Alessandro Mondo per “la Stampa”
covid tumore torino
«Può sembrare paradossale, ma per certi versi la polmonite da coronavirus è stata una fortuna per quel paziente», commenta il professor Luca Brazzi, direttore Rianimazione universitaria ospedale Molinette della Città della Salute di Torino. Perché non sempre le cose sono quello che sembrano. E una diagnosi da polmonite-Covid ha permesso di svelare qualcosa d' altro, e di peggio: una massa tumorale che ostruiva quasi completamente la trachea e i bronchi del trentenne, trasportato alle Molinette dopo il passaggio al pronto soccorso dell' ospedale di Ciriè e poi al San Giovanni Bosco.
È il senso di una storia, senza precedenti, cominciata in un modo e finita in un altro: un uomo giovane, un quadro di insufficienza respiratoria grave, l' intubazione d' urgenza, la constatazione che non si riusciva a ventilarlo bene.
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Poi l' esame delle vie aeree superiori e la scoperta: un tumore di quasi due centimetri e un intervento chirurgico con sofisticate misure di protezione per consentire ai medici di intervenire in sicurezza su un malato infetto. «La presenza del Covid è diventata condizionante quando abbiamo dovuto lavorare nella trachea», precisa Brazzi. Perché la trachea, con le vie aeree superiori e inferiori, è la parte nella quale il virus si annida prima di attaccare l' organismo. E da lì può essere veicolato ad altri.
Vivere con un tumore di quelle dimensioni e non accorgersene? «Sì, trattandosi di un soggetto giovane, con una neoplasia in progressiva estensione ma con una buona riserva di funzione respiratoria - spiega il professore -.
Ad un certo, magari tra qualche mese, l' ostruzione sarebbe aumentata e la situazione sarebbe degenerata». La polmonite innescata dal coronavirus è stata un acceleratore, e al tempo stesso l' indizio di qualcosa di più.
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L' équipe rianimatoria coordinata dal dottor Livigni (San Giovanni Bosco), con lo staff della Città della Salute, ha messo il paziente in circolazione extracorporea e l' ha trasferito presso la Rianimazione delle Molinette. Per salvare la vita del giovane paziente è stata eseguita una manovra di disostruzione della trachea e dei bronchi coinvolti dalla malattia.
L' intervento non invasivo è stato eseguito presso la Rianimazione universitaria, da parte del dottor Solidoro, Pneumologia universitaria delle Molinette (diretta dal professor Albera del Dipartimento Cardiotoracico e Vascolare, diretto dal professor Rinaldi), con la supervisione del dottor Urbino coadiuvato dall' équipe anestesiologica formata da Chiara Bonetto e da Ivo Verderosa e dagli infermieri professionali Barbara Picco e Mario Viale. È andata bene.