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Federico Ercole per Dagospia
The World ends With You, una straniante fantasia metropolitana giapponese ambientata a Shibuya, l’elettro-poliedrico quartiere di Tokyo, uscì nel 2007 per Nintendo DS, inducendoci a sdoppiare lo sguardo e il pensiero per adattarci e sopravvivere nella duplicità degli schermi della console, sui quali scorrevano battaglie parallele in un’allucinogena confusione di piani.
L’opera ideata da Tetsuya Nomura di Square-Enix fu successivamente adattata per altri dispositivi, smarrendo in parte il fascino della sua schizzata doppiezza giocosa, tuttavia non la potenza pop e favolosa delle sue immagini e delle sue narrazioni urbane e corali, le sue suggestioni sonore e musicali. Ecco quindi infine arrivare dopo tanti anni, greve di speranze e timori fin dai tempi del suo annuncio, un seguito di questa riverita opera di culto, ovvero NEO The World Ends With You, uscito per Nintendo Switch e Playstation nel pieno di un’estate rovente, catastrofica e ancora pandemica.
Torniamo quindi a Shibuya, viaggio virtuale e non olimpico verso il Giappone di oggi, spazio ancora più affollato e vitale, sempre più lucente di mega-schermi come i cieli artificiali di altri mondi aperti sugli edifici che pendono attorno al piccolo giardino nel quale sorge la statua del cane Hachiko.
Siamo ancora una volta morti ma vivi in un piano surreale per partecipare al Gioco dei Demoni, una tenzone “after-life” che decreterà il ritorno alla realtà o l’estinzione definitiva dei giovani e trapassati contendenti. Non c’è un doppio schermo, ma si verifica in chi gioca un altro tipo di divertente scissione dell’io, controllando contemporaneamente quattro personaggi con quattro tasti diversi in un’alternanza di punti di vista, effetti speciali, forme e colori.
Ci vogliono pochi minuti per scivolare dentro questo seguito, per convincersi del suo valore ludico e artistico , camminando per luoghi già conosciuti in una miscela di amore e agorafobia, ascoltando i pensieri di passanti che non ci vedono, lottando contro “rumori” che assumono la forma di bestie, creature improbabili e paradossali in un tessuto urbano alterato, sbilenco, quasi come se dipinto da Salvador Dalì, eppure immediatamente riconoscibile nella sua dimensione metropolitana .
IL ROMANZO DELLA CITTA’
Dopo Neku Sakuraba, il cupo e asociale protagonista del primo episodio, gli adolescenti che cominciamo a muovere all’inizio di NEO The Worlds ends With You possono apparire più convenzionali, senza dubbio più solari nella loro consumistica esuberanza giovanile, smarriti e ritrovati nello schermo del loro inseparabile smart-phone con il quale giocano una mimesi di Pokémon Go per le vie di Shibuya. Tuttavia senza che Rindo e il suo amico Fret se ne accorgano, malgrado inquietanti visioni di distruzione, ecco che questi due giovani si ritrovano nel Piano Surreale, dimensione mortale accanto alla realtà, dove il Gioco dei Demoni ha inizio.
Così il carisma dei due ragazzi comincia a crescere, amplificato da una narrazione manga prolissa quanto suggestiva; a questi si uniscono altri caratteri che ampliano la loro piccola squadra nella competizione per la vita, l’oscuro e un tempo malvagio Minamimoto, già conosciuto e sfidato nel primo episodio, e soprattutto la strepitosa “otaku” Nagi.
E’ proprio quando la squadra è completa, che la persino fastidiosa giovialità iniziale dei protagonisti (irritante forse solo per un adulto) comincia a cedere all’inquietudine e al malessere, andandosi così a formare una cronaca che può essere metafora del disagio di tanti giovani “prigionieri” dei loro telefoni, delle chat e dei social network, talvolta vittime.
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Nella sua forma di eccentrico gioco di ruolo d’azione, Neo The World Ends With You offre un’esplorazione ridotta, poiché ridotti e confinati solo a Shibuya sono i suoi spazi, tanto che talvolta si può percepire un vago senso di chiusura, il desiderio di altri orizzonti che ci portino via da lì.
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Ma i panorami più affascinanti del gioco sono quelli interiori, perché se gli innumerevoli passanti di Shibuya non possono vedere i protagonisti, questi colgono invece la loro presenza e hanno la facoltà di scrutargli tra i pensieri, così che con le letture mentali si compone un romanzo corale, il canto di una città composto dagli abitanti contrappuntando centinaia di micronovelle intimistiche della quotidianità individuale.
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IL GIOCO DELLA VITA E DELLA MORTE
Si combatte molto in Neo ma gli scontri sono veloci, ipnotici, talvolta scervellati ma piacevoli e qualche altre davvero strategici, dipende dal livello di difficoltà. Ciò che rende queste lotte così divertenti è la varietà straordinaria dei poteri offensivi dei protagonisti, mosse speciali relegate al possesso delle “spille” ( le classiche tonde con temi diversi che si attaccano a zaini, giubbotti o ovunque piaccia al super-giovane) presenti in più di trecento esemplari, oggetti in grado di scatenare una pletora di attacchi spettacolari.
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Ma non è sufficiente combattere per salire di livello, per aumentare le proprie statistiche bisogna nutrire la squadra con un più che grazioso mini-gioco alimentare che ci educa sulle culture culinarie alte e basse e sui gusti dei ragazzi giapponesi, oltre che a smuovere l’appetito del giocatore con le sue golose illustrazioni.
Notevole per le sue derive ludiche e “zemeckisiana”, sebbene ridotta, è la possibilità di viaggiare nel corso del breve tempo a disposizione dei protagonisti per alterare gli eventi.
Con la sua eccezionale colonna sonora pop, oggi disponibile anche su Spotify, questo gioco della vita e della morte prosegue stravolgendoci occasionalmente con ispirati colpi di scena, allietando e turbando, riportando gli adulti alla giovinezza e i giovani al loro presente così che saranno loro a comprenderlo con più profondità, a essergli più vicino.
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NEO The Word Ends With You ha la fresca e dissacrante potenza della grande canzone di una dirompente band di magnifici, giovani esordienti destinati a diventare stelle sin dal loro primo album, un brano da ascoltare al massimo volume perdendosi tra note e ritmi, cantando a squarciagola le sue parole, al costo di irritare i vicini con la sua adolescenziale irriverenza, forse facendolo soprattuto per quello.
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