DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Federico Ercole per Dagospia
Mi sveglio in una cella fetida e poco illuminata. Sto videogiocando, ed è ovvio che non percepisca gli odori, ma una vetusta latrina e il cibo putrescente suggeriscono l’idea di un tanfo pestilenziale. Trovo un biglietto celato dietro un mattone lento del muro scrostato: sono le parole di una reclusa come me, mi indicano la possibilità di una via di fuga da quell’abominevole sotterraneo.
Comincia così Maiden, lo pseudo-prologo ideato per mostrare al giocatore le atmosfere truci e macabre dell’ottavo Resident Evil, detto Village, che arriverà il 7 di maggio per le rare console di nuova generazione, per quelle della trascorsa e per PC. L’esperienza visiva provata da chi scrive è invece un’esclusiva gratuita per l’ancora purtroppo quasi introvabile Playstation 5, una deriva spaventosa ed esemplare verso una remota possibilità di evadere dagli interni tetri di un maniero ispirato alle visioni di Roger Corman dedicate ai racconti di Edgar Allan Poe o a Le Spose di Dracula di Terence Fischer.
Quindi dopo gli orrori domestici e la famiglia di psicopatici mostruosi di Resident Evil VII, filtrata da certo cinema di Tobe Hooper e Wes Craven come Texas Chainsaw Massacre e People Under the Stairs, Village sembra ammiccare a tutt’altro, proponendo un immaginario gotico quasi rimosso dall’horror contemporaneo, risultando così nuovo e affascinante di una terrificante e truculenta bellezza vetusta.
C’è chi si lamenta già che non ci siano gli zombie convenzionali, ma è meglio così perché la presenza dei morti viventi è diventata da tempo ingombrante e spesso neppure efficace nell’alimentare lo spavento: C’è anche chi sostiene che in un Resident Evil creature come vampiri, fantasmi e licantropi non hanno senso, dimenticandosi tuttavia che nella saga abbiamo affrontato anche squali bianchi, coccodrilli giganti, troll, piante carnivore e ogni sorta di orripilante mutazione.
Quindi un plauso a Capcom per il suo tentativo di sperimentare altri modi e mondi della paura. Inoltre la signora vampira che compare nell’esperienza Playstation 5 e nei nuovi trailer, Lady Dimitrescu, è un personaggio dal carisma monumentale, con la sua eleganza, il rosso sorriso dalla crudeltà smisurata e sensuale, il suo corpo imponente.
25 MINUTI DI PAURA
Resident Evil Village è in prima persona, come il settimo episodio, quindi vediamo in soggettiva. Peccato che non si sappia nulla di troppo certo su un ipotetico supporto per la Realtà Virtuale, perché il settimo episodio esperito con il visore di Playstation si trasformava da un gioco talvolta ottimo, ma altre no, in una pietra miliare dell’horror, scavalcando i confini del videogioco. In ogni caso sulla quinta console di Sony il conciso prologo proposto da Capcom lusinga lo sguardo con le sue ombre, le sue forme e le sue fioche luci.
Ci vogliono all’incirca una ventina di minuti per concludere l’esperienza, non correte mai quindi, osservate, perdetevi nell’ammirazione/repulsione dei dettagli: banchetti lasciati marcire in un tripudio schifiltoso, cadaveri appesi e riversi in un micidiale rigor mortis, bottiglie di vino pregiato dal contenuto ambiguo, quadri dai soggetti inquietanti, la neve che penetra da un vetro infranto. E poi ci sono i suoni, se vissuto con gli auricolari il panorama sonoro composto da improvvisi versi bestiali, passi strascicati, sussurri e grida ha un’efficacia agghiacciante nel restituire un sentimento di terrore.
Nel corso dell’esperienza attraversiamo una cantina ridotta a carcere, laddove si ergono micidiali strumenti di tortura tra botti marcite e sbarre arrugginite. Ascenderemo fino alle sale del maniero, che ci ricorda i fasti e le architetture di magioni già esplorate negli episodi classici della serie, salvo che qui è tutto più spettrale, soffuso di una sinistra aura soprannaturale.
Dobbiamo leggere qualche ispirato documento a proposito di abominevoli arti di vinificazione e sulla disperazione dei reclusi, e recuperare delle chiavi per procedere, avremo a che fare con una strega dalle labbra sfregiate e nere, incontreremo Lady Dimitrescu in tutto il suo gigantesco splendore orrifico.
Poi l’esperienza finisce, troppo presto forse, ma si tratta di un segmento denso e teso, addirittura poetico nella sua dimensione così macabra e inattuale. Inoltre questo segmento non sarà contenuto nella versione finale del gioco e merita di essere conservato e provato, alimentando l’anticipazione per questa nuova escursione ne terrore che arriverà a primavera inoltrata.
IL VILLAGGIO
Sappiamo che sebbene disconnesso nello stile e nella forma dagli episodi classici e dai loro riusciti rifacimenti, Resident Evil Village è comunque collegato, oltre che al settimo episodio con il quale condividerà il protagonista, anche al resto della saga. D’altronde c’è il classicissimo Chris Redfield, qui anche in forma belluina.
In ogni caso l’ambientazione oscura di un fosco paese dell’Europa orientale, le architetture gotiche e cadenti, i luoghi claustrofobici e gli algidi spazi aperti suggeriscono che oltre le atmosfere e le creature, Resident Evil Village potrebbe avere anche una valida storia da raccontare, degna dei suoi panorami, dei suoi mostri e dei suoi personaggi. Vedremo dunque, anche se qualcosa abbiamo già visto, ci è piaciuta e ne vorremmo subito ancora.
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