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    DITE A RENZI CHE IL SUO COMPAGNO DI GREMBIULINO VERDINI, ORMAI ENTRATO NELLA MAGGIORANZA, E’ IMPUTATO NEL PROCESSO PER IL CRAC DEL CREDITO COOPERATIVO IN CUI PALAZZO CHIGI E’ PARTE CIVILE! - NON SOLO. IL GOVERNO GLI CHIEDE INDIETRO 22 MILIONI DI FONDI PER L’EDITORIA OTTENUTI IN MODO ILLEGITTIMO


     
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    Antonio Massari per il “Fatto Quotidiano”

     

    VERDINI RENZI VERDINI RENZI

    Ora che Denis Verdini e il suo movimento (Ala) sono di fatto nella maggioranza - dopo il voto di fiducia al governo sulle unioni civili - le geometrie politiche di Matteo Renzi si rivelano sempre più controverse e imbarazzanti.

     

    Lo dimostrano atti, documenti e soprattutto udienze in corso. Come quelle davanti al Tribunale di Firenze. Il 17 marzo il fondatore di Ala, salvo ripensamenti, dovrà presentarsi al processo che lo vede alla sbarra per una dozzina di capi d' imputazione. I fatti risalgono a quando, da parlamentare, era anche presidente del cda del Credito Cooperativo Fiorentino che, secondo l' accusa, Verdini avrebbe portato al dissesto.

     

    RENZI VERDINI RENZI VERDINI

    Per descrivere il nuovo alleato di Renzi è necessario sgranare il rosario delle accuse. Verdini avrebbe diretto e organizzato un' associazione per delinquere finalizzata all' appropriazione indebita di denaro in danno della banca (poi fallita). Nel bilancio 2009 avrebbe dichiarato falsamente, in concorso con i suoi presunti sodali, che i crediti deteriorati ammontavano a soli 75 milioni, mentre per l' accusa oscillavano tra 125 e i 175. Lo scopo? "Ingannare i soci e il pubblico al fine di conseguire un ingiusto profitto". Non è tutto. Avrebbe emesso fatture per operazioni inesistenti per 2,2 milioni. Con quale fine?

    "Consentire a terzi l' evasione delle imposte e sul valore aggiunto".

     

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    Avrebbe ricevuto finanziamenti illeciti, in quanto parlamentare, per circa 700mila euro. Ma soprattutto: avrebbe truffato - in maniera aggravata - la Presidenza del Consiglio per ben 22 milioni di euro ottenuti, senza averne titolo, dal dipartimento per l' Informazione e l' editoria. Utili a foraggiare il Giornale della Toscana (dorso locale de Il Giornale) anch' esso fallito. A Verdini è contestata la truffa aggravata e continuata, in concorso con altre 15 persone. Tra queste - oltre a sua nipote Diletta e a Pierluigi Picerno, marito di un' altra nipote - troviamo Massimo Parisi, uno dei 18 parlamentari di Ala che oggi sostengono la maggioranza Renzi.

     

    RENZI VERDINI RENZI VERDINI

    Insomma, due dei 18 senatori di Ala, che sorreggono il governo, sono sotto processo, a Firenze, proprio per aver truffato il governo. E a rendere grottesca la vicenda ed è proprio il ruolo del governo nel processo. È il 15 luglio 2014 - Renzi è già in carica da qualche mese - quando il gip fiorentino Fabio Frangini rinvia a giudizio di Verdini, Parisi e altre 42 persone.

     

    Ed elenca le 14 parti lese, ben 11 banche, la Banca d' Italia e l' Agenzia delle entrate. Ma al primo posto c' è proprio Matteo Renzi: Presidenza del Consiglio - si legge nell' atto - in persona del presidente del Consiglio pro tempore, costituita parte civile e difesa dall' avvocato dello Stato Piercarlo Pirollo. Come abbiamo anticipato, il 17 marzo Verdini dovrà presentarsi in tribunale per rispondere ai pm, giudici e avvocati delle parti offese.

     

    credito cooperativo fiorentino credito cooperativo fiorentino

    L' avvocato dello Stato Pirolo - che rappresenta anche l' Agenzia delle entrate - gli chiederà spiegazioni sulla (per ora presunta) truffa da 22 milioni alla Presidenza del Consiglio. Dovrà domandare a Verdini: come mai, tra il 2005 e il 2009, insieme al sodale senatore Parisi, "si procurava un ingiusto profitto per 10 milioni, in pari danno per la Presidenza del Consiglio", utilizzando "fatture per operazioni in tutto o in parte inesistenti" al "fine di richiedere l' erogazione dei contributi per l' editoria?".

     

    MASSIMO PARISI MASSIMO PARISI

    E ancora: come mai Verdini e Parisi avevano costituito una società cooperativa ritenuta "fittizia", "inducendo in errore la Presidenza del Consiglio", dal 2002 al 2011, per ottenere altri 12 milioni di euro? E perché mai Verdini e Parisi, sempre secondo l' accusa, certificavano "falsamente" alla Presidenza del Consiglio che la testata Metropoli Day diffondeva il 40 per cento della sua tiratura, requisito necessario per i finanziamenti pubblici, mentre non era vero? Le domande che l' avvocato Pirollo rivolgerà a Verdini in tribunale, per conto di Renzi, hanno ovviamente solo una valenza processuale: la Presidenza del Consiglio, in questa presunta truffa, è parte offesa, ma a Renzi, nella sua veste politica, l' argomento non interessa granché.

     

     

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