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Valerio Piccioni per gazzetta.it
Un gol di testa da manuale, da attaccante consumato, una conclusione piazzata perfettamente all'angolo della porta. Ma anche un tunnel nel torello in mezzo al campo che ha fatto esultare i 1.400 fortunati del centro sportivo del Borussia Dortmund, un rigore trasformato nel momento finale dell'allenamento e un po' di inevitabile timidezza ambientale in mezzo a Mario Goetze e ai suoi compagni. Usain Bolt ha concluso la sua due giorni di Dortmund con un "provino" pubblico seguito da 173 operatori di media provenienti da tutta Europa. "Mi sono divertito, sono stato bene, grazie a tutti i giocatori che mi hanno accolto benissimo". Alla fine li ha abbracciati uno per uno per salutarli.
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QUELL'ALLUNGO — In una mattinata fredda, non proprio l'ideale per un giamaicano, l'allenamento è cominciato con un giro di campo ed esercizi di stretching. C'è stato poi un momento in cui Usain ha giocato decisamente in casa: un allungo, 50-60 metri e quel suo rialzarsi come se ci fossero stati ancora una volta i blocchi di partenza, ci ha riportato a Rio, a Londra o a Pechino. Ma quella storia è finita e ora ce n'è un'altra. Siamo solo all'inizio. Anche Peter Stoger, il tecnico del Borussia, dice: "Si vede che capisce gli schemi. Ma in due ore non è possibile capire se avrà un futuro nel calcio. Un po' di timore è naturale per qualcuno che passa da uno sport individuale a uno di squadra".
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IN ATTACCO A SINISTRA — Nella partitella a mezzo campo, Bolt ha toccato il pallone venti volte, la prima è stata la più fortunata con il gol di testa. Poi un bell'assist e un pallone non agganciato di un soffio sotto porta. Insomma, si è fatto trovare spesso al giusto, altre volte si è isolato come se stesse cercando qualcosa per capire meglio la situazione. Sempre sulla fascia sinistra, in attacco. "La mia posizione preferita in campo". Alla fine, la mattinata è stata chiusa da un velocista nostalgico: "Avresti potuto correre i 100 metri in 8"5!".
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