1. ALLARME ITALIA SUI FONDI UE
Marco Bresolin per ''la Stampa''
«Sulla proposta della Commissione sul Recovery Fund non è possibile raccogliere un consenso: il Consiglio europeo certificherà tutte le resistenze. Per questo nelle prossime settimane ci sarà un nuovo compromesso che sarà messo sul tavolo da Charles Michel, sulla base del quale inizieranno i negoziati veri e propri». Chi parla è una fonte Ue di alto livello, perfettamente al corrente delle intense trattative informali di questi giorni tra le capitali europee. Il muro alzato da alcuni governi sul piano presentato da Ursula von der Leyen sembra insormontabile.
Conte Ursula Stati Generali
Così hanno confermato ieri i leader di Svezia, Finlandia e Paesi Bassi nel corso di alcune chiamate con lo stesso Michel. E così i 172 miliardi virtualmente assegnati all' Italia (81 in sussidi e 91 in prestiti) sono destinati a rimanere nel libro dei sogni.
Quando il piano sarà approvato, la cifra verosimilmente si ridurrà in maniera significativa per una serie di motivi. Primo: il volume totale del Recovery potrebbe scendere al di sotto dei 750 miliardi proposti dall' esecutivo Ue. Secondo: il rapporto tra sussidi a fondo perduto e prestiti (al momento 500 e 250 miliardi) è destinato a cambiare. Terzo: già durante il summit di oggi si scatenerà la battaglia per modificare i criteri di distribuzione dei fondi, che per ora premiano nettamente il nostro Paese. È facile immaginare che la quota assegnata all' Italia venga rivista al ribasso.
roberto gualtieri giuseppe conte 1
Poi c' è il discorso delle condizionalità, altro tema molto caldo: per i Paesi frugali (Austria, Danimarca, Paesi Bassi e Svezia, sostenuti dalla Finlandia) la proposta della Commissione è troppo blanda. Vogliono legare l' assegnazione dei fondi a condizioni più rigide e chiedono un maggiore coinvolgimento dei governi in questo processo di "controllo". Al contrario, per Roma l' attuale meccanismo è già fin troppo rigido perché richiederà fino a quattro mesi per l' esame dei piani di riforme.
Ma non è finita. I «Frugal Four» si oppongono anche alla richiesta italiana di incrementare gli anticipi per il 2020 (al momento ci sarebbero soltanto 11,5 miliardi per tutti i 27 Stati Ue): «Se l' Italia ha bisogno di soldi ora, perché non utilizza i 37 miliardi del Mes che sono già a disposizione?», confida con un pizzico di malizia un diplomatico del Nord. Giuseppe Conte punta a presentare un' eventuale richiesta al Fondo Salva-Stati solo quando ci sarà già un accordo sul Recovery, ma questa strategia rischia di rivelarsi un ostacolo per i negoziati perché regala un argomento valido ai partner.
Per il premier non sarà affatto semplice difendere il piano della Commissione.
GIUSEPPE CONTE URSULA VON DER LEYEN
Una battaglia che condividerà con altri colleghi, in primis lo spagnolo Pedro Sanchez. Ma la strada è tutta in salita e gli ostacoli sono tanti. Non sembra insormontabile quello dei Visegrad: «Nonostante abbiano avanzato dubbi su alcuni dettagli - spiega un alto funzionario Ue -, c' è l' impressione che loro siano disposti ad accettare l' architettura globale del pacchetto. Per i Frugali invece è diverso: questi governi devono fare i conti con le resistenze interne, con dei Parlamenti che non voterebbero mai questo piano». È per questo che Charles Michel cercherà di convincerli con una nuova proposta, meno ambiziosa.
Ovviamente l' impalcatura del Recovery Fund targato von der Leyen non verrà abbattuta. Ma alcune sue caratteristiche verranno modificate. Il presidente del Consiglio europeo cercherà di "salvare" quei capitoli sui quali possono esserci margini per un' intesa e al tempo stesso elencherà quelli che evidenziano maggiori disaccordi. Dopodiché presenterà il suo "NegoBox", una nuova proposta di compromesso sulla base del quale si concentreranno le trattative nel prossimo summit, verosimilmente il 9-10 luglio. Sarà un vertice "dal vivo" e non in videoconferenza, ma non è affatto detto che sarà risolutivo.
ANGELA MERKEL MARK RUTTE
Anche ieri Angela Merkel è tornata a chiedere un accordo «entro la fine di luglio», ma un' altra fonte Ue considera «molto ambizioso» questo obiettivo: «Forse non dovremmo più dire "entro la pausa estiva", ma "entro la fine dell' estate"». Il che vorrebbe dire settembre.
