VERONICA PANARELLO STIVAL MADRE DI LORIS
Giornata impegnativa per per Veronica Panarello che oggi, dopo aver ricevuto le motivazioni della Cassazione al no alla scarcerazione, è stata prelevata dalla polizia nel carcere di Agrigento per andare - accompagnata dal suo avvocato Francesco Villardita, alla ricerca dello lo zainetto di suo figlio Loris che è accusata di avere ucciso.
E dopo il sopralluogo è stata accompagnata in Procura dove secondo indiscrezioni avrebbe cominciato a raccontare la nuova versione: Loris Stival sarebbe morto mentre giocava con le fascette elettriche che lo hanno strangolato. Per Veronica Panarello sarebbe stato un “incidente” avvenuto dopo che lei era tornata a casa, dopo avere accompagnato a scuola il figlio più piccolo.
GENITORI DI LORIS stival
Nel primo pomeriggio Veronica era stata prelevata dal carcere e all’interno di una volante della polizia ha ripercorso il tragitto fatto la mattina del 29 novembre scorso. Il nuovo sopralluogo è stato deciso dagli inquirenti alla luce delle dichiarazioni rese dalla madre di Loris la scorsa settimana quando dopo mesi di ostinazione ha cambiato la sua versione ammettendo di non aver portato a scuola quel giorno suo figlio Loris.
DAVIDE E VERONICA STIVAL GENITORI DEL PICCOLO ANDREA LORIS
Col sopralluogo di oggi la Polizia ha voluto verificare ed eventualmente confutare le dichiarazioni della Panarello sul tragitto compiuto con l’auto quella mattina. Gli inquirenti, insieme alla donna, si sono fermati diverse volte sembra soprattutto per cercare lo zainetto di colore blu con le stringhe gialle che il bambino aveva con se quella mattina e che non è mai stato ritrovato. Non è escluso quindi che la donna possa aver confessato dove ha abbandonato lo zainetto del piccolo Loris.
veronica panarello mamma di loris stival
Dopo avere compiuto accertamenti sul posto dove la donna avrebbe gettato lo zainetto del figlio Loris, Veronica, scortata da polizia e carabinieri e accompagnata sempre dal suo avvocato, ha compiuto dei sopralluoghi nel canalone di contrada Mulino Vecchio, dove e stato trovato il corpo del bambino e nella sua abitazione di Santa Croce Camerina dove presumibilmente si sarebbe consumato il delitto.
veronica panarello stival con uno dei figli
Come anticipato dal nostro giornale, Veronica Panarello, dieci giorni fa, ha incontrato il marito, Davide Stival, e avrebbe ammesso, per la prima volta, di non avere accompagnato il bambino a scuola, dicendo però di non ricordare nulla e ribadendo di non averlo ucciso.
andrea loris stival e la mamma
Venerdì scorso, Veronica è stata interrogata in carcere per sette ore dal sostituto procuratore Marco Rota, alla presenza del suo avvocato, Francesco Villardita. E oggi la donna dopo i sopralluoghi è stata accompagnata in Procura a Ragusa per un nuovo interrogatorio.
Per ora i magistrati inquirenti non si sbilanciano : «C’è stato un sopralluogo dopo nuove dichiarazioni rese dall’imputata, che sono coperte da segreto istruttorio e che saranno riversate al Gup nell’ambito dell’udienza per la richiesta del suo rinvio a giudizio» si è limitato a dire il procuratore di Ragusa, Carmelo Petralia, sugli sviluppi dell’inchiesta. Di certo la donna è tornata ancora davanti ai magistrati inquirenti nel giro di pochi giorni, a conferma del fatto che si tratta di un momento delicato dell’indagine.
il ritrovamento di andrea loris stival
LORIS, C’È UN «ALTO GRADO DI PROBABILITÀ» CHE LA MADRE VERONICA SIA L’OMICIDA
Veronica Panarello deve restare in carcere perché «c’è un altro grado di probabilità» della sua responsabilità nell’omicidio del figlio Loris Stival. È questa in estrema sintesi la mtoviazione con cui i supremi giudici hanno respinto il ricorso della donna contro la detenezione in carcere. Secondo gli “ermellini”, la custodia in carcere di Veronica Panarello deve essere mantenuta perchè si basa «su una coerente analisi critica degli elementi indizianti e sulla loro coordinazione in un organico quadro che appare dotata di adeguata plausibilità logica e giuridica nell’attribuzione a detti elementi del requisito della gravità nel senso della conducenza con elevato grado di probabilità della responsabilità dell’indagata per l’omicidio».
