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    PENSATE CHE IL COVID SIA SPARITO? NO, I CONTAGI STANNO AUMENTANDO - NELLA SETTIMANA DI FERRAGOSTO IN MOLTI SI SONO BEN GUARDATI DAL FARSI TAMPONARE E HANNO DIFFUSO IL VIRUS - QUANDO SI TORNERÀ IN UFFICIO E A SCUOLA SENZA MASCHERINA E SENZA DISTANZIAMENTO IL RISCHIO DI UN AUTUNNO CON UN’IMPENNATA DI CASI, E DI CONSEGUENZA CON UN AUMENTO DEI MORTI, È PIÙ CHE REALE. E PER I PROSSIMI MESI UN PIANO NON C’È…


     
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    Giampiero Maggio per www.lastampa.it

     

    contagi luoghi di vacanza contagi luoghi di vacanza

    Roberto Battiston, fisico e docente all’Università di Trento e uno dei massimi esperti nell’interpretazione dei dati sul Covid e sull’andamento della pandemia, lo dice senza mezzi termini: «Credo che abbandonare l’uso delle mascherine e del distanziamento sia un grave errore, in particolare con il rientro dei ragazzi a scuole e il ritorno in ufficio». Così, con i dati odierni alla mano che indicano una ripresa dei contagi dopo una pausa durata alcune settimane, le prospettive per l’autunno inverno non sono rassicuranti. Ma è davvero così? No, secondo Roberto Cauda direttore dell’Unità operativa complessa del Policlinico Gemelli di Roma e revisore scientifico dei parametri Covid del governo: «Non credo in una nuova ondata in autunno, ma a due condizioni: che non subentrino nuove varianti e che si faccia, laddove è consigliato, la quarta dose di vaccino».

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    I dati Gimbe

    Cinque settimane di calo e ora il numero dei contagi torna a salire. Motivo: l’abbassamento delle misure di contenimento, il calo della protezione garantita dai vaccini e una maggiore “leggerezza” nella gestione dei contatti, ha riportato un incremento dei casi. Questo, secondo gli esperti. E i dati lo confermano. «I casi settimanali sono in aumento –spiega Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – con un +18,7% rispetto alla settimana precedente». Si tratta di un'inversione di tendenza dovuta in parte al "rimbalzo" conseguente al minor numero di contagi rilevati nel lungo weekend di Ferragosto, in parte al «verosimile aumento della circolazione virale».

     

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    Nella settimana 17-23 agosto i nuovi casi sfiorano quota 178 mila, con una media mobile a 7 giorni di oltre 25 mila casi al giorno; in tutte le Regioni, ad eccezione di Emilia-Romagna (-9,1%) e Umbria (-0,4%), si registra un incremento percentuale dei nuovi casi (dal +8,1% della Liguria al +56,4% della Calabria). Rispetto alla settimana precedente, in 95 Province si rileva un incremento dei nuovi casi (dal +1,8% di Catania e Trapani al +79,4% di Catanzaro), nelle restanti 12 Province si rileva una diminuzione (dal -0,1% di Savona al - 25% di Forlì-Cesena). L'incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti in 6 Province: Crotone (784), Catanzaro (728), Vibo Valentia (652), Pescara (617), Belluno (528) e Teramo (522).

    TAMPONE TAMPONE

     

    Cosa aspettarsi per l’autunno

    Ma la domanda ora che molti si pongono è che cosa accadrà questo autunno quando, appunto, scuole e uffici si ripopoleranno e i contatti al chiuso inevitabilmente aumenteranno. Il rischio sarà un’inevitabile incrementi dei contagi. E seppure questo tipo di variante – la Omicron 5, ormai dominante in Italia – è molto meno virulenta rispetto alle precedenti varianti, è vero che, aumentanto il numero dei contagi e, quindi, degli infetti attivi, aumenterà di conseguenza il numero di morti per Covid.

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    È sempre Battiston a spiegare: «Calcolando il rapporto degli infetti attivi/morti e prendendo, per quest’ultimo dato, il valore mediato dell’ultima settimana, (100 vittime ndr) otterremo il rapporto 1,5 per 10mila infetti». Questo parametro, 1,5, era molto più alto durante la prima e la seconda ondata, arrivando fino a 20 e 30 in alcuni casi, ma non è un valore che deve essere sottovalutato. Aumentando gli infetti attivi aumenta, di conseguenza, anche questo parametro. Inevitabile, dunque, che nel corso dell’autunno potremo andare incontro a nuovi picchi e a situazioni di rischio.

