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    CHE SFIZIO L’ORIFIZIO – UN DETENUTO AL CARCERE DI VIBO VALENTIA NASCONDEVA UN MICROCELLULARE NELL’ANO: IL ARRIVAVA DA UN CARCERE DELLA SICILIA E IL TELEFONINO GLI È STATO TROVATO AL MOMENTO DELL’INGRESSO – LA PASSIONE DEGLI ‘NDRANGHETISTI PER I SEX TOYS: ALL’INIZIO DEGLI ANNI NOVANTA FURONO SEQUESTRATI…


     
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    Carcere di Vibo, micro telefono trovato a un detenuto

    Da https://catanzaro.gazzettadelsud.it/

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    Un altro micro telefono cellulare è stato rinvenuto nel carcere di Vibo. Come il precedente caso a nasconderlo negli orifizi intimi un detenuto da poco trasferito nella casa circondariale vibonese.

    A darne notizia Francesca Bernardi, segretaria territoriale della Uilpa Polizia Penitenziaria di Vibo Valentia. Il detenuto arrivava da un carcere della Sicilia e il telefonino gli è stato trovato al momento dell'ingresso.

     

    carcere carcere

    "A distanza di poco più di due settimane - commenta la Bernardi - di nuovo le donne e gli uomini coordinati dal dirigente di Polizia penitenziaria Domenico Montauro, ieri sera hanno dato prova di perspicacia e professionalità rinvenendo un micro-telefono cellulare abilmente occultato da un detenuto, da poco giunto da altro istituto, in un orifizio intimo.

    gino molinetti alias la belva gino molinetti alias la belva

     

    Il Reparto del Corpo di polizia penitenziaria della Casa Circondariale di Vibo Valentia - prosegue - dimostra ancora una volta la sua alta professionalità, nonostante le ataviche carenze di risorse e le problematiche gestionali, e sembra quasi essere specializzato nel ritrovamento di telefoni cellulari che, in queste due circostanze consecutive, sono stati rinvenuti su detenuti provenienti da altre sedi”.

     

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    “Alle donne e agli uomini agli ordini del Dirigente Montauro – conclude Bernardi – vanno dunque i complimenti e il ringraziamento della Uilpa Polizia Penitenziaria, con l’auspicio che anche da altri settori e uffici si contribuisca al perseguimento di obiettivi comuni, piuttosto che all’alimentazione d’improduttive cacce alle streghe".

     

    UNA “GOLA PROFONDA” RIVELA: «RITROVATE DECINE DI SEX TOYS NELLA VALIGIA DI CINQUE ‘NDRANGHETISTI»

    Mario Meliadò per www.leggo.it

     

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    Oggi il sostituto procuratore generale della Corte di Cassazione Antonino Scopelliti avrebbe festeggiato i suoi 85 anni: invece, fu ucciso il 9 agosto del 1991 alle porte di Villa San Giovanni. L’anno scorso, grazie alle dichiarazioni del “pentito” catanese Maurizio Avola sono state riaperte le indagini sul suo omicidio: tra i 17 indagati figura il reggino Gino Molinetti, “la belva”, considerato dagli investigatori il killer della ‘ndrina Tegano di Archi, già in passato condannato proprio per il delitto Scopelliti (ma nel ’98 la Corte d’assise d’appello mandò tutti assolti).

     

    Proprio a Molinetti, però, insieme ad altri ‘ndranghetisti del calibro di Mico Paviglianiti, Vittorio Canale, Salvatore Pace e Pino Carnevale, all’inizio degli anni Novanta la Guardia Civil spagnola avrebbe trovato dei sex toys, giocattoli erotici: un dato opposto rispetto al modo in cui la ‘ndrangheta tenta di far passare la figura del boss nell’immaginario collettivo.

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    KLAUS DAVI SPEZZA IL FILO SPINATO DELLA VILLA DEL BOSS DELLA NDRANGHETA KLAUS DAVI SPEZZA IL FILO SPINATO DELLA VILLA DEL BOSS DELLA NDRANGHETA

    Lo scenario promana da un’intervista “supersegreta” (l’intervistato ha chiesto che non vengano divulgate le proprie generalità e che non vengano diffuse né sue immagini né la sua voce) in cui il giornalista e massmediologo Klaus Davi ha “strappato” a un ex ‘ndranghetista «molto amico di tutt’e cinque» una “confessione” pesantissima in questa direzione. L’anonima fonte del “Premio Borsellino” sostiene che circa 30 anni fa agenti della Guardia Civil avrebbe fermato un’auto (una Fiat “Ritmo”) con a bordo Molinetti e gli altri quattro, ispezionando una valigia al cui interno immaginavano potessero essere nascoste armi o droga; nello specifico, la valigia apparteneva a Pace (“pentito” in passato accusato insieme al fratello Domenico dell’omicidio di Rosario Livatino, “il giudice ragazzino”).

     

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    Con grande sorpresa, invece, i poliziotti iberici rinvennero una ventina di sextoys, inclusi diversi vibratori di varie dimensioni. Naturalmente, cosa se ne facessero cinque temibili boss di quella camionata di giocattoli erotici non si può dire con certezza assoluta, e dopotutto nel 2020 un ritrovamento del genere potrebbe lasciare indifferenti. Ma da sempre la ‘ndrangheta tenta d’alimentare il controllo del territorio anche attraverso l’affermazione di valori “distorti”: la solidarietà familiare storpiata in omertà, l’identità sessuale sfigurata in “machismo”, con tanto di raffigurazioni a tema persino in certi profili sui social network e brani musicali “celebrativi” di omertà e fatti di sangue. In questa chiave, per le ‘ndrine l’omosessualità è un tabù assoluto anche oggi; e un mese fa l’inchiesta “Rinascita-Scott” ha rivelato che, nel 2002, Filippo Gangitano detto “il picciotto” fu assassinato dal suo clan, i vibonesi Lo Bianco, proprio perché omosessuale.

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    A quanto racconta oggi la “gola profonda” interpellata da Davi, secondo la quale Pace sarebbe stato «legatissimo a Mico Paviglianiti», proprio per queste ragioni il rinvenimento dei sex toys da parte delle forze dell’ordine spagnole avrebbe causato grande imbarazzo nel clan Tegano e negli alleati storici, la potente famiglia De Stefano, e soprattutto Carnevale «si arrabbiò tantissimo per la figuraccia». In Calabria specialmente, queste rivelazioni sono destinate fare scalpore. Intanto, perché l’ultimo libro del procuratore distrettuale di Catanzaro Nicola Gratteri e del giornalista Antonio Nicaso, “La rete degli invisibili”, dedica un intero capitolo al rapporto tra capibastone e omosessualità, sottolineando che «numerosissime intercettazioni» proverebbero che «affiliati alla ‘ndrangheta (con vari ruoli all’interno delle famiglie) sono omosessuali».

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    E poi, perché proprio Klaus Davi da tempo “insegue” Gino Molinetti, nel tentativo d’intervistarlo: tempo fa ha diffuso ad Archi un manifesto che ritrae “la belva” in stile-o07 con la scritta “license to kill”, di recente il presunto killer dei Tegano l’ha persino querelato per stalking.

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