olivier giroud attaccante del milan 7
Stefano Agresti per il “Corriere della Sera”
Il Milan nell'ultimo calciomercato ha comprato 11 calciatori: 7 sono stranieri e vengono dall'estero. Il Venezia è andato oltre: 11 su 11, prestiti esclusi. Dalla lotta per lo scudetto alla bagarre salvezza, la scelta è comune: meglio lo straniero. Anzi: meglio lo straniero, a patto che arrivi dall'estero. Il motivo? È racchiuso, anche e soprattutto, in due parole: decreto Crescita. Il decreto è entrato in vigore nel 2019 e ha stravolto il modo di fare calcio delle società.
Se in passato alcune di loro erano orientate a prendere giocatori oltreconfine per motivi vaghi - costi inferiori dei cartellini, rapporti ambigui con procuratori avventurieri - adesso a spingerle è addirittura una legge dello Stato: se un calciatore viene da un campionato estero e rimane almeno due anni da noi, paga la metà delle imposte.
calcio soldi
E visto che i contratti vengono discussi al netto, i vantaggi per i club sono enormi. Esempio: un giocatore che guadagna un milione netto a stagione per 5 anni alla sua società costa, al lordo, circa 10 milioni; se può usufruire del decreto Crescita, si scende a 7,5. La Nazionale di Mancini ha vinto uno straordinario Europeo con un gruppo di ottimi calciatori, molti dei quali cresciuti da noi avendo tempo e possibilità per farlo. Ma cosa ne sarà della nuova generazione di potenziali azzurri, che rischia di trovare sempre meno spazio?
CERVELLI IN FUGA
«Il decreto Crescita è nato con un intento nobile: far rientrare in Italia i nostri cervelli, dai ricercatori agli scienziati, fuggiti all'estero perché guadagnano di più. È diventato però qualcosa di profondamente diverso, almeno nel calcio, perché spalanca le porte del nostro Paese agli stranieri. E così roviniamo tutto, anche il grande lavoro di Mancini».
Sono parole di Tullio Tinti, storico agente di grandi calciatori, dai fratelli Inzaghi a Pirlo fino a Toni e oggi, tra gli altri, Bastoni e Raspadori. Lancia un grido d'allarme, invoca un cambiamento: «Il 50 per cento della forza di un calciatore è la personalità, e quella la si acquista scendendo in campo con continuità, invece anche nei campionati minori preferiscono gli stranieri. Il decreto Crescita è discriminatorio nei confronti dei giocatori italiani».
david beckham 5
La legge che favorisce il ritorno in patria dei nostri cervelli, applicata al calcio, ha effetti contrari rispetto alle intenzioni. E diventa simile alla famosa «Ley Beckham», introdotta in Spagna dal governo Aznar nel 2005 e sfruttata dal Real per ridurre le imposte sugli ingaggi dei Galacticos. Il decreto Crescita raggiunge il suo scopo quando consente all'Inter di riportare da noi Conte, oppure alla Juve di riprendersi Kean: questi sono cervelli, o piedi buoni, che tornano a casa.
Ma diventa penalizzante se uno straniero viene preferito a un italiano di uguale valore, o magari più forte, perché per il primo l'impatto delle tasse pesa la metà. «Così ci riempiamo di stranieri scarsi e i giovani italiani rimangono senza squadra. Anche la federazione dovrebbe farsene carico: il presidente Gravina conosce la situazione».