienti e affidabili. Evidentemente, si rivolgono innanzitutto ai parenti, non soltanto per sangue ma anche per storia, cultura e disponibilità a menare le mani. Mi riferisco ai classici colleghi delle Guerre mondiali - britannici e australiani – il cui ruolo è fondamentale seppur ancora minore: se comparata all’assetto degli americani in Europa – dove hanno una presenza militare stanziale con decine di basi, bombe atomiche e quant’altro – è chiaro come la loro presenza nell’area dell’Indo-Pacifico sia più limitata, non esistendo un’alleanza formale paragonabile a quella Nato.
scott morrison
Fin dal suo ingresso alla Casa Bianca Joe Biden ha definito le minacce che arrivano da Pechino come la più grande sfida del XXI secolo. Cosa cambia da oggi?
Siamo entrati in una fase calda del confronto tra Cina e Stati Uniti. Questo contribuisce anche a spiegare la decisione di andarsene dall’Afghanistan e cessare le guerre inutili, perché forse potrà capitare di doverne combattere una (si spera) utile ma comunque molto impegnativa contro la Cina. Contro Pechino ma anche contro Mosca, perché un altro effetto di questo patto sarà quello di rinsaldare inevitabilmente l’asse Russia-Cina, sempre più indispensabile a entrambe.
Cosa dire dell’Europa?
joe biden xi jinping
Noi siamo su un altro pianeta, o forse sulla Luna. Siamo completamente fuori da questi meccanismi. Anche il paese europeo più consapevole, armato e disponibile a combattere come la Francia si è fatto spiazzare: dopo la firma di un grande accordo per i sottomarini francesi diesel con l’Australia, sono arrivati gli americani e hanno tolto dal piatto svariate decine di miliardi di euro che la Francia avrebbe incassato. Gli Usa hanno messo in campo sottomarini a propulsione nucleare, una tecnologia di primo livello che non scambiavano con gli alleati da moltissimo tempo: l’ultimo scambio di tecnologie ad alto livello tra Usa e Gran Bretagna risale al 1958, tanto per dirne una.
Boris Johnson, Scott Morrison e Joe Biden
Insomma, il mondo stava cambiando ma noi eravamo troppo distratti per accorgercene. Ultimamente però anche gli Usa non sono sembrati troppo lucidi...
Noi europei siamo nei mondo dei sogni, nel senso che ci stiamo raccontando favolette. Forse era inevitabile, visto che abbiamo perso la Seconda guerra mondiale e siamo diventati in qualche modo satellite di una superpotenza che oggi si trova in una fase a mio avviso di notevole difficoltà. I motivi non sono tanto da ricercare nella sfida cinese e nell’asse dei due nemici dell’America – Cina e Russia, che ancora non si capisce perché Washington li abbia messi insieme – ma soprattutto in una crisi identitaria interna che non riguarda più unicamente la società, la politica e le istituzioni, ma il funzionamento degli apparati, aspetto che reputo molto più preoccupante.
joe biden
Ci sono stati negli ultimi mesi – ma anche più indietro nel tempo – segnali molto contraddittori tra le varie agenzie della sicurezza nazionale americana, tra i Servizi, il Pentagono, il Consiglio per la Sicurezza Nazionale e così via. Il disastro del ritiro afghano è esemplare di una crisi sotto questo profilo, il che – nel momento in cui si deve affrontare la Cina speriamo non in una guerra, ma in una competizione molto robusta – crea un problema di credibilità e quindi di efficienza dell’alleanza guidata dall’America.
A questo punto la questione che si pone è: cosa facciamo noi?
Da quello che sappiamo, l’Europa vorrebbe partecipare in forma puramente declaratoria, cioè mandando per esempio una fregata a pattugliare l’Oceano Indiano nelle reti di alleanza anti-cinese che l’America ha strutturato, di cui l’elemento più importante è il cosiddetto Quad (il Dialogo strategico per la sicurezza tra Stati Uniti, India, Giappone e Australia).
janez jansa e ursula von der leyen 2
E’ interessante che di questa alleanza non faccia parte la Francia, che pure è una potenza del Pacifico, mentre l’Inghilterra è stata imbarcata attraverso questa intesa che si presenta come un accordo commerciale mentre in realtà è semplicemente un’ulteriore e fondamentale espressione della cosiddetta anglosfera, vale a dire di quella rete di intelligence a guida americana che tiene insieme i paesi dei Five Eyes (Usa, Uk, Canada, Australia e Nuova Zelanda). Si può notare con qualche interesse il fatto che la Nuova Zelanda sia stata esclusa dal patto Aukus, a causa di una posizione anti-mondialista molto pronunciata.
JOE BIDEN E XI JINPING
Se parlare di difesa comune è lunare, cosa possono fare in concreto i paesi europei interessati a un maggiore coordinamento?
I soggetti che contano in Europa continentale – cioè la Francia, la Germania e se vogliamo anche l’Italia – sono fuori dal grande gioco dell’Indo-Pacifico. Il resto è pura chiacchiera, solo che non c’è tutto questo tempo per chiacchierare. La situazione sta cambiando, tutti si stanno riarmando.
Credo che all’interno dell’Unione Europea si debba cercare almeno qualche grado di coordinamento, sempre sotto la supervisione americana, tra Francia, Germania e Italia e magari qualche altro paese per mettere a fattor comune alcuni elementi per una difesa e più in generale una visione geopolitica. Questi paesi possono avere un ruolo nell’area mediterranea, in Nord Africa e in Levante, insomma in quelle aree in cui gli americani fino a ieri erano molto presenti e su cui oggi stanno perdendo parte della loro presa perché sono concentrati altrove e non possono ovviamente essere concentrati allo stesso modo dappertutto.
Cosa rischia l’Europa da questa assenza di visione strategica?
joe biden xi jinping
Intanto dobbiamo capire che la regione dell’Indo-Pacifico è strategica a livello planetario; noi possiamo nella migliore delle ipotesi mettere un chip dalla parte giusta. L’area per noi strategica, non da oggi ma da molto tempo, è quella mediterranea, con il suo prolungamento nordafricano, saheliano e naturalmente levantino, cioè l’area che è prossima al nostro paese, da cui possono provenire minacce e da cui dovremo gestire i flussi migratori il più possibile. E’ un’area con cui dovremo fare quotidianamente i conti, soprattutto non avendo più quel grado di guida oltreché di protezione americana a cui eravamo abituati e che ci ha notevolmente illanguidito negli ultimi decenni.
lucio caracciolo paolo franchi foto di bacco
Tornando al Pacifico, quale sarà la reazione della Cina? Cosa dobbiamo aspettarci nel futuro?
La Cina proseguirà nell’irrobustimento di forze armate che sicuramente stanno diventando sempre più imponenti ma che restano, dal punto di vista tecnologico, ancora molto indietro rispetto a quelle americane. Tutto ciò, ovviamente, sperando che queste misurazioni restino puramente teoriche, perché c’è sempre il rischio che l’elevata concentrazione di mezzi e focus geopolitico sull’area possa provocare, in maniera accidentale, una scintilla.
lucio caracciolo laura boldrini foto di bacco JOE BIDEN E XI JINPING