RICHIESTA DI PRECISAZIONE DA LOTTI E BOSCHI
“Caro Dago, da anni sei abituato a vederci dietro ogni macchinazione, dietro ogni crisi, dietro ogni problema. Rischi del mestiere, eravamo al Governo. Ma adesso non ci siamo più, siamo due semplici deputati e ti puoi rilassare: non siamo più così interessanti.
La ricostruzione che fai dell’accordo Pd-CinqueStelle è una barzelletta come sanno tutti gli addetti ai lavori. E noi due non siamo ai ferri corti come scrivi, anzi. Ti toccherà scegliere altri protagonisti per i tuoi scoop, Dago. Noi adesso stiamo all’opposizione. Insieme come sempre”.
Luca Lotti, Maria Elena Boschi
DAGOREPORT
DI MAIO RENZI
Un passo indietro nel tempo, a quando il segretario generale del Colle, Ugo Zampetti, abbagliato da Di Maio, convince Mattarella a lavorare su un disegno che il presidente non disdegna affatto: il primo forno, l’accordo l’accordo Pd–M5s.
E bastano pochi rudimenti di politica per capire che il famoso appello di Di Maio al Pd pubblicato sul Corrierone il 29 aprile, non poteva non essere stato condiviso dai più alti vertici dem. Martina? Franceschini? Calenda? L’unico che conta – si sa – è ancora Renzi. I gruppi sono molto meno compatti di quel che vuol far credere, ma la sua velocità e la sua arroganza gli consentono ancora il ruolo di attore protagonista.
MATTARELLA SALVINI
E proprio Renzi, a dispetto di quanto andava dichiarando pubblicamente, stava lavorando a un'intesa con i Cinque Stelle. Come spiegare altrimenti le rassicurazioni di Fico che il 26 aprile - appena 48 ore prima della lettera-appello di Di Maio – rassicurava gli italiani sul fatto che il suo mandato esplorativo aveva avuto “esito positivo” e che il dialogo era “stato avviato”? E come “Lampadina” Lotti, il fidatissimo paggetto di Renzi, che in quei giorni appariva nei retroscena (mai smentiti) come “dialogante” con i Cinque Stelle?
luigi di maio all incontro con renzi
E dunque, dicevamo: Mattarella vuol tenere fuori la Lega di Putin; Di Maio convince Zampetti che convince Mattarella dell’accordo possibile M5S-PD. A quel punto Renzi e Di Maio concordano la lettera-appello a firma Di Maio pubblicata sul Corriere il 29 aprile. E la sera del 29 aprile Renzi è pronto ad accogliere l’appello in diretta da Fazio, ma a una condizione.
Anzi, due: due ministeri, pesanti, uno per Lotti e l’altro per una signorina di Laterina, tale Maria Elena Boschi. Di Maio cede sul primo. E’ irremovibile sulla seconda: fare un governo con la figlia dell’ex vicepresidente di Banca Etruria sarebbe incomprensibile per pezzi interi di M5s e poi la base, si rivolterebbe.
Renzi Boschi
Anche Casaleggio dice no a Di Maio (pronto pure a caricarsi la Madonnina di Renzi pur di fare il governo), mette il veto. Ed è lei, Boschi, a quel punto a far saltare il tavolo. O lei sta dentro o quell’accordo non s’ha da fare. Convince – come sempre – Renzi. Rompe definitivamente con Lotti (i due erano ai ferri corti già da mesi e mesi). I dirigentoni del Pd sono su tutte le furie e soprattutto lo è Mattarella che immediatamente chiude ogni possibilità di riaprire il forno Pd- M5s e passa oltre.
BOSCHI LOTTI
Aspettiamo le prossime mosse di Meb: vigilanza Rai o Copasir. Nei palazzi si dice che la scalata è già iniziata.