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    VIENE GIÙ IL FORMIGAIO - HAI VOGLIA A DIRE CHE “UNA SENTENZA NON È UNA CONDANNA”, LA BUFERA NEL PDL IN LOMBARDIA È ORMAI SCANDALO ACCLARATO: È INDAGATO 1 CONSIGLIERE SU 10 - E ANCHE A MONTECITORIO LO SANNO BENE: PER STRAQUADANIO “FORMIGONI È MESSO MALE. AL PROSSIMO AVVISO DI GARANZIA O ARRESTO, LA LEGA FORSE LO FA CADERE” - I BERLUSCONIANI GUARDANO GIÀ AL FUTURO, CHE AL PIRELLONE, PER LORO, POTREBBE CHIAMARSI MARONI...


     
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    Mario Ajello per "Il Messaggero"

    DAVIDE BONI CON ROBERTO FORMIGONI jpegDAVIDE BONI CON ROBERTO FORMIGONI jpeg

    La grande paura del Pdl. Che sbanda, vede complotti dappertutto, non è più convinto che Formigoni reggerà fino alla fine del mandato e paventa elezioni anticipate nel prossimo autunno con Maroni che potrebbe fare le scarpe al governatore soprannominato il Celeste. A Montecitorio i deputati eletti in Lombardia, una falange strabordante, minimizzano, svicolano o parlano soltanto off the record in preda all'ansia: «Ne hanno preso un altro».

    ROBERTO FORMIGONI PH MARIO CASTIGLIONIROBERTO FORMIGONI PH MARIO CASTIGLIONI

    Oppure, si trincerano dietro le parole del governatore lombardo che piovono anche in Transatlantico. «Un avviso di garanzia non è una condanna», è il mantra di Formigoni ripetuto da tutti. Ma l'epicentro della bufera è ovviamente Milano, dove al Pirellone un consigliere su dieci (in tutto siamo a nove su ottanta) è stato indagato e si tratta per lo più di esponenti del forzaleghismo che da 18 anni rappresenta il cuore del potere che ora però sta collassando al Pirellone. Lunedì scorso i maggiorenti lombardi del Pdl e si sono riuniti, paventando ciò che sarebbe accaduto ieri, e dall'ex sottosegretario Casero a Giorgio Straquandanio sembrava proprio che la vedessero nerissima.

    «Formigoni è messo molto male», spiega ora l'onorevole Straquadanio, «e al prossimo avviso di garanzia o arresto, la Lega forse lo fa cadere, nonostante sia a sua volta inguaiata dal punto di vista giudiziario». Opinione condivisa da molti, ma senza dirlo ufficialmente.

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    Lo schema sarebbe il seguente: una tenaglia politico-giudiziaria tra Lega e estrema sinistra alla Pisapia, con il Pd in posizione defilata a causa del caso Penati ma super-attiva. I berluscones, tra Milano e Roma, credono che il protagonismo lombardo di Maroni, il quale sta vincendo tutti i congressi, possa portare al ribaltone, travolgendo anche le linee di Bossi che annaspa. Che cosa c'è di meglio, per potere e visibilità, che il ruolo di governatore a Bobo il quale adesso non ha incarichi?

    Magari gli scenari complottisti, e le innaturali convergenze bipartisan che li sosterrebbero, sono il prodotto della grande paura nel partito berlusconiano. Di certo però il governatore è in una situazione difficile. Vogliono far cadere sulla sua testa, sostiene la guardia pretoriana del Celeste, tutti i casi giudiziari - ormai numerosi - anche quelli che non gli appartengono.

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    Quelli che lo riguardano sono oil for food (vecchio tormentone); la grave questione delle firme elettorali considerate false su cui insistono ossessivamente i Radicali e che potrebbero dare sorprese a breve; e quella della sanità, che non è soltanto il San Raffaele. E' uscito fuori il nome di Daccò, uno dei massimi imprenditori della sanità privata e uomo vicino a Formigoni.

    Quindi il governatore potrebbe dimettersi? Gli ex An, che hanno in Corsaro e La Russa i pezzi forti milanesi, fanno quadrato intorno a lui. Anche perché, all'interno del Pdl, tra il ciellino Formigoni e i reduci dal partito finiano, è in vigore da tempo un patto politico. Un altro ciellino, stretto sodale del Celeste, l'onorevole Renato Farina, vede a sua volta un «disegno mascalzone» e si concentra sull'accusatore di Giammario: «Lo conosciamo bene da tempo. E' un architetto, lo portò nel partito un vecchio socialista, Zaffra. Ai tempi di Forza Italia già accusò uno dei nostri, Terzi, che poi è stato scagionato con tante scuse».

    ROBERTO MARONIROBERTO MARONI

    Allora, però, l'epidemia di scandali non era così virulenta come adesso, fino al punto che il tanto sbandierato modello lombardo è finito il polvere e in cantalena: «Oggi chi prendono?». «Dobbiamo reagire - dice Stracquadanio - perchè non agendo, come fece la Dc ai tempi di Mani Pulite, rischiamo di venire travolti». Anche La Russa è in questo mood, come un po' tutti. E il Celeste? Da Milano, ostenta serenità. Ripete in queste ore, filosoficamente: «L'uomo non deve collocarsi nella posizione di violentare il tempo. Di volerlo costringere secondo la propria misura. Ma deve capire che il tempo è distensione, durata». Ma magari, stavolta, il tempo è finito.

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