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    FRONTIERA DELLA VERGOGNA – NELL’INDIFFERENZA FRANCESE, LA POLIZIA ITALIANA SGOMBERA CON LA FORZA IL PIAZZALE DI VENTIMIGLIA – MA AL POMERIGGIO RICOMINCIA IL FLUSSO DI MIGRANTI E I POLIZIOTTI SI GUARDANO PERPLESSI: “NON SAPPIAMO CHE FARE, DA ROMA NESSUN SEGNALE”


     
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    Marco Menduni per “La Stampa

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    La polizia, caschi in testa e scudi in pugno, ci aveva provato già la sera prima, schierandosi ma poi lasciando il campo. Un messaggio preciso: andate via. Ma ieri mattina i sessanta profughi accampati sulle aiuole del grande piazzale De Gasperi di Ventimiglia, al confine tra Italia e Francia, non se n’erano andati. Il gruppo degli ultimi arrivati si era sistemato in un bivacco improvvisato a pochi metri dalla scogliera della protesta. Un altro centinaio di profughi continua a non abbandonarla giorno e notte.

    Alle otto meno un quarto della mattina scatta il blitz. Poliziotti e carabinieri circondano i migranti, li bloccano, li costringono a salire sul pullman della Croce Rossa. Le immagini sono violente: le mani inguantate premute sui volti, per vincere la resistenza, ma i manganelli rimangono alla cintura. 

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    Le persone bloccate a terra, poi trascinate da quattro agenti per volta verso l’autobus. C’è forza, non c’è violenza. Ma nei volti degli stranieri è dipinta la paura: braccati e immobilizzati al risveglio tra le urla e le lacrime. Un agente viene morso, un altro colpito da un calcio. Un sudanese di 22 anni ed un profugo di 27, dal Mali, vengono fermati per resistenza a pubblico ufficiale. 


    Alla fine sulle aiuole rimane solo un ragazzo sudanese: sulle spalle ha la bandiera del Regno Unito. Accanto a lui Ahmed, la mamma e le sorelle in lacrime. Un’altra ventina di profughi è riuscita a fuggire e ha raggiunto a sua volta la scogliera, ingrossando le fila degli irriducibili. Gli altri, sul pullman della Croce Rossa (che poi si dissocerà dalle modalità dell’intervento) , raggiungono il centro di assistenza, alla stazione di Ventimiglia.

     

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    Il sindaco Enrico Ioculano chiede l’intervento della protezione civile, il Pd accusa la Regione di inerzia. Ilaria Cavo, consigliera della squadra Tori, ribatte: «Abbiamo subito attivato il 118, la Croce Rossa e un monitoraggio sanitario, la protezione civile non ha nessuna competenza in questi casi».


    È pomeriggio. Torna la calma e la scogliera si colora di ombrelloni e piccole tende da mare. Conferiscono alla scena un’immagine balneare, che stona terribilmente con la gravità della situazione. Dubbi e perplessità compaiono anche sui volti dei poliziotti e dei carabinieri. Parlano a gruppetti, allargano le braccia. Nessuno capisce cosa fare, che cosa si attende, come si potrà uscire da questo vicolo cieco. «A Roma cos’hanno deciso?», è la domanda ripetuta da tutti. Ancora niente, la risposta.

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    Soffia sul fuoco di un disagio palpabile anche tra le divise il sindacato Sap, attacca «l’incapacità del governo e del ministro». L’emergenza immigrazione ha fatto saltare tutti i tappi e il secondo sindacato, ormai evidentemente schierato su una linea filo leghista, chiama tutti gli aderenti ad assemblee in tutta Italia, proprio per oggi. A Ventimiglia l’unica strategia in campo è il «contenimento». 


    Lo urla un agente a una coppia di antagonisti italiani, che guida un gruppo di migranti verso gli scogli. Arrivano da ogni strada: i sentierini dei Balzi Rossi, le scalinate, il ponte della ferrovia. «Lo volete capire anche voi - s’infiamma il poliziotto - che se arrivano in 400 o 500 poi nessuno potrà governare la situazione?». Loro, gli immigrati, continuano però a dirigere qui, nel luogo simbolo della protesta. I poliziotti devono solo cercare di respingere gli ultimi arrivati. Non sembra esistere altra strategia e gli uomini in divisa si guardano, gli uni con gli altri negli occhi, sempre più perplessi.

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