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    VI MANCAVA UN SUPER-SCANDALO? DALLA FRANCIA ARRIVA 'OFFSHORE-LEAKS’


     
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    Giordano Stabile per "la Stampa"

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    Trentotto testate di tutto il mondo, 86 giornalisti investigativi, 130mila nomi di società e privati scovati in una massa di dati impressionante, due milioni e mezzo di documenti segreti su decine di società offshore per un totale di 260 gigabyte, venti volte di più di quelli messi in rete da Wikileaks nel 2010. La più grande inchiesta giornalistica «globale» sta scuotendo il mondo dei paradisi fiscali come mai prima era successo.

    È «il colpo più forte mai sferrato all'enorme buco nero dell'economia mondiale», secondo il «Washington Post». Quello dei paradisi fiscali, decine di isole e staterelli sparsi per il mondo che nascondono migliaia di miliardi i di denaro, ricchezze immense che sfuggono al controllo degli Stati e spesso nascondono evasione o elusione fiscale.

    L'inchiesta - condotta da un'associazione no profit di Washington, l'International Consortium of Investigative Journalists [Icij] - è da manualee da film giallo. Gerard Ryle, direttore dell'Icij, un anno fa mette le mani sun una piccola scatola nera, dopo tre anni di investigazione sul Firepower scandal, un caso su paradisi fiscali e frodi fiscali di grandi aziende australiane.

    Il «pacchetto» viene recapitato anonimamente a un indirizzo australiano legato a Ryle. Il disco rigido contenuto all'interno viene trasmesso al quartier generale dell'Icji che analizza per mesi i milioni di dati - contratti, fax, copie di passaporti, e-mail, corrispondenza bancaria, - tutti provenienti da due società specializzate in domiciliazioni offshore: Commonwealth Trust Limited, delle Isole Vergini britanniche e Portcullis Trustnet, con base a Singapore, operativa alle Isole Cayman, Isole Cook e Samoa.

    Per riuscire a venire a capo dell'immensa mole di dai grezza l'Icji ha usato sofisticati programmi software di analisi, di solito usati dai servizi di Intelligence, i «free text retrieval», che hanno trasformato la materia grezza in informazioni utilizzabili poi dai media. Informazioni che stanno già provocando terremoti politici, come nel caso del tesoriere del Ps francese, Jean-Jacques Augier, stretto collaboratore del presidente François Hollande.

    Da questa mattina giornali americani ed europei, dal « Guardian» alla «Sueddeutsche Zeitung», passando per la« Bbc», «Washington Post», «Le Monde» e lo svizzero «Sonntagszeitung» stanno mettendo in Rete nomi e documenti. Il «Guardian» riassume un primo elenco di 130mila «correntisti», individui e società, di oltre 170 paesi: dall'ex ministro delle Finanze mongolo, al presidente dell'Azerbaigian, alla moglie del vicepremier russo, alla ex first lady filippina Imelda Marcos, fino alla collezionista d'arte spagnola baronessa Carmen Thyssen-Bornemisza, oltre a decine di americani, tedeschi e svizzeri.

    Gli italiani finora emersi sono circa duecento, pochi i nomi noti: un ex commercialista dello studio Tremonti, Gaetano Terrin, l'hacker dello scandalo Telecom, Fabio Ghioni, una dinastia di gioiellieri milanesi e due commercialisti milanesi, Oreste e Carlo Severgnini.

    Ma la gigantesca inchiesta avrà anche ripercussioni economiche. Il «Guardian» stima che «più di 20mila miliardi dollari posseduti da milionari di tutto il mondo giacciono nei conti offshore». È quasi la metà di tutti i «debiti pubblici mondiali». E c'è da scommettere che le «agenzie fiscali» di tutto il mondo «siano interessate a buttare un occhio» in questa incredibili ricchezza «shadow» improvvisamente portata alla luce.

     

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