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Francesco Persili per Dagospia
“Non ho nessun rimpianto. Ho subito nove interventi chirurgici e ho perso elasticità e potenza, che erano le mie caratteristiche. Per questo motivo a un certo punto la mia carriera non è stata più a livelli top”.
Nicola Ventola a #CasaSkySport riavvolge il nastro della sua avventura nel calcio che conta. I calci di Marcio Santos, la maglia del Bari (“il mio sogno da bambino”), gli anni all’Inter con Roberto Baggio e Ronaldo “in una squadra che faceva sognare”.
Lui, l’idolo di Thohir, stempera con un sorriso la pubblicistica che lo annovera tra le promesse mancate del calcio: “A 24 anni potevo smettere, sono stato fermo un anno, in Italia non mi voleva operare nessuno e sono andato in Colorado. Potevo fare di più ma al fato non si comanda”. Per il giornalista Marco Bucciantini, ex Unità, Nik è un attaccante completo, “uno che se fosse nato nei Novanta invece che a fine anni Settanta, una ventina di presenze in Nazionale le avrebbe fatte”. "Questo lo penso anche io…”, rimarca l’attaccante di Grumo Appula che si rivede in Belotti: “Ma lui segna più di me…”.
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Tra canzoni (una rivisitazione de “La prima cosa bella” per “La Bari”) e un commento sulle dirette Instagram con Vieri e Adani, si parla anche del 5-5-5 di Oronzo Canà-Lino Banfi ne ‘L’'allenatore nel pallone’, film stracult che Cuper “lasciava mettere sul pullman". Un calciatore che mi ha aiutato? “Lo sfortunato Klas Ingesson. È stato il mio capitano a Bari. Un condottiero, un combattente di poche parole ma che mi ha dato tanto. All’epoca andavo bacchettato. Avevo 18 anni…”. E sulla possibile ripresa del campionato, Ventola ha le idee chiare. “Il calcio deve provare a ricominciare. Tecnologie e centri di allenamento possono aiutare a ripartire in sicurezza…”
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