Giacomo Galanti per “la Repubblica – ed. Roma”
francesco caracciolo di sarno
È stato il presidente Francesco Caracciolo di Sarno a ordinare che un esterno all'ufficio regionale degli Ostelli di via Poma andasse a inserire i dati della contabilità nel computer dopo il licenziamento di un ragioniere. Anche se non serviva.
E in quelle stanze Simonetta Cesaroni, mandata da una piccola e oscura società di amici dello stesso Caracciolo, troverà la morte il 7 agosto 1990. La società in questione è la Reli e i due titolari erano Ermanno Bizzocchi e Salvatore Volponi. Sulla presenza non indispensabile di Simonetta in via Poma, un'impiegata amministrativa degli Ostelli, nel 2007, spiega ai magistrati che c'era un altro dipendente che «seguiva la contabilità, quindi non c'era grande urgenza di mettere lì una persona. Comunque lui (Caraccio ndr) ha insistito».
simonetta cesaroni
Insomma, l'impiegata della sede nazionale aveva trovato come soluzione quella di mandare un ragioniere dell'ufficio centrale per due pomeriggi a settimana. Il suo compito poi sarebbe stato di addestrare un'altra impiegata del regionale.
«Io mi ricordo - continua - che all'epoca suggerii a Caracciolo di fare addestrare un collega che aveva un diploma di ragioneria, senonché lui non volle. Anzi mi ricordo che mi prese a improperi telefonicamente perché secondo lui avevo fatto una proposta stupida. Vabbè punti di vista».
il verbale di una ex dipendente dell'aiag
Certo che Caracciolo non era nuovo a sfuriate. Sempre nello stesso verbale, e lo ribadirà anche a processo, l'impiegata afferma: «La ragazza all'inizio fu affiancata da un ragionier il quale mi disse che la ragazza era molto sveglia e preparata. Proprio per tale motivo dopo un po' suggerii all'avvocato Caracciolo di assumere direttamente la Cesaroni. L'avvocato mi rispose in maniera irripetibile che la ragazza non avrebbe mai accettato di lavorare» per gli Ostelli «visto lo stipendio favoloso che aveva presso la Reli».
Peccato che la Reli fosse una piccola società che pagava poco e in nero Simonetta e utilizzava come ufficio il tinello della casa della madre di uno dei due soci e che avrebbe chiuso i battenti pochi anni dopo.
il palazzo di via poma 2
E anche se nelle tante deposizioni il presidente afferma che non si interessava della gestione degli Ostelli e che delegava sempre, da questi verbali sembra proprio il contrario. Per esempio è interessante, a proposito delle ferie del tutor di Simonetta, la risposta che l'impiegata amministrativa dà all'avvocato di Raniero Busco, Paolo Loria, quando a processo le chiede: «Chi decide che (Simonetta ndr) deve continuare il pomeriggio da sola?». «L'avvocato Caracciolo», risponde.
Ecco, il presidente si occupava eccome della gestione dell'ufficio regionale degli Ostelli, tanto da aver chiesto espressamente di spostarli dal Foro Italico a via Poma, a due passi da casa sua, facendo così spendere più soldi all’associazione.
simonetta cesaroni
E proprio questo suo fare disinvolto, e forse anche l'eco mediatico del delitto, porteranno l'Associazione nazionale degli Ostelli a commissariare il comitato regionale e a estromettere, nel gennaio '92, Caracciolo dalla presidenza, come risulta da un lungo documento che abbiamo potuto visionare.
simonetta cesaroni
L'impiegata, sempre nello stesso verbale, afferma che gli Ostelli regionali furono commissariati «perché la gestione (di Caracciolo ndr) non era in linea con le direttive» del Comitato nazionale. Confermando che si trattava di una gestione «un po' clientelare».