Il post di Mario Adinolfi su Facebook
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Quando presentano Luxuria o le due lesbiche, il regista regala loro primi piani gradevoli e sorridenti. Paolo Del Debbio presenta me e si sente solo una voce con mezza inquadratura in campo lungo. Parte il primo servizio ed è la comunità Lgbt che tra uno spritz e l’altro insulta i cattolici. Dopo la storia di un gay che è cambiato e ha messo su famiglia, Luxuria fa emergere tutta la sua intolleranza. Lo irride, lo vuol far passare per scemo retrogrado.
Provo a difenderlo: non arrivo a dieci secondi di intervento che aggredisce anche me. Sempre con quel sorrisetto di superiorità, che però stavolta gli facciamo ingoiare. Quando parte un servizio di parte in cui si prova a tendere una trappola a don Mirco Bianchi, reagisco duramente e Luxuria l’ammutolisco. Perché ora è davvero chiaro cosa vogliono fare con il ddl Zan. Vedrete che dopo ieri sera chiederanno di non trovarmi mai più in televisione.
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IL POST DI MARIO ADINOLFI
Luxuria dopo otto secondi del mio intervento ha cominciato a interrompere e allora, dopo avergli dato del bigotto totalitario e avergli fatto ingoiare il sorrisetto di superiorità mi sono imbavagliato come desiderava. Ma con la mascherina del popolo della famiglia, che sul jumbotron di uno studio Mediaset fa il suo effetto.
Me la sono tolta solo per difendere don Mirco Bianchi e la Cei, ponendo una semplice domanda: perché chi aggredisce un omosessuale deve essere punito in maniera più grave rispetto a chi dovesse aggredire me al grido di “ciccione di merda”? Domanda caduta nel silenzio imbarazzato di Vladimir e della sua strana battaglia per una libertà solo propria che sa tanto di privilegio per una lobby.
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