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«Lo Sport non può chiedere canali privilegiati o scavalcare le regole, ma lo può fare la politica, perché è giusto che si prenda questa responsabilità. Credo che il nuovo governo debba fare una riflessione sull'opportunità di vaccinare gli atleti che potranno partecipare alla prossima Olimpiade. Abbiamo qualche centinaio di atleti che devono difendere in giro per il mondo i colori del nostro Paese». Così, il presidente del Coni, Malagò, a 'Che tempo che fa', su Rai3. «Molti Paesi si sono già attrezzati e portati avanti in questo senso».
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“Il problema degli stadi in Italia lo risolviamo solo se ospitiamo un’Olimpiade estiva, un campionato del mondo o un Europeo”. Il numero uno del Coni Giovanni Malagò e torna a parlare a “Campioni del Mondo” su Radio 2 della situazione degli impianti in Italia legandola all’organizzazione di grandi eventi: “Bisogna avere un’obbligatorietà temporale per rispettare un contratto con un organismo internazionale con il governo di mezzo. Se si avanti localmente si finisce in un pantano: cambiano le amministrazioni, cambiano le proprietà delle società, cambiano i governi e non se ne esce”.
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Sul caso Flaminio il capo dello sport italiano ha idee chiare: “Deve essere recuperato. È uno stadio fantastico, non so cosa pensano i nuovi proprietari della Roma ma credo che sarebbe fantastico per essere qualcosa di diverso rispetto allo stadio di una squadra di Serie A perché ci sono una serie di complicazioni: la zona ad alta densità abitativa, il problema parcheggi… Quando fu fermata la corsa di Roma olimpica noi avevamo previsto che lo stadio Flaminio sarebbe stato teatro del rugby a 7 e del calcio femminile che alle olimpiadi è uno degli sport più seguiti.
Malagò parla anche dei Giochi di Tokyo (“Si faranno”), del decreto legge sull’autonomia del Coni (“Siamo arrivati all’ultimo secondo possibile per avere un riconoscimento che era sacrosanto”), esclude di fare il ministro in un governo Draghi e lancia l’allarme sulle oltre 100mila associazioni sportive presenti sul territorio messe in ginocchio dalla pandemia. “Una gran parte di queste società non riapriranno. Il problema è enorme e spaventoso. Hanno avuto misure di sostegno ma sappiamo che per alcuni non sono state sufficienti.
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E c’è un’utenza disperata perché fare sport serve non solo al fisico ma anche alla testa. Ognuno di noi vive di equilibri e quel momento di evasione era diventato fondamentale”. I paletti sono quelli fissati dal Cts. “Il governo ha delegato al comitato tecnico scientifico sostanzialmente il compito di indicare le regole del gioco. Io non so cosa succederà, il CTS sostiene che nonostante le sanificazioni, i divisori, i turni, le palestre sono state considerate a rischio contagio. Cosa devo dire che non sono d’accordo? Che ne so più di loro? Non posso nascondere, tuttavia, il grido di dolore da parte degli utenti e soprattutto degli esercenti. Speriamo di non doverci fare più questa guerra che alla fine ha impoverito tutti…”.
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