Carlo Piano per la Verità
SEQUESTRO BUS 8
«Andiamo a Linate, oggi da qui non esce vivo nessuno. Fermerò le morti nel Mediterraneo». Sono le 11.10 di ieri mattina quando l' autista dello scuolabus delle Autoguidovie di Crema mette in atto il piano, criminale e folle nello stesso tempo. Ousseynou Sy, senegalese, 47 anni, vuole una strage, una strage di bambini come Erode. A bordo c' è una scolaresca di 51 ragazzini della scuola media Vailati di Crema, deve condurli in palestra e riportarli indietro come ogni mercoledì. Lo conoscono bene quel signore di colore.
Invece questa volta ha altro in testa, un cortocircuito a cui gli investigatori cercano di dare spiegazioni. Probabile avesse in mente un attentato terroristico. Non è la prima volta che l' istinto criminale si impadronisce di lui, la sua fedina penale è sporca. C' è anche un precedente per guida in stato d' ubriachezza: chi gli ha affidato un carico di vite innocenti dovrà rispondere a qualche domanda.
Ousseynou Sy devia il percorso stabilito e imbocca la Provinciale 415, la Paullese, verso l' aeroporto. Cosa intende fare? Secondo gli investigatori lanciare il pullman in fiamme contro il terminal.
«Voleva arrivare sulla pista, ce l' aveva con il governo per le politiche sui migranti», racconterà uno dei professori che accompagnava le due classi.
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Accanto al sedile l' uomo tiene due taniche coperte da sacchi neri e ha cosparso di benzina le cappelliere e i sedili. Aveva pianificato tutto, probabilmente da tempo. Forse ha deciso di agire nel giorno in cui il Senato discute del caso Diciotti e del processo al ministro dell' Interno. «Ci ha preso i telefoni, un mio compagno però è riuscito a nasconderlo.
Eravamo stati legati con le fascette da elettricista. Minacciava di versarci addosso benzina e darci fuoco», dirà una delle ragazzine sequestrate.
OUSSEYNOU SY sequestro bus
Sullo scuolabus viaggia il terrore, anche i tre insegnanti che accompagnano gli scolari vengono ammanettati. Nessuno può muoversi, nessuno può parlare o disperarsi perché Ousseynou Sy lo ordina: con la mano destra impugna il volante e nella sinistra stringe un accendino. Le lacrime rigano i visi di 51 bambini che s' illudevano di andare a giocare a pallavolo in palestra e tornarsene poi in famiglia. L'autista continua a gridare e farneticare: «Le persone in Africa muoiono e la colpa è di Di Maio e di Salvini. Sono qui a vendicare gli immigrati morti in mare».
E ancora minaccia: «Qui non scende nessuno, nessuno torna vivo. State buoni o vi brucio». Aveva anche girato e diffuso un video in cui esplicitava il proprio intento stragista. Se i giovani si sono salvati è solo grazie a uno di loro, che è riuscito a nascondere il cellulare: ha avvertito i genitori che hanno allertato i carabinieri. Scattano una serie di posti di blocco, intanto le pattuglie inseguono il bus che procede zigzagando da destra a sinistra sulla Paullese. L' autista forza uno sbarramento allo svincolo di Peschiera Borromeo, speronando le gazzelle che ostruiscono la strada, ma perde il controllo e finisce contro il guardrail.
Non è un urto violento, Ousseynou Sy non è ancora soddisfatto: cosparge i sedili con altra benzina e appicca il fuoco.
RAGAZZINO EROE SEQUESTRO BUS
I bambini sono dentro mentre si alzano le fiamme e il fumo invade l' abitacolo. Moriranno tutti soffocati o arsi vivi se non si fa subito qualcosa. I militari rompono i finestrini e fanno irruzione sradicando la porta posteriore. Gli scolari scappano fuori a perdifiato, mentre l' aria dentro si fa irrespirabile e il fuoco avvolge il mezzo. Ne resterà solo la carcassa. L' autista tiene immobilizzati due alunni accanto a sé e minaccia di ucciderli, non si dà per vinto finché i militari non lo arrestano.
Sono passati 40 minuti da quando è cominciato il sequestro. Solo dopo si saprà che nella sua corsa lo scuolabus ha investito anche una macchina con a bordo un padre e un bambino. L' auto ha preso fuoco ma l' uomo con in braccio il piccolo sono usciti in tempo. Il bilancio della mattinata di follia, come spiega il prefetto di Milano, Renato Saccone, è il seguente: 12 studenti e due adulti portati in ospedale per lieve intossicazione, 23 bambini sono stati visitati sul posto in una palestra dell' istituto Margherita Hack di San Donato. Un bimbo è in codice giallo alla De Marchi, gli altri in codice verde. L' autista invece, che è piantonato al San Paolo per ustioni a mani e braccia, è in stato d' arresto per sequestro di persona aggravato da terrorismo e dalla minore età delle vittime, strage, incendio e resistenza. Ousseynou Sy, senegalese di origine ma con cittadinanza del nostro Paese dal 2004, ha una ex moglie italiana e due figli di 12 e 18 anni.
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Per dovere di cronaca, riportiamo la dichiarazione di Autoguidovie, la società di gestione del servizio scuolabus: «L' uomo, nostro collaboratore almeno dal 2002, dal 2004 era in servizio a tempo pieno.
Negli anni non ha mai dato segnali di squilibrio, né avevamo mai ricevuto reclami sulla sua condotta. A livello di compartimento aziendale non eravamo a conoscenza dei suoi precedenti penali».
