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    BOMBA O CICCIOBOMBA? V PER VENDITTI: "SONO STATO BULLIZZATO FINO A 16 ANNI. ERO TALMENTE COMPLESSATO CHE HO RISCHIATO IL SUICIDIO MOLTE VOLTE. LE MIE CANZONI SONO NATE DA QUEL DOLORE" - "IL DDL ZAN? CE L'HO DENTRO. MI SEMBRA COSÌ NORMALE CHE MI PARE ASSURDO DOVERLO SCRIVERE IN UNA LEGGE. NEL MIO PROFONDO SONO UN ANARCHICO. NON HO BISOGNO DI REGOLE" – IL DUETTO MORANDI-JOVANOTTI E SU DE GREGORI… - VIDEO


     
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    Carlo Massarini per "la Stampa"

     

    antonello venditti antonello venditti

    Antonello Venditti torna a esibirsi dal vivo in tutta Italia con "Unplugged special 2021", una serie di concerti con una band di cinque musicisti, in cui ripercorre una carriera che arriva al mezzo secolo. Mentre si prepara a partire, parliamo del piacere e insieme dell' incertezza di tornare a suonare di fronte alle persone, del prezzo della pandemia, dei diritti violati e di una società che ti trascura "se sei piccolo".

     

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    Ammette di essere colpito dal bullismo che imperversa, e del suicidio di chi è vittima «perché debole». Paradossalmente, giura di non capire perché si discuta della legge Zan, visto che «il decreto Zan ce l' ho dentro» e così dovrebbe accadere per tutti. Sono tempi duri, per alcuni in particolare, e vede una sola soluzione: "Ci vorrebbe un amico". Un amico per questa Italia che esce provata fisicamente ed economicamente dalla pandemia e ha bisogno di ritrovare uno spirito comune.

     

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    Il primo appuntamento della ripartenza è sabato 3 luglio allo Stupinigi Sonic Park. Inizialmente la data era il 2 ma è stata spostata per non coincidere con Italia-Belgio agli Europei di calcio.

     

    «Sono talmente rari i momenti di sana socialità e collettività di questi tempi - spiega Venditti -, che mi sembrava un peccato far scegliere al pubblico tra il calcio e il concerto, quasi una mancanza di rispetto. In fondo il calcio, come la musica, sono grandi passioni della vita.

     

    E poi non è una semplice partita ma una partita della Nazionale in un momento così delicato come quello che stiamo passando. Mi sembrava importante, una prova generale di italianità per la rinascita: siamo italiani, non ce lo dimentichiamo, non lasciamo questo senso di identità soltanto alla destra, l' Italia è un simbolo di tutti noi: il senso di identità è fondamentale per dare impulso alla nascita di una nuova società in Italia. È un periodo storico importantissimo».

     

    Lo vivi con un senso di speranza questo periodo, quindi?

    antonello venditti lucio dalla claudio baglioni simona izzo francesco de gregori antonello venditti lucio dalla claudio baglioni simona izzo francesco de gregori

    «Certo, altrimenti non partirei per un tour proprio ora: prendo questi concerti come un dovere civile, innanzitutto verso tutti quelli che lavorano nel mondo dello spettacolo, che sono stati così duramente provati dal lockdown e non hanno lavorato per mesi. E poi per il pubblico, per ridare alla fisicità l' importanza che ha. Naturalmente con la massima attenzione alla sicurezza».

     

    Secondo te cambierà la nostra maniera di vivere?

    «Molto. Perché il senso di insicurezza che abbiamo vissuto in questo periodo lo metabolizzeremo con fatica. Un piccolo esempio: ho l' impressione che porterò sempre la mascherina nei luoghi affollati».

     

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    La pandemia ti ha dato spunto per le canzoni? A Natale mi avevi risposto che ci vuole tempo per metabolizzare le esperienze, e che la instant song non è nelle tue corde. Questa insicurezza di cui parli ti metterà in condizione di scrivere diversamente?

    «Fammi di nuovo questa domanda alla fine del tour. Allora sarà un momento di bilanci: penso che alla fine di questi 35-40 concerti che farò dal 3 luglio fino a ottobre avrò tantissimo da raccontare, avrò incontrato persone, ascoltato storie di vita e sarò pronto a scrivere».

     

    C' è una singola cosa che ti è rimasta impressa più di altre di questo periodo?

    «Le facce da mutanti, in continuo cambiamento, dei virologi e dei politici in tv, le polemiche infinite sui vaccini, sui richiami La verità è non siamo in grado di fare previsioni. Anche per questo mi godo questi concerti, perché ho paura che potrebbe uscire qualcosa che ci impedirà di nuovo di vivere in pace».

    antonello venditti de gregori antonello venditti de gregori

     

    Hai debuttato 50 anni fa. Cosa volevi trasmettere al pubblico allora? E cosa adesso?

