1. CONTE SPERA DI ARRIVARE A METÀ MAGGIO PER FAR INGOIARE IL MES AL M5S
Dall'articolo di Tommaso Ciriaco e Alberto D'Argenio per ''la Repubblica''
giuseppe conte luigi di maio
Duecentotrentacinque punti base: con certi numeri è impossibile scherzare senza bruciarsi. È metà pomeriggio, lo spread galoppa. Da alcune ore grillini e Pd duellano sul Mes. Cavalcando la tensione, Luigi Di Maio fomenta il malumore dei gruppi parlamentari e cerca di riprendere in mano la guida del partito. Chiede ai fedelissimi di picchiare sul Fondo Salva Stati. E non sono solo i 5S più radicali. "Il Salva Stati senza condizionalità - scandisce il capogruppo alla Camera Davide Crippa - non esiste!".
(…)
Palazzo Chigi, come il Tesoro, pensano che quella strada potrebbe essere percorsa. E sancendo la tregua, spostano il problema in avanti, di un mese almeno: il nuovo Mes non sarà comunque pronto prima della seconda metà di maggio. A quel punto - e di fronte a parametri macroeconomici che si fanno di settimana in settimana più preoccupanti - Conte (sostenuto dai ministri 5S) ritiene di poter far rientrare la fronda pentastellata, sancendo un nuovo patto con Di Maio. Che per adesso alza il prezzo, ma punta a un accordo per riprendere il controllo di fatto del Movimento.
SILVIO BERLUSCONI ANTONIO TAJANI
Nel frattempo, comunque, il premier coltiva un rapporto stretto con la fazione più moderata dell'opposizione. L'operazione dei "responsabili" non si è mai fermata e potrebbe portare frutti già nei prossimi giorni, per bilanciare eventuali diaspore dell'ala radicale grillina. Ma anche il confronto con Forza Italia sembra essersi intensificato. Tanto che Antonio Tajani sente il premier con cadenza quasi quotidiana, rappresentando la linea sancita da Silvio Berlusconi: "Senza una soluzione alternativa concreta, questo governo non deve cadere".
2. LA MOSSA DI CONTE SUL MES IL VOTO IN PARLAMENTO SOLO AL MOMENTO DELL'ATTIVAZIONE
Marco Conti per “il Messaggero”
Lo spread sale, la borsa di Milano crolla, la Bce compra a manetta titoli pubblici italiani (37 miliardi solo la scorsa settimana), mentre M5S e Pd discutono del Fondo salva-stati (Mes). A metà giornata è Giuseppe Conte ad intervenire chiamando i capidelegazione e invitandoli a cessare la polemica. «Abbiamo sempre giocato da squadra, ora ci troviamo in uno dei momenti più delicati della nostra storia, ed è bene che si torni a giocare da squadra», il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, tornato di fatto a guidare il M5S, è il primo a gettare acqua sul fuoco.
LA BARRA
giuseppe conte nicola zingaretti 1
Poco dopo anche il segretario del Pd Nicola Zingaretti ringrazia il governo per i «risultati importanti» consegnati al Consiglio Europeo. Ma Zingaretti invita anche il governo a valorizzare «le novità che anche grazie all'iniziativa italiana sono state introdotte e strumenti che possono essere preziosi per ripartire». Il nodo dell'utilizzo o meno del Mes resta e la sordina che palazzo Chigi prova a mettere alle polemiche non copre tutto il nervosismo che taglia la maggioranza, anche perché il reggente del M5S, Vito Crimi, in un'intervista al Fatto tira in ballo la durata del governo.
Gualtieri Conte
A metà pomeriggio Conte decide di intervenire perché - scrive sui social - il dibattito «rischia di dividere l'Italia» e, anche se non lo dice, mina la battaglia che intende condurre sui Recovery bond. Conte sostiene, non a torto, che ora la discussione è inutile e che solo alla fine della trattativa Ue «potremo valutare se questa nuova linea di credito (il Mes, ndr) pone condizioni, quali condizioni pone, e solo allora potremo discutere» e «questa discussione dovrà avvenire in modo pubblico e trasparente, dinanzi al Parlamento, al quale spetterà l'ultima parola».
La correzione di linea piace a tal punto al Pd che Dario Franceschini interviene a stretto giro di posta per definire «ragionevoli le parole di Conte» perché «non è il tempo di posizioni pregiudiziali». «Verificheremo - aggiunge il ministro - se ci sarà la conferma di uno strumento, Mes o come verrà chiamato, senza condizionalità per affrontare la spesa sanitaria».
giuseppe conte dario franceschini
Soddisfatto anche il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri che guarda anche alla trattativa ancora in corso e che l'Italia deve condurre con la massima unità, almeno delle forze di governo. Resta il fatto che il presidente del Consiglio rinvia il confronto a quando il Parlamento dovrà discutere delle decisioni del Consiglio europeo e chiedere l'attivazione del Mes.
L'appuntamento rischia di diventare un vero e proprio spartiacque della legislatura qualora le posizioni nella maggioranza dovessero rimanere quelle attuali e se il Pd chiederà di utilizzare il Mes perché il board dell'eurogruppo e gli uffici del Mes hanno messo nero su bianco che non ci sono condizionalità - presenti e future - per chi spende per i danni provocati dalla pandemia. A quel punto occorrerà vedere cosa farà il M5S che - almeno per ora - non vuol sentir parlare del Mes mettendo in dubbio anche le proposte che l'Eurogruppo ha concordato e che ora dovranno essere ratificate dal Consiglio europeo.
giuseppe conte e ursula von der leyen a bruxelles
«Le condizionalità del Mes esistono e il fatto che siano light non cambiano la sostanza - sostiene il sottosegretario grillino Manlio Di Stefano - vieni spinto dentro l'austerity passando dalla porta di servizio, invece che dall'ingresso principale». «Il Mes è un cappio al collo dell'Italia. Quelli del Mes non sono soldi regalati, come qualcuno vuole far credere, ma ulteriore debito», incalza il collega di governo e di partito Stefano Buffagni che poi torna ad evocare gli eurobond. Sulla stessa linea del M5S sono la Lega e FdI, mentre Silvio Berlusconi ha dettato a FI una posizione opposta e pienamente favorevole all'utilizzo del Mes «senza condizioni».
macron conte
Una cartina di tornasole su come si schierano i partiti si avrà oggi all'europarlamento quando si voterà una mozione in favore dei quattro pilastri messi in campo dall'Europa per arginare la crisi (Sure, Bei, Mes e Recovery). «Il M5S voterà con la Lega?», si chiede Benedetto della Vedova (+Europa). Unico tema che mette d'accordo tutti sono gli eurobond. Uscire dal Consiglio Ue con qualche certezza in più su tempi e quantità dei Recovery bond potrebbe servire a Conte per convincere i grillini. Ieri Ursula Von Der Leyen ha ricordato che «le azioni prese finora rappresentano nell'Ue quasi tremila miliardi di euro»,