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    “CI DOBBIAMO DIVERTIRE. GODIAMOCI QUELLO CHE ABBIAMO E NON PENSIAMO A QUELLO CHE CI MANCA” – IL CT DELL’ITALVOLLEY DONNE, JULIO VELASCO, FA IL "PARA-GURU" E PROVA A TOGLIERE PRESSIONE ALLE RAGAZZE PER LA FINALE CONTRO GLI USA: “SIAMO NOI GLI OUTSIDER. E POI DOBBIAMO SMETTERLA CON QUESTA STORIA DELL'ORO CHE MANCA, LE COSE CE LE DOBBIAMO GUADAGNARE PUNTO DOPO PUNTO" - "LA SCONFITTA CON L'ITALVOLLEY MASCHILE IN FINALE A ATLANTA 1996? VE LA RICORDATE VOI, IO NON SO COSA SIA" – VIDEO


     
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    Chiara Zucchelli per corrieredellosport.it

     

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    Il calciatore del Milan Alessandro Florenzi ha pubblicato una storia su Instagram in cui, sotto a una foto di Julio Velasco che parla in tv, ha scritto: "Maestro". Torto non ha. Velasco non è solo - ed è già tantissimo - un maestro di pallavolo che ha portato la nazionale femminile italiana a giocarsi per la prima volta una medaglia d'oro olimpica, ma è anche un uomo speciale, un esperto di comunicazione, un padre, un marito, un nonno che sa come parlare e quando farlo. E sa pure come stare zitto, se serve: "Cerco di scacciare tutte le pressioni, dove e quando ci sono".

     

    La sua conferenza è uno spettacolo. Arriva nella pancia della South Arena 1 in maniche corte con una temperatura glaciale: tutti i cronisti hanno felpa e giacchetto, lui no. Poi inizia a parlare a briglia sciolta e staresti ad ascoltarlo per ore: "Avevo così fiducia - racconta - che ho preso tre appartamenti a Parigi per la mia famiglia, figli e nipoti compresi. Mi sono costati eh, speriamo di rientrarci con i premi. Se non fossimo andati avanti si sarebbero fatti delle vacanze a spese mie".

     

    julio velasco julio velasco

    Tutti ridono: il Coni dà i premi solo agli atleti medagliati, a lui ci penserà la Federazione ma è un dettaglio. Quello che conta è che Velasco non vuole sentire parlare né di passato ("Atlanta 1996? Ve la ricordate voi, io non so cosa sia") né di futuro: "Non siamo scelti da Dio, nessuno lo è, dobbiamo guadagnarci le cose.

     

    Pensare partita per partita, anzi punto per punto. Ho anche voluto eliminare il modo di chiamare la palla "mia". Qualcuna ancora lo fa, ma poco. Non c'è mia, siamo noi". E noi, cioè loro, vogliono coronare il sogno di una vita: "Basta con questo tabù dell'oro, vedremo se ci riusciremo. Ma una cosa voglio dirla: in Italia si pensa troppo a quello che non si ha e troppo poco a quello che invece si ha. Godiamocela". E lui, se la godrà? E un domani come ricorderà l'impresa di aver portato la nazionale femminile, dopo quella maschile, in una finale olimpica? "Non ci penso, magari ci penserò da vecchio quando sarà al parco con il cane e il cappelletto in testa". Inimitabile.

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