Un falò con le effigi dei leader del #G7 è stato acceso davanti ad un cordone di poliziotti a #Venaria Reale durante un corteo di protesta. I manifestanti hanno gettato tra le fiamme anche una bandiera degli #USA. pic.twitter.com/UUHJpwTZOt
— Local Team (@localteamit) April 28, 2024
Estratto dell’articolo di Irene Famà Lodovico Poletto per “la Stampa”
PROTESTA ANTI G7 A VENARIA REALE - BRUCIATE LE IMMAGINI DEI LEADER MONDIALI
La prima a finire sul rogo è la gigantografia del primo ministro giapponese Fumio Kishida. L'ultima quella del suo omologo inglese, Rishi Sunak. In mezzo tutti gli altri. Compresa la premier Giorgia Meloni. Ed è questo il momento catartico della protesta anti G7 andata in scena ieri pomeriggio a Venaria, a duecento metri dalla Reggia dove oggi e domani si riuniscono i ministri dei Paesi coinvolti nel summit. Sette fotografie per dire no «ai grandi della terra che ci rubano il futuro».
Brucia, nel fuoco alimentato da bottigliette di liquido infiammabile, anche una bandiera a stelle e strisce «simbolo dell'imperialismo e di una politica guerrafondaia». […]
PROTESTA ANTI G7 A VENARIA REALE - BRUCIATE LE IMMAGINI DEI LEADER MONDIALI
[…] qualche slogan che tiene insieme tutte le anime della protesta, dai No Tav agli anti militaristi a chi dice No al nucleare. E poi c'è il popolo pro Palestina: a decine con le bandiere a strisce verde, bianca, nera e il triangolo rosso sulla sinistra.
Chi si aspettava una giornata di tensioni, tira un sospiro di sollievo. Che però dura poco. E l'annuncio arriva direttamente dal corteo: oggi si torna in piazza. Questa volta a Torino, di sera. Si parte da Palazzo Nuovo, la sede storica delle facoltà umanistiche, e l'obiettivo è arrivare agli hotel che ospitano le delegazioni.
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Slogan dai microfoni della protesta, canzoni di vecchie battaglie. Torna d'attualità Adriano Celentano e il suo Ragazzo della via Gluck. Sembra più una passeggiata sotto la pioggia che una giornata di lotta. Sembra. Perché dopo neanche dieci minuti di marcia, il corteo devia dal percorso prestabilito. Imbocca gli svincoli della tangenziale e va a bloccare il traffico diretto a Torino.
Bandierone della Palestina appeso sul cavalcavia. Fumogeni colorati. Uno striscione: «No al G7 della guerra e della devastazione». Colonne di auto. Traffico inchiodato. Ma dura poco meno di mezz'ora. Poi si torna indietro. Direzione Reggia di Venaria. Arrivarci? Impossibile. Blindati delle forze dell'ordine, reti, agenti schierati.
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Ed è lì, proprio all'ingresso della strada pedonale che porta alla sede del summit, che il fuoco divora le immagini «dei potenti della terra». Alla protesta non serve altro: il messaggio che volevano lanciare è chiaro.
Le anime del corteo adesso spiegano perché sono lì. Per i No Tav e i No Gronda è una questione d'ambiente. Per gli antimilitaristi è chiaro. Chi lotta contro il nucleare non ha dubbi: «Tornare indietro è una scelta che ci porterà alla distruzione». I pro Palestina urlano il loro dolore: «Stop al genocidio». Per i militanti del centro sociale Askatasuna è un ribadire la loro centralità nelle proteste di popolo: «Siamo ancora qui». [...]
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