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    L’URLO DI DOLORE DI VAN BASTEN: “PER IL CALCIO HO SOFFERTO TROPPO. OGGI DICO CHE NON NE È VALSA LA PENA” - LA CONFESSIONE DEL “CIGNO DI UTRECHT” ALLA "BBC": "LA MIA CAVIGLIA MI HA CREATO PROBLEMI ANCHE CON LA VITA QUOTIDIANA, E ANCORA OGGI NON RIESCO NEANCHE A GIOCARE A CALCIO. PER ME È DIFFICILE DA ACCETTARE. SE TORNASSI INDIETRO PRENDEREI DECISIONI DIVERSE" - VIDEO


     
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    Salvatore Riggio per corriere.it

    VAN BASTEN VAN BASTEN

    Ci sono campioni che hanno sofferto per il calcio. Tra questi, c’è Marco Van Basten che ha raccontato tutto in una lunga intervista alla Bbc. Simbolo del Milan degli olandesi allenato da Arrigo Sacchi e capace di vincere tutto tra la fine degli anni 80 e l’inizio degli anni 90, l’attaccante – soprannominato il cigno di Utrecht per le sue movenze eleganti – ha sofferto molto per una caviglia martoriata che lo ha spinto ad annunciare un precoce ritiro il 17 agosto 1995, a soli 30 anni.

     

     

    Non ne è valsa la pena

    Nessun tifoso rossonero si dimenticherà mai le lacrime di van Basten mentre a San Siro saluta chi lo ha sempre amato. «Se avessi di nuovo la possibilità di scegliere il percorso da intraprendere, con tutta l’esperienza accumulata negli anni e considerando il dolore sopportato, penso che non ne sia valsa la pena.

     

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    La mia caviglia mi ha creato tanti problemi, ha influenzato la mia vita quotidiana. Ma a quel tempo — ha raccontato Van Basten — il calcio era tutta la mia vita. Ora sono più grande, ho vissuto anche una vita senza calcio. E penso che si possa avere una esistenza appagante. Non esiste solo il calcio. Oggi prenderei una decisione diversa».

     

    Come una morte

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    L’addio fu molto doloroso: «Come calciatore sono morto. Ancora oggi non riesco neanche a giocare a calcio. Mi viene difficile, perché ho la caviglia fissata. Non posso calciare né fare alcun movimento con il piede. Per me è difficile da accettare perché prima di smettere non ho passato un giorno della mia vita senza aver toccato un pallone. Poi, improvvisamente, tutto è finito ed è stato molto doloroso da accettare».

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