il ritrovamento di andrea loris stival
Ad avviso dei giudici della Prima sezione penale della Suprema Corte - che oggi hanno depositato la sentenza 45647 relativa all’udienza dello scorso 29 maggio che come detto ha respinto il ricorso della Panarello contro il carcere - i magistrati del riesame di Catania, con ordinanza del 3 gennaio 2015, hanno correttamente convalidato la misura cautelare per i «gravi indizi di colpevolezza» a carico della donna.
andrea loris stival
Secondo il parere dei giudici di Cassazione, tra gli elementi a carico della madre di Loris - che nei giorni scorsi ha detto al pm Marco Rota di non aver accompagnato il figlio a scuola il giorno del delitto, avvenuto il 29 novembre 2014 a Santa Croce Camerina nel ragusano - ci sono «gli spostamenti dell’indagata accertati tramite le videoriprese delle telecamere pubbliche e private», «il mancato arrivo a scuola del bambino mentre l’indagata ha continuato ad affermare di avere accompagnato a scuola Loris», «la localizzazione della Panarello tra le ore 9,25 e le ore 9,36 di quella mattina in zona prossima a quella in cui è stato trovato il cadavere, successivamente giustificata con il percorso fatto per buttare l’immondizia, benché fosse in direzione opposta a quella per Donnafugata, luogo dove la donna si doveva recare».
veronica panarello 7
Ulteriori elementi indizianti sono, prosegue la Cassazione, «il ritrovamento a casa dell’indagata di fascette di plastica del tipo di quella utilizzata per strangolare il bambino che la donna aveva giustificato sostenendo che il figlio le aveva portate in classe perché servivano per fare esperimenti, circostanza smentita dalle insegnanti». E poi, - prosegue il verdetto della Cassazione, articolato in diciassette pagine - «le menzogne dell’indagata nella ricostruzione dei suoi spostamenti», e «il fatto di non aver contattato il marito una volta resasi conto della scomparsa del figlio».
«UN SOGGETTO DALLA PERSONALITÀ CONTORTA»
Secondo la suprema corte, è stata poi la stessa Veronica Panarello a dare ai magistrati di merito gli elementi per definirla un soggetto dalla «personalità contorta». Gli “ermellini” lo sottolineano respingendo la tesi della difesa della donna che si era lamentata per il giudizio sulla personalità della Panarello espresso, secondo quanto sostenuto dall’avvocato Francesco Villardita, «privilegiando le dichiarazioni dei coniugi Dandoni che le attribuivano instabilità caratteriale», mentre altri testimoni - ha fatto presente il legale - la avevano descritta come «una madre affettuosa e protettiva« che aveva «cambiato vita da quando aveva lasciato la sua famiglia di origine nella quale aveva sofferto» perchè «a quattordici anni aveva appreso di non essere figlia di quello che credeva suo padre».
LORIS STIVAL VERONICA PANARELLO PRESEPE VIVENTE
A queste obiezioni, i supremi giudici hanno replicato che «i tratti della “personalità contorta” della Panarello, indicati dal tribunale del riesame al fine di meglio contestualizzare l’omicidio, sono stati tratti dal racconto del vissuto familiare fatto dalla stessa indagata, oltre che da circostanze riferite da testimoni quali la sorella, Antonella, l’amica e vicina di casa, Claudia Giavatto, ed anche dai commenti della madre e della sorella captati nelle conversazioni intercettate; non soltanto quindi dai coniugi Dandoni». «Pertanto, - conclude la Cassazione - il motivo di ricorso sul punto, che richiama le dichiarazioni asseritamente di segno contrario di altri testimoni non allegate, è manifestamente infondato».
VERONICA PANARELLO
Per quanto riguarda il ricorso della difesa della Panarello, la Cassazione rileva che «è stato articolato in novanta pagine, distinte in numerosi motivi e censure, promiscuamente indicate come violazione di legge e vizi di motivazione, alcune delle quali solo apparentemente diverse e affatto perspicue; si impone, quindi, la necessità di razionalizzare l’esame dei plurimi rilievi nel tentativo di ricondurli, non senza difficoltà, nell’alveo proprio del controllo di legittimità».
I supremi giudici, inoltre, rilevano che al ricorso non è stata «neppure» allegata la consulenza di parte «che indicherebbe le ragioni per le quali l’allineamento orario sarebbe errato e la tempistica indicata dagli investigatori sarebbe contraddetta», e non allegata risulta anche la consulenza medica di parte sulle modalità dell’azione omicida e quelle sulle testimonianze.