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    VIENI AVANTI, DALEMINO! - COME ALÌ BABÀ, IL FACCENDIERE PUGLIESE FRANCESCO RITELLA, ACCUSATO DI CORRUZIONE, RIUSCIVA A FAR SPALANCARE TUTTE LE PORTE CON UNA PAROLA MAGICA: “APRITI SESAMO”? NO, “D’ALEMA”! - UN VASTO GIRO DI CONOSCENZE, DA MASI AL SENATORE PD NICOLA LATORRE, GRAZIE AL QUALE CHIEDEVA FAVORI PER LE SUE SOCIETÀ “NON OPERATIVE” - L’ENTOURAGE DI D’ALEMA NEGA: “CONOSCE TANTI IMPRENDITORI PUGLIESI, MA NON HA MAI CHIESTO FAVORI PER NESSUNO”…


     
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    Virginia Piccolillo per il "Corriere della Sera"

    MASSIMO DALEMAMASSIMO DALEMA MASSIMO D'ALEMAMASSIMO D'ALEMA

    Spendeva il nome di Massimo D'Alema, per avere l'accreditamento della clinica Kentron che non aveva i requisiti sufficienti per ottenerlo, il faccendiere pugliese Francesco Ritella. È quanto emerge dalle carte appena depositate dell'inchiesta sulla sanità pugliese dove l'ex assessore, poi senatore pd e ora gruppo Misto, Alberto Tedesco è indagato. Ma l'entourage di D'Alema smentisce: «Conosce tanti imprenditori pugliesi, ma non ha mai chiesto favori per nessuno».

    Nell'informativa della Guardia di Finanza di Bari si ricostruisce l'attività, tra il 2007 e il 2009, di un presunto «comitato d'affari» capace di «asservire funzionari pubblici ai propri interessi privati», «facente capo al faccendiere Ritella con conoscenze nel mondo politico e dell'alta finanza».

    Si mettono a fuoco i contatti di Ritella e di altri faccendieri con il giro del pd pugliese: da Tedesco, all'allora vicepresidente della Regione Puglia, Sandro Frisullo, al senatore Nicola Latorre. E si evidenzia che l'imprenditore putignanese, «