In serata era in corso una perquisizione a casa del senegalese alla ricerca di indizi che possano servire alle indagini. È legato a gruppi terroristici? Può trattarsi di uno jihadista della porta accanto?
Il procuratore di Milano, Francesco Greco, spiega: «Stiamo valutando tutte le ipotesi, anche quella del terrorismo». Infatti dell' inchiesta si sta occupando anche Alberto Nobili, capo del pool antiterrorismo milanese. L' uomo risulta comunque «sconosciuto» dal punto di vista dei sospetti legati a gesti eversivi e terrorismo islamico. Non è mai stato segnalato per episodi di radicalismo.
«È stato un miracolo, poteva essere una strage, sono stati eccezionali i carabinieri sia a bloccarlo sia a liberare tutti i bambini», aggiunge ancora Greco. Il magistrato vorrebbe interrogare subito Ousseynou Sy, ma non è possibile per le ustioni che ha riportato. Inoltre quando è stato fermato era «visibilmente alterato», sono in corso anche accertamenti sulle sue condizioni psichiche. Che nessuno aveva mai messo in discussione, tanto da affidargli uno scuolabus e 51 bambini.
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2.IL PIANO PRONTO DA GIORNI
Andrea Galli e Cesare Giuzzi per il Corriere della Sera
Milano Paolo che ci pensava da giorni. Paolo che ieri mattina al bar ha detto che andava «a prendere i ragazzi in palestra e ci si vedeva dopo». Paolo che ha riempito due taniche di benzina da dieci litri ciascuna. Paolo che voleva arrivare a Linate e «prendere un aereo». Che non voleva più vedere i «bambini sbranati dagli squali nel Mediterraneo» e per questo ne ha presi 51 in ostaggio, spargendo la benzina sui sedili e sulle cappelliere, «ma non gli avrei mai fatto male». Paolo che ha detto di aver visto quella barca al largo di Lampedusa in televisione, con il suo carico di migranti e il governo italiano che non voleva accoglierla.
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Paolo che si chiama Ousseynou Sy, ed è italiano da 15 anni anche se viene dal Senegal. E a Crema lo chiamano tutti così: «Paolo». L' autista delle Autoguidovie che dice di non pregare nemmeno, di essere laico e di non aver niente da spartire con l' Isis e i kamikaze islamici. Ma di farlo per i morti nel Mediterraneo.
Ousseynou Sy, 47 anni il prossimo 2 giugno, l' attentatore di San Giuliano, abita a Crema. Una casa color salmone, un appartamento al primo piano. Si è trasferito lì da 5 anni, dopo la separazione dalla moglie italiana - ieri sentita a lungo dai carabinieri di Castelleone, in provincia di Cremona -, donna alla quale sono affidati i due figli maschi di 12 e 18 anni.
Sy ha chiesto e ottenuto la cittadinanza italiana nel 2004.
Nel suo interrogatorio in Procura, assistito dal legale Fabio Lacchini, ha detto di essere dispiaciuto per i ragazzini, ha ripetuto che non voleva uccidere nessuno. E di non essere un kamikaze. Tanto che quando ha visto i carabinieri sbarrargli la strada, ha cercato di forzare il blocco, di andare avanti. Verso l' unico obiettivo chiaro del suo piano folle: «Volevo prendere un aereo».
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Ma non è certo se per partire oppure «soltanto» per bloccare l' aeroporto. «Però non avrei ucciso nessuno», ha minimizzato davanti ai pm Luca Poniz e Alberto Nobili, capo del pool Antiterrorismo. Ai magistrati ha raccontato di averlo fatto per un ideale, l' idea di chi «vuole attirare l' attenzione in modo eclatante per mettere fine alle morti nel Mediterraneo».
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Parla di sé come un «eroe», il solo che ha il coraggio di intervenire per scuotere le coscienze. Ma che lo fa lanciando in strada un pullman carico di bambini e di benzina. Ousseynou Sy, detto Paolo, è l' uomo dalle mille maschere. Quella del lavoratore perfetto, addetto alle pulizie così attento da spingere i superiori a fargli prendere la patente, e trasformarlo in autista. Quella del padre premuroso. Ma anche quella del pregiudicato benché intorno a lui - a cominciare dai responsabili delle Autoguidovie - nessuno sapesse del precedente per abusi sessuali su minore (2011) né di quello del 2007 a Brescia per guida in stato d' ebbrezza. Per la violenza sessuale è stato condannato nel 2018 a un anno con pena sospesa. Sy non era censito come «suspected», a rischio di radicamento islamico. E secondo l' Antiterrorismo della Digos, del Nucleo informativo e del Ros dei carabinieri, non era considerato neppure un islamico praticante. La sua, piuttosto, è la storia di un forte abuso di alcol. Gli inquirenti stanno verificando eventuali ricoveri o problemi di natura psichica.
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L' attentatore Sy aveva pianificato tutto da almeno tre giorni. Da prima, quindi, dello sbarco a Lampedusa della nave Ong «Mare Jonio», ma anche dell' attacco di Utrecht.
Però è possibile - sono convinti gli investigatori - che questi fatti siano stati l'«innesco». La «goccia». Un' azione di emulazione ma non unicamente, poiché il 46enne aveva girato un video con il cellulare e ieri mattina lo aveva inviato ad alcuni dei suoi contatti in Italia e in Senegal. Un filmato dove sprona l' Africa a reagire e spende deliri sulla necessità di fermare l' immigrazione.
Non un testamento, ma una sorta di delirante manifesto.
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