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Massimo Calandri per “la Repubblica”
Lorenzo evita di incrociarne lo sguardo. Valentino, che abbraccia e stringe la mano a tutti, non lo sfiora nemmeno. Quei due, se potessero, si morderebbero alla gola. Nemici. Invece la Yamaha li obbliga a una convivenza di sorrisi affettati, di complimenti di plastica. Un teatrino.
Basta prenderli da parte, uno alla volta, per capire che la relazione sta diventando pericolosa. Jorge s' incendia subito: «Oggi Rossi non è il più forte. Oggi i più veloci siamo io e Marquez. Però in questo campionato si vede che contano altri fattori». La solita storia della sfortuna. «Ma anche Valentino ha sempre sostenuto di avere perso il mondiale del 2006 per colpa della sfortuna. E secondo me aveva ragione.
La differenza è che questa volta io posso perdere dal pilota più grande della storia, mentre allora il titolo lo vinse Nicky (Hayden), uno che era solo molto regolare ». Il pesarese prima prova a metterla in burla: «Con Lorenzo non ci parliamo più, è vero. Ma abbiamo un diario segreto del nostro rapporto».
Poi si fa serio: «Normale avere dei momenti difficili. La tensione sta salendo». Quasi come 5 anni fa, quando il Dottore - che non sopportava le attenzioni riservate al maiorchino dalla casa di Iwata - fece costruire un muro tra i due box, in modo che l' altro non potesse carpirgli le mosse. Poi se ne andò alla Ducati. «Fu un grave errore. Nella filosofia Yamaha c' è la condivisione: i due piloti devono crescere insieme, scambiandosi le informazioni». Dice che Jorge ha imparato molto da lui, in quegli anni.
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«Una cosa l' ho imparata anche io: i giapponesi avevano ragione. Infatti sono tornato. Adesso so convivere, nonostante tutto. C' è rivalità, è giusto: così ognuno di noi si concentra di più». Basta muri. Però adesso a 3 gare dalla fine e con 18 punti di vantaggio per l' italiano, basterebbe una scintilla a scatenare l' inferno. Tutti aspettano un duello vero, finale.
«È il campionato più difficile della mia carriera: livello altissimo, grande equilibrio, io contro di lui ma altri 4 piloti che possono vincere o salire sul podio. Una pressione pazzesca: mi sento così dal terzo gran premio». In 20 anni, Valentino ha raggiunto Capirossi a 328 gare: nessuno come loro. «Vuol dire che sono vecchio, purtroppo. Però essere vecchio significa anche sapere aspettare, come è successo a Motegi».
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Otto successi (compresa una doppietta con la 250) li ha ottenuti qui, sulla magica pista che s' affaccia sull' Oceano, i pinguini che risalgono la spiaggia tutte le sere. «Il più bel percorso della stagione, con il sole. Ma credo ci sarà freddo, vento». Forse ancora pioggia. L' australiano Jack Miller, giovane talento e amicissimo del Dottore, lo minaccia scherzosamente: «Ormai sei tu che decidi anche che tempo fa la domenica...».
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Lorenzo li guarda, non trattiene una smorfia: «Devo cominciare da qui e vincerle tutte. O almeno due, arrivare una volta secondo. Sempre che Valentino non cada». Ecco. Il Dottore fa finta di non aver sentito: «Per me la cosa più importante sarà tenere dietro Jorge, impedirgli di guadagnare fiducia». Quei due proprio non si sopportano.
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