Merkel ha fretta di chiudere, ma su alcuni punti la posizione della Germania è rimasta ambigua. Per esempio la Cancelliera non pare disposta a immolarsi per difendere il volume totale del Recovery: il suo ministro delle Finanze, Olaf Scholz, nei giorni scorsi ha ricordato che la proposta franco-tedesca era di 500 miliardi, non 750. Oggi Merkel chiederà inoltre di ridurre la durata del Recovery Fund (al momento è di 4 anni) e di accorciare la durata dei prestiti, stabilendo sin da ora un chiaro piano per il rimborso dei fondi raccolti sui mercati.
ursula von der leyen
2. L'EUROPA SCHERZA COL FUOCO
Stefano Stefanini per ''La Stampa''
La chiarezza non è mai diplomatica. Questo vale per l' avvertimento che saranno necessarie sostanziali modifiche al Recovery Fund proposto dalla Commissione per ottenerne l' approvazione di tutti gli Stati membri. Come descrive su queste colonne Marco Bresolin, la rottura del silenzio sulla difficile trattativa viene dai livelli più alti delle istituzioni Ue.
Una doccia fredda per chi - in Italia e altrove - aspettava la manna europea dal cielo. Una rassicurazione per i riluttanti ad aprire i cordoni della borsa.
Realpolitik di una Ue che deve bilanciare credibilità, solidarietà e coesione sotto l' onda d' urto di Covid-19.
HOEKSTRA E RUTTE
Il messaggio arriva alla vigilia del Consiglio europeo di oggi che non parlerà d' altro che di Recovery Fund. Si sa che non chiuderà la questione. Perché mettere le mani avanti adesso? Innanzitutto, per il gioco delle aspettative. Uno schieramento transnazionale di politici e di pubblico si preparava già all' incasso, nel caso dell' Italia di un pacchetto di 172 miliardi di euro. Secondo, per riconoscere voce in capitolo agli Stati membri contrari. Terzo, per preparare il terreno a un compromesso. Se ci sono due, o più, schieramenti occorre trovare un punto d' incontro che non può essere la proposta iniziale della Commissione.
Tradotto in soldoni il messaggio è "non tutti e non subito". Il pacchetto anti-crisi sarà rivisto al ribasso e nel mix "titolo gratuito"/prestiti, con in più la possibilità che i tempi si allunghino fino a settembre. L' Ue deve però stare attenta a non scherzare col fuoco. Una trattativa anche dura su quantum e mix è comprensibile. Allungare i tempi molto meno. A Bruxelles negoziati biblici fino al consenso sono all' ordine del giorno. Ma i mercati non aspettano. L' Ue si gioca la credibilità degli interventi più sul quando che sul quantum.
SEBASTIAN KURZ CON LA MASCHERINA 1
Separatamente, l' Italia riceve un secondo messaggio dal ministro delle Finanze austriaco, Gernot Blumel. Ripete in essenza la posizione dei "frugali" rigorosamente contrari a finanziamenti a titolo gratuito. In più Blumel chiede perché intanto l' Italia non utilizzi gli strumenti già messi a disposizione dall' Ue, specialmente il Mes, diventato una parolaccia nel lessico politico italiano. Ma il rifiuto del Mes a causa della "condizionalità" è difficilmente sostenibile: le condizioni che il meccanismo impone sono semplicemente di destinazione della spesa senza alcun contenuto macroeconomico. Le intenzioni italiane di attingere al futuro Recovery Fund, senza ricorrere al già disponibile Mes, rendono i frugali vieppiù restii a dare luce verde alle più avanzate proposte Ue.
Nel Consiglio europeo di oggi non ci sarà trattativa. I leader non faranno che ripetere posizioni e linee rosse già note.
GENTILONI DOMBROVSKIS
Dopo di che la partita rimane aperta. L' Italia trova una strada più in salita di quanto non sembrasse dopo l' iniziale proposta della Commissione. Cosa fare? Innanzitutto, tener duro sul negoziato cercando di ottenere il massimo, ma sapendo di doversi accontentare di qualcosa di meno. Raddoppiare gli sforzi diplomatici anche nei confronti dell' opposizione dei frugali e del quartetto Visegrad, con cui cercare anche merce di scambio su altri terreni. Preparare un piano d' utilizzo dei fondi Ue con un credibile itinerario di graduale rientro dall' indebitamento aggiuntivo ex coronavirus.
E' infine essenziale ridimensionare il ruolo dell' Ue nella critica congiuntura economica e sociale a cui l' Italia va incontro. Dall' Ue possiamo aspettarci un aiuto esterno, più o meno ingente, più o meno condizionale. Se sarà manna ben venga, ma dovremo ugualmente traversare il deserto con le nostre gambe.