    «Immagino la stessa cosa: cantare è un modo per esprimere me stesso e la mia diversità.

    Non so far altro che parlare di me. La musica per me è una compagna di vita da sempre.

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    Sono stato un adolescente molto solo, bullizzato fino a 16 anni. Ero talmente complesso e complessato che ho rischiato il suicidio molte volte. Le canzoni sono nate da quel dolore, anche se a volte, prendi "Marta", mi nascondevo dietro a un altro nome. Adesso ho conquistato tante cose nella mia vita, innanzitutto una certa sicurezza psicologica e spirituale, ma in fondo sono sempre lo stesso.

     

    Odio quando mi chiamano maestro. Sono stato maestro di me stesso, mi sono costruito da solo con un linguaggio di scrittura e di canto tutto mio. Quando qualcuno mi dice grazie per le mie canzoni sento una responsabilità verso le persone».

     

    Cosa provi quando un ragazzo bullizzato si toglie la vita?

    ANTONELLO VENDITTI ANTONELLO VENDITTI

    «Eh, mi sento come mi sentivo allora, quando volevo morire. Devi essere molto forte dentro, credere in te stesso e credere in quello che sei, io sono convinto che si suicidano solo i giusti, quelli che hanno ragione.

     

    I colpevoli sono più furbi, magari tentano il suicidio ma poi sopravvivono. Ho molto rispetto per chi si suicida. Il suicidio è nella nostra natura, purtroppo, ma a volte basta una parola per continuare a vivere. Ecco perché c' è bisogno di amici, di una società che si interessi di te anche se sei piccolo. Ci vorrebbe un amico, sempre».

     

    Si discute molto del ddl Zan, che ne pensi?

    «Non ho bisogno di sottoscrivere il decreto Zan: ce l' ho dentro. Nel mio profondo sono un anarchico, per me conta il mio diritto naturale, la mia coscienza. Non ho bisogno di regole. Ma mi rendo conto che in questi tempi confusi c' è bisogno di atti formali che ribadiscano la civiltà. Mi sembra così normale che mi pare assurdo doverlo scrivere in una legge».

     

    Tu hai avuto un figlio molto giovane, hai anche dei nipoti. Come sono cambiati i ragazzi?

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    «Io non posso dire come sono i ragazzi oggi, non basta vederli per capirli, lo devono raccontare loro come sono loro. Eppure, quando vedo che la mia canzone "Notte prima degli esami", che ho scritto nell' 84 pensando al 1966 e che vive ancora benissimo nel 2021, penso che in fondo non sono cambiati poi tanto. Ci sono sentimenti che uniscono le generazioni».

     

    Cosa proponi nei concerti?

    «Ci sarà un repertorio enorme. Non si sono capite ancora alcune cose, se si può stare seduti o in piedi, noi faremo da cavie in una situazione che se non partivamo ho paura che non si sarebbe sbloccata. Io mi sarei aspettato dei finanziamenti ai comuni per svolgere una sana operazione culturale. Ma purtroppo non è andata così».

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    Forse la difficoltà, la privazione farà tornare la bramosia di eventi, come negli anni 70?

    «Certo, c' è lo spirito degli Anni 70, di quando andavo da solo sul palco con il piano, ma tutta la tecnologia e l' esperienza di oggi. È un altro modo di sentire le canzoni: sento voglia di vivere, non di rivivere.

     

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    Le canzoni fanno parte tutte dello stesso tempo. Non esistono canzoni vecchie o nuove, ci sono canzoni che restano e altre no. Solo i vecchi parlano di vecchiaia, e catalogano tra musica degli Anni 70, 80, 90. La musica è quella che rimane, non un "come eravamo". Oggi posso comprare un disco di Leonard Cohen e trovarci il futuro. Non c' è più un conflitto generazionale, le generazioni si danno la mano».

     

    Questa è un' estate di duetti intergenerazionali, ti piace quello Morandi e Jovanotti?

    «Jovanotti è stato taumaturgico per Morandi, è stato tanto male e aveva bisogno di aiuto.

    Torniamo a quello che dicevo prima, ci vorrebbe un amico.

    Quanto ai tormentoni, anche quando sono kitsch, qualsiasi cosa che ci dia il senso della vita è il benvenuto».

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    Tu con chi vorresti cantare?

    «Vorrei cantare finalmente col mio amico Francesco De Gregori. Abbiamo rimandato tanto: aspetto con ansia il 18 giugno del 2022».

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