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    VIDEO! IL GELIDO SALUTO TRA ANCELOTTI E GATTUSO – LE RUGGINI DAI TEMPI DEL NAPOLI E QUELLA TELEFONATA MANCATA DOPO L’ESONERO CHE CARLETTO NON DIMENTICA – ANCELOTTI AVEVA ANCHE INVIATO UN MESSAGGIO A RINGHIO: “TI HA CHIAMATO DE LAURENTIIS?” – E GATTUSO SENZA ESITARE: “NO, TE LO DIREI SE COSÌ FOSSE” – LA FRASE DI RINGHIO CHE FECE INCAZZARE CARLETTO ("QUANDO SONO ARRIVATO AL NAPOLI LA SQUADRA NON STAVA BENE FISICAMENTE") - IERI IN SUPERCOPPA IL REAL CARLO HA BATTUTO IL VALENCIA DI RINO AI RIGORI – VIDEO


     
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    Monica Scozzafava per il Corriere della Sera

     

    SALUTO RINO GATTUSO CARLO ANCELOTTI SALUTO RINO GATTUSO CARLO ANCELOTTI

    Una telefonata mai arrivata, una bugia anche mal detta in un messaggio confidenziale.

    Così la panchina, quella del Napoli, passata sottotraccia da Ancelotti a Gattuso, è diventato l'alto tradimento di un'amicizia ventennale.

     

    «Pensavo fosse amore, invece era un calesse»: per Carletto è un epitaffio.

     

    Il saluto, ieri sera prima della Supercoppa di Spagna tra Real Madrid e Valencia, semifinale finita ai rigori per i Blancos 5-4 , si è risolto in un abbraccino freddo, convenzionale, ed è stato Rino a cercarlo. Ancelotti lo ha battuto sul campo, ma è un'altra storia. Non ha perdonato il compagno di mille battaglie che a Napoli prese il suo posto senza dirgli nulla. Il calcio è un dettaglio, l'allenatore più vincente d'Europa è uomo di mondo e sa stare alle regole, a volte brutali, del pallone.

    L'amicizia però esige verità, anche quando non è gradita.

     

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    Carlo e Rino, padre e figlio.

     

    Ma anche amici, fratelli. Insieme hanno scritto la storia del Milan, forti di una complicità che è stata ancor più forte fuori dal campo. Diciassette anni di differenza, radici diverse. Stili opposti. Saggio e pacioso Ancelotti, istintivo e litigioso Gattuso.

     

    Sono però i sentimenti a tenere saldo il rapporto che negli anni ha superato distanze geografiche e anche qualche inevitabile frizione. Fino a quella telefonata che Ancelotti ha aspettato per giorni e che non è arrivata. Aurelio De Laurentiis stava esonerando Carlo e parlava con Gattuso, il successore. Carletto non avrebbe giudicato il figlioccio che sfruttava la grande occasione. Il licenziamento sarebbe stata sì una ferita ma relativa rispetto al dolore del tradimento. Gli aveva anche inviato un messaggio: «ti ha chiamato De Laurentiis?».

     

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    Perché qualcuno gli aveva sussurrato le manovre di casa Napoli. Rino senza esitare: «No, te lo direi se così fosse».

     

    Il giorno 8 dicembre del 2019, dopo il 4-0 allo Genk in Champions, De Laurentiis manda via Ancelotti. E annuncia Gattuso. Il telefono non squilla, né ci sono parole tra i due quando s' incontrano nel centro sportivo di Castel Volturno: Carlo raccoglie le sue cose e saluta i dipendenti, Rino arriva con il suo staff. Ed evita il confronto, evita anche l'incrocio di sguardi. Storia di un amore che finisce nel silenzio e che si sostanzierà qualche tempo dopo di telefonate di circostanza, veloci.

     

    L'ultima, come ha rivelato Gattuso, un anno fa.

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    La polvere finisce sotto il tappeto e Ancelotti dopo più di tre anni, alla vigilia della sfida con l'ex amico, la (ri)solleva. «Con Gattuso ho avuto problemi personali». Rino poco prima, riconoscendo la palma di migliore al suo maestro, evita di rispondere a domande sui motivi reali della lite. «I media a quel tempo - dice - parlavano di una squadra, il Napoli, che trovai non in ottima forma».

     

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    In realtà sui giornali c'erano nient' altro che le sue parole. C'era anche scritto che per Gattuso «Ancelotti è un maestro, il migliore in circolazione». Il resto è tutto un non detto. Come si conoscono Gattuso e De Laurentiis? Li presenta proprio Ancelotti a Capri nel giorno del suo 60esimo compleanno il 10 giugno.

     

    Festa con pochi intimi, un solo e imprescindibile amico. Rino era arrivato da Milano per lui, generoso, autentico come sempre. «Certi amori non finiscono», sussurra Gattuso con l'intima speranza di ristabilire un rapporto. Ancelotti, fresco del titolo di miglior allenatore del mondo, ha però nella testa una sua frase: «Quando sono arrivato a Napoli la squadra non stava bene fisicamente». Sarebbe bastata una telefonata.

     

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