     

    proteggere gli anziani proteggere gli anziani

    E a preoccupare sono sempre i morti. L’Italia, sotto questo profilo, è uno dei paesi messi peggio a livello europeo. La conferma che il dato sul numero dei morti non sia mai calato arriva anche dall’ultimo report di Gimbe. In Italia si registra, infatti, una sostanziale stabilità sul fronte dei decessi Covid: 759 negli ultimi 7 giorni (di cui 80 riferiti a periodi precedenti), con una media di 108 al giorno rispetto ai 107 della settimana precedente. Il dato dei morti, commenta Cartabellotta, «rimane molto elevato, alimentando il dibattito sui criteri per definire le morti Covid e addirittura la richiesta di una commissione medica di inchiesta sulla mortalità Covid in Italia».

     

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    Secondo i dati pubblicati dall'ultimo report dell'Istituto superiore di sanità, relativi ai decessi di persone con diagnosi di Covid tra il 24 giugno e il 24 luglio 2022, il tasso grezzo di mortalità per 100.000 persone, segnalano da Gimbe, è molto più elevato tra i non vaccinati che tra i vaccinati con tre dosi: 19,1 contro 5,3 per la fascia 60-79 anni e 327,2 contro 48,2 per gli over 80. Tuttavia, a fronte di questa efficacia molto elevata, negli over 60 che hanno completato il ciclo vaccinale con 3 dosi si rileva un progressivo aumento del tasso grezzo di mortalità: in particolare, dopo aver toccato il valore mimino per i deceduti con diagnosi di Covid nel periodo 20 maggio-19 giugno è aumentato in poco più di un mese da 1,5 a 5,3 nella fascia 60-79 anni (+253%) e da 11,8 a 48,2 negli over 80 (+309%).

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    «L'attuale numero dei decessi - spiega Cartabellotta - in particolare negli over 80 è dunque fortemente condizionato sia dalla circolazione virale sia dal progressivo declino della protezione vaccinale nei confronti della malattia grave dopo 120 giorni dalla terza dose, indipendentemente da altre variabili quali comorbidità, sottoutilizzo farmaci antivirali, problematiche organizzative, criteri per definire il decesso Covid».

     

    Un piano per l’autunno: non c’è

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    Cartabellotta sottolinea come «non sia è ancora stato reso pubblico alcun piano di preparazione per la stagione autunno-inverno, fortemente invocato dalla Fondazione Gimbe sulla scia delle raccomandazioni dell'Oms Europa: aumentare le coperture vaccinali (con tre dosi) nella popolazione generale; offrire la quarta dose alle persone a rischio dopo 120 dalla somministrazione della terza; promuovere l'utilizzo delle mascherine al chiuso e sui mezzi pubblici; aerare gli spazi pubblici affollati, quali scuole, uffici, bar e ristoranti, mezzi di trasporto pubblico;

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    applicare rigorosi protocolli terapeutici per le persone a rischio di malattia grave. In assenza di certezze su quando sarà pienamente operativo il nuovo esecutivo, il rischio concreto è quello di trovarsi in piena stagione autunnale ad inseguire il virus per l'ennesima volta, compromettendo la salute e la vita delle persone più fragili e ritardando l'assistenza sanitaria per i pazienti con altre patologie».

     

    Cauda: “Non credo ad un’altra ondata”

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    Chi invita alla calma, dunque, è il professor Cauda. «Non credo ad una ondata autunnale, non ci sono le condizioni e la comunità scientifica, in tal senso, è concorde». La variante Omicron 5 si è dimostrata meno “cattiva” rispetto alle precedenti mutazioni del virus e secondo Cauda l’aumento dei casi (ricordiamoci che i dati che vediamo oggi sono la conseguenza di ciò che è avvenuto 15 giorni fa) è dovuto «ad un aumento degli spostamenti delle persone, causa ferie, durante le scorse settimane». Insomma, di contatti più frequenti. E per l’autunno? «Credo poco ad una nuova ondata, a meno che non subentri una nuova variante». Resta fondamentale il richiamo vaccinale? «Sì, per i fragili e i più anziani».

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