Dagoreport
iwbank ubi
Il piano per il riassetto delle banche italiane, secondo quanto Dagospia ha appreso nella sua infinita miseria, è stato suggerito dalla Banca centrale europea. Tocca al vertice della Bce guidare la regia del sistema bancario della Penisola, visto che col gotha della finanza tricolore risulta poco decisiva la Banca d'Italia. Ma oltre al peso specifico differente tra le due banche centrali, in ballo ci sono anche le nuove regole che hanno spostato proprio a Francoforte la regia bancaria in Europa.
All'Eurotower si sono accorti che gli istituti italiani sono incerottati e vanno rimessi in piedi. Di fatto, la strategia pensata per il 2016 ricalca quella attuata dentro i nostri confini nel biennio 2006-2007 quando il sistema venne consolidato prima con la fusione tra Intesa e SanPaolo e poi con quella tra Unicredit e Capitalia. Ora l'emergenza è il Monte dei paschi di Siena.
giuseppe castagna
L'idea è quella di creare un nuovo grande player con Ubibanca che faccia da capofila: Ubi è stata chiamata dunque per salvare le sorti di Rocca Salimbeni, non prima di aver sposato la Banca popolare di Milano. Nascerebbe quindi un unico grande gruppo, non troppo differente, almeno sul piano dimensionale, dai primi due big italiani: Intesa e Unicredit.
Sulla Popolare di Milano, tuttavia, va prima verificato il concreto interesse del Banco Popolare che ha una sorta di prelazione e appare leggermente favorito, dicono alcuni analisti. Se l'asse Milano-Verona non dovesse funzionare, piazza Meda finirebbe con Ubi-Mps e l'ad di Bpm Giuseppe Castagna si sposterebbe dalla Lombardia al Veneto.
DRAGHI
Sotto i riflettori ci sono anche le quattro banche salvare con la risoluzione imposta dalla Banca d'Italia e ingoiata mal volentieri dal premier Matteo Renzi. Cassa di risparmio di Chieti, Banca Marche, Cassa Ferrara e Popolare dell'Etruria sono oggetto di un dossier della Banca popolare dell'Emilia Romagna, un istituto solidissimo che in questo match se la dovrà vedere con i fondi stranieri.
monte dei paschi di siena
Sui balconi di palazzo Koch e palazzo Chigi è pieno di tifosi con le bandiere tricolori: senza dubbio un bel vantaggio per battere la concorrenza estera. La questione delle quattro banche salvate è stata ieri al centro di un accesissimo dibattito tra il direttore di Libero, Maurizio Belpietro, e il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni.
BELPIETRO
Nel salotto Virus di Nicola Porro su RaiDue, Belpietro ha attaccato anche i lavoratori bancari, accusandoli di aver venduto bufale (leggasi: le obbligazioni subordinate) allo sportello. Accusa respinta al mittente da Sileoni, il quale ha spiegato che il collocamento di quei prodotti è figlio delle pressioni commerciali e delle strategie definite dai banchieri nelle direzioni generali. Il leader del primo sindacato bancario ha messo in chiaro che se passa il concetto che si può tradire il risparmiatore è la fine delle banche.
BPM BANCA POPOLARE DI MILANO
Una considerazione condivisa anche dalla Confindustria delle banche che sulle colonne del Sole24Ore (un intervento del dg Abi, Giancarlo Sabatini) ha promesso di voler fare un salto di qualità sulla trasparenza con i clienti.
Al di là delle iniziative di sistema sulla trasparenza, ii piani alti delle banche, l'emergenza è la messa in sicurezza dei bilanci e la svolta rapida sui 200 miliardi di sofferenze che zavorrano gli istituiti. L'attacco speculativo di questi giorni ha lasciao il segno L'altro nodo caldissimo, è quello veneto.
BPM
Fonti vicine al dossier assicurano che tra Popolare di Vicenza e Veneto Banca prima di tre mesi non si farà nulla, perché è in corso una enorme operazione di pulizia interna sui conti. Il matrimonio, in ogni caso, non è scontato. E cosi se la Bper riuscisse a mettere le mani sui quattro istituti risolti allora potrebbe spostare l'attenzione sul Venetp e puntare alla PopVicenza. In quel caso Veneto Banca dovrebbe trovare un altro cavaliere bianco. In tempi rapidissimi. Futuro incerto? Ah saperlo ...