• Dagospia

    "VI SPIEGO PERCHÉ BERLUSCONI AL COLLE NON SAREBBE UNO SCANDALO" - MUGHINI ASSOLVE IL "BANANA" IN OTTICA QUIRINALE: "MALGRADO LE ACCUSE E LE SENTENZE A DANNO DI BERLUSCONI, DELLA NOSTRA STORIA REPUBBLICANA LUI NON NE È UN FRUTTO MARCIO E BASTA. TUTT’ALTRO. NE È UN PROTAGONISTA ASSOLUTO NEL BENE E NEL MALE, DUE VALORI CHE NELLA STORIA DEGLI UOMINI NON SONO SEMPRE SEPARABILI AL MODO DELLE DUE METÀ DI UNA MELA COME CREDONO O FINGONO DI CREDERE I BEOTI"


     
    Guarda la fotogallery

    Giampiero Mughini per www.huffingtonpost.it

     

    giampiero mughini 2 giampiero mughini 2

    Leggo sul “Fatto” di venerdì 10 dicembre la lettera di una lettrice, Susanna di Ronzo, entusiasta della loro petizione volta a dannare la candidatura di Silvio Berlusconi al Quirinale: “Ho firmato la vostra petizione con la soddisfazione di aver sostenuto una causa importante: impedire, se si riuscirà, l’evento più nefasto della storia repubblicana.

     

    Se avesse potuto, anche Mirtillo (il mio gatto, qui accanto nella foto) avrebbe firmato”. E dunque, con tutto il rispetto per il gatto Mirtillo e per i lettori del “Fatto” (un quotidiano che anch’io leggo ogni mattina), la domanda è la seguente.

     

    La candidatura di Berlusconi al Quirinale è in linea di principio davvero insopportabile per una “brava persona” com’è certamente la signora di Ronzo ma come certamente lo sono anch’io? Ho detto in linea di principio, per il resto ognuno sceglierà come vorrà. Quanto a me, se io fossi un parlamentare della Repubblica, su cento volte che si votasse per scegliere il Presidente della Repubblica cento volte apporrei sulla scheda elettorale il nome di Giuliano Amato.

     

    SILVIO BERLUSCONI AL QUIRINALE MEME SILVIO BERLUSCONI AL QUIRINALE MEME

    Se ne sto scrivendo, avrete capito che nel mio giudizio quella candidatura è del tutto legittima e questo perché Berlusconi appartiene in toto alla nostra storia repubblicana recente la più vera e la più profonda.

     

    Mattarella Quirinale Osho Berlusconi Mattarella Quirinale Osho Berlusconi

    Se è vero che la borghesia imprenditoriale e produttiva è un nervo centrale di una moderna società industriale, pochi altri borghesi italiani si sono fatti valere quanto Berlusconi. E’ sotto gli occhi di tutti, e purché non siano dei forsennati a dire la loro. Creare aziende, produrre, intraprendere, farsi strada a colpi di gomito nel mercato del denaro (la Mondadori era sulle soglie del burrone dopo il suo tentativo fallito di creare un canale televisivo privato) non è uno sport olimpico, e vorrei che qualcuno mi si presentasse a dimostrarmi il contrario.

     

    silvio berlusconi al quirinale silvio berlusconi al quirinale

    Malgrado le accuse e le sentenze a danno di Berlusconi, di quella storia lui non ne è un frutto marcio e basta. Tutt’altro. Ne è un protagonista assoluto nel bene e nel male, due valori che nella storia degli uomini non sono sempre separabili al modo delle due metà di una mela come credono o fingono di credere i beoti. Certo che Berlusconi è stato condannato per un’evasione fiscale che ammontava non ricordo più se a sette/otto milioni di euro, solo che in quello stesso anno la centrale televisiva da lui creata dal nulla di tasse ne aveva pagate allo Stato qualcosa di vicino a 750 milioni di euro.

     

    silvio berlusconi al quirinale silvio berlusconi al quirinale

    Se mettiamo le due cifre sulla bilancia, quale conta di più ai fini di un giudizio storico che guardi all’assieme dei fatti e al loro intreccio? O siamo ancora alla puttanata che Massimo D’Alema si lasciò scappare durante la campagna elettorale del 1994, quella in cui Berlusconi debuttò quale leader politico di centro-destra, e cioè all’augurio che Berlusconi si riducesse a dover chiedere l’elemosina a Parigi dopo essere stato bandito dall’Italia.

     

    Quanto ai miei rapporti con Berlusconi, metto le mani avanti. Fu lui a telefonarmi all’indomani di una trasmissione televisiva del 1992 di casa Mediaset dove un giornalista aveva pronunziato che Berlusconi aveva appena vinto un Oscar cinematografico e io gli avevo ribattuto che non era così, che era stato il regista italiano Gabriele Salvatores ad avere vinto l’Oscar per il miglior film in lingua straniera (“Mediterraneo”), un film prodotto dalla Medusa, la casa cinematografica di proprietà di Berlusconi. Ebbene lui mi aveva telefonato a ringraziarmi del fatto che io avessi parato quell’eccesso di lingua adulatrice. Qualche tempo dopo Berlusconi mi invitò ad Arcore, a dirmi che avrebbe voluto che io conducessi una trasmissione made by Mediaset.

     

    silvio berlusconi al quirinale 1 silvio berlusconi al quirinale 1

    Non se ne fece nulla, niente di grave. Ho continuato a lavorare per Mediaset, ma non era lui il mio interlocutore. Non gli devo un euro o per averlo incensato a ora di pranzo nel maledire i magistrati d’accusa, o perché vendessero un fottìo di copie miei eventuali libri che lo infangavano dalla prima all’ultima pagina. Sto parlando di Vittorio Sgarbi e di Marco Travaglio? Sì, sì.

     

    Se mi piacessero quelle sue serate romane o milanesi dove di puttanelle a cena con Berlusconi ce n’erano gruzzoli? In linea di massima non metto becco nelle cose private degli uomini pubblici.

     

    Berlusconi Silvio Berlusconi Silvio

    Ho imparato a fare questo mestiere a un tempo in cui nessuno di noi avrebbe messo becco su quali fossero i nomi e i cognomi delle signore romane che andavano a far visita a Bettino Craxi all’ultimo piano dell’albergo Raphael di proprietà di un ex comunista. Una di loro, la mia indimenticabile amica Marina Ripa di Meana, me ne raccontava qualcosa.

     

    Erano fattacci di Craxi, e basta. Certo, a dire di un altro grande leader politico europeo che stravedeva per le donne, il francese François Mitterrand, ero contento che alle sue cene ci fosse Françoise Giroud, la direttrice dell’ “Express” che non mi ricordo più in quale anno venne indicata come il migliore giornalista di Francia.

     

    BERLUSCONI DECADENZA FOTO LAPRESSE BERLUSCONI DECADENZA FOTO LAPRESSE

    Fattacci loro, di cui terrei conto se dovessi scrivere una biografia dell’uno o dell’altro. Per il resto conta l’essenziale, e cioè che nel caso italiano e dopo che la magistratura d’accusa aveva distrutto i cinque partiti che avevano guidato la Ricostruzione italiana del secondo dopoguerra, non c’era in campo alcun altro leader politico a rappresentare il versante borghese e liberale del nostro Paese. Nessun altro se non Berlusconi. Tutto il resto è fuffa.

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport