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    VI RICORDATE LA STORIA DEL 54ENNE ROMANO CHE CE L'AVEVA A MORTE CON LA PASTICCERIA SOTTO CASA? - FEDERICO F. ERA STATO ARRESTATO DOPO CHE AVEVA MINACCIATO, ARMATO, UNA STRAGE. POI È STATO RIMESSO IN LIBERTÀ, MA HA CONTINUATO LA SUA BATTAGLIA GETTANDO DALLA SUA ABITAZIONE URINA, PETARDI, MOZZICONI E GIUSTIFICANDOSI: "ODIO L'ODORE DEI DOLCI" – PER QUESTO IL GIUDICE LO HA SPEDITO AI DOMICILIARI, AVVERTENDOLO CHE…


     
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    “BASTA CO’ STI CORNETTI, ANDATE A VENDERE LE CACIOTTE” – LA BATTAGLIA DI UN 54ENNE ROMANO CONTRO LA PASTICCERIA SOTTO CASA: DAI MESSAGGI DENIGRATORI SU FACEBOOK (“HO VISTO UN TOPO DI UN METRO E MEZZO”) È PASSATO ALL’AGGUATO ARMATO CONTRO LA “PUZZA” PROVENIENTE DAL CAMINO – MARTEDÌ È SCESO IN STRADA CON UN’ARMA E HA INIZIATO A DARE DI MATTO: “IO FACCIO UNA STRAGE, VI AMMAZZO” – LA LETTERA ANONIMA FIRMATA “GRUPPO NAZISTI RISORTI”

    https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/ldquo-basta-co-rsquo-sti-cornetti-andate-vendere-caciotte-rdquo-204644.htm

     

     

    Minacce petardi e sputi contro la pasticceria: «Odio l'odore dei dolci»

    Adelaide Pierucci per “il Messaggero”

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    Con l'account facebook falso di Federico Senzanome, sperava di allontanare la clientela della pasticceria e ridurre il giro di produzione: «In vent'anni zero ristrutturazioni. Uno schifo. Ci sono pure i topi». E con gli sputi sulla vetrina, l'urina e i petardi lanciati dalla finestra contava di scoraggiare il proprietario, tartassato pure con lettere anonime («Avvelenano la gente» e minacce: «Faccio una strage»).

     

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    Ha provato ogni forma di molestia un cinquantenne romano per liberarsi dagli odori provenienti dalla pasticceria sotto casa all'Appio Latino. Le fragranze delle torte appena sfornate, della crema chantilly, dei cornetti caldi e dei bigné venduti nella nota pasticceria Rugiati, in via Tommaso da Celano, gli offuscavano talmente la mente da trasformarlo in uno stalker condominiale. Un persecutore del cornetto caldo, che, ironia della sorte, da giorni è costretto a convivere giorno e notte con gli aromi tanto odiati, dopo che il giudice, valutati cinque anni di angherie, lo ha messo agli arresti domiciliari.

     

    A Federico F. non era bastato presentarsi a maggio davanti alle vetrine con una pistola in mano e l'avvertimento: «Faccio una strage... Vi ammazzo tutti», finendo arrestato per resistenza ai poliziotti intervenuti su richiesta del pasticciere, a un passo dal Parco della Caffarella. Rimesso in libertà aveva continuato l'opera di dissuasione contro la rivendita. Così il caso è tornato in procura e il pm Vincenzo Barba ha sollecitato un mandato di cattura.

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    Il giudice Andrea Fanelli ha accolto la misura risparmiandogli la cella in favore dei domiciliari con una avvertenza. «Di fronte a ogni tentativo di comunicare con l'esterno, compreso tramite internet, la misura potrà essere sostituita col carcere». «Considerata la durata e la pervicacia delle condotte», il giudice aveva infatti ipotizzato che lo stesso non si sarebbe astenuto dalla commissione degli stessi reati. Nel corso degli anni lo stalker anti-bignè (difeso dall'avvocato Riccardo Sforza) con cadenza quasi quotidiana (almeno due o tre volte a settimana) aveva gettato dalla propria abitazione verso il laboratorio della pasticceria, al piano di sotto, «urina, carte incendiate, petardi accessi, mozziconi di sigarette».

     

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    Come se non bastasse, il proprietario della pasticceria si era ritrovato con tracce di sputi e urina davanti all'ingresso nonché colla nelle serrature del locale. Ma sono state le minacce di morte allargate alla famiglia e ai dipendenti a spingere il patron della pasticceria a presentare a luglio l'ultima denuncia. Proprio in una delle ultime querele il pasticcere aveva riferito che il condomino molesto a pochi giorni dal suo arresto non solo aveva ripreso i consueti lanci ma gli aveva fatto ritrovare anche ritrovare su un tavolo la foto del suo persecutore con una pistola. Il giudice non ha avuto così «dubbio sulla natura persecutoria delle condotte dell'indagato reiterate in modo ossessivo a causa della asserita insostenibilità degli odori provenienti dal laboratorio». Esalazioni profumate che ora dovrà subire per forza. In alternativa, il carcere.

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