Margherita Montanari per il "Corriere della Sera"
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Si cerca ormai da quattro mesi la ginecologa Sara Pedri, scomparsa il 4 marzo in Val di Non, appena dopo aver dato le dimissioni dal reparto di ginecologia di Trento, in cui lavorava da novembre. Il giallo della scomparsa, fin da subito denunciata dalla sorella Emanuela come conseguenza diretta di un «clima malsano e umiliante sul posto di lavoro», si è trasformato in un' indagine doppia - della Procura e dell' Azienda sanitaria - che getta ombre sulla gestione dell' intero reparto.
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Di pari passo, le ricerche della ginecologa proseguono nel lago di Santa Giustina, dove i cani della polizia hanno fiutato un cadavere.
Sara Pedri, 31 anni, forlivese, specializzata in ginecologia a Catanzaro, arriva in Trentino il 15 novembre per cominciare la carriera medica a Cles, in Val di Non. Aveva già affittato un appartamento in zona, ma una riorganizzazione dovuta alla pandemia aveva destinato la dottoressa all' ospedale Santa Chiara di Trento. Quaranta minuti di auto all' andata e altrettanti al ritorno, e un ritmo di lavoro che l' aveva destabilizzata. In febbraio, quando la giovane era tornata in Romagna per qualche giorno, era apparsa scossa e dimagrita.
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«Calo ponderale per stress da lavoro», il referto del medico di famiglia. Poi, il 4 marzo, Sara scompare, l' ultima traccia è la sua macchina, parcheggiata nello spiazzo di un vecchio albergo adiacente al torrente Noce, tra i comuni di Cis e Cles.
Il primo marzo era stata trasferita a Cles, ma il tre aveva dato le dimissioni, confidando alla sorella Emanuela di essersi «tolta un grande peso». Che cosa avrebbe potuto spingerla a decidere di far perdere le proprie tracce? Una prima crepa è stata aperta dalla denuncia della sorella: «Mi diceva che sul lavoro veniva verbalmente offesa. Era paralizzata dal terrore».
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Poco dopo, un muro di omertà comincia a sgretolarsi, travolgendo l' Azienda sanitaria trentina e il primario alla guida del reparto di ginecologia, Saverio Tateo, tornato in ospedale lunedì dopo un periodo di ferie concordato. Altri dipendenti del reparto hanno condiviso le angosce di Sara, parlando di «sistema punitivo», fatto di «abusi di potere, minacce continue» e umiliazioni; tra i colleghi, c' era chi addirittura sperava di fare un incidente grave per non dover più lavorare in ginecologia, come riferito dalla trasmissione televisiva «Chi l' ha visto?» . Un fulmine a ciel sereno su un reparto considerato d' eccellenza (anche se ben undici operatori l' avevano abbandonato nel 2019).
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Le testimonianze di mobbing hanno portato la Procura ad aprire un fascicolo, l' 11 giugno, e l' Azienda sanitaria ad avviare la commissione d' indagine interna: 70 ostetriche hanno chiesto di essere ascoltate. Nelle ultime ore cinque ginecologhe, attraverso i loro legali, hanno parlato di «incompatibilità ambientale» rispetto al rientro di Tateo al Santa Chiara. Ospedale dove il ministro Speranza ha inviato gli ispettori per cercare riscontri alle denunce.
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Intanto proseguono le ricerche di Sara Pedri. Il ritrovamento della sua auto nei pressi del ponte di Mostizzolo ha fatto ipotizzare un gesto estremo. Il dubbio si è fatto più pressante quando si sono aggiunti i riscontri dei cani molecolari. Le unità cinofile hanno riconosciuto una traccia del passaggio di Sara proprio all' imbocco del ponte e hanno fiutato l' ultima scia in un punto in cui si apre un dirupo di 50 metri.
Poco distante, il torrente Noce si immette nell' immenso lago artificiale di Santa Giustina. Le ricerche dei Vigili del fuoco hanno virato verso il bacino, setacciato negli ultimi mesi ogni tre-quattro giorni.
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A fine marzo sono arrivati due cani dell' unità cinofila della polizia di stato di Milano Malpensa. Hanno segnalato la presenza di un corpo in un punto preciso del bacino, ma il cadavere non è ancora stato recuperato e le acque melmose non facilitano certo le indagini in un luogo dannato (sei suicidi in sette mesi).
Le indagini scuotono i vertici dell' Azienda sanitaria trentina. Nonostante le tante lamentele il 7 giugno il dirigente Pier Paolo Benetollo aveva rinnovato alla guida di ginecologia Saverio Tateo, ma senza avvisare la giunta provinciale. Quando la bomba è esplosa, giovedì, Benetollo si è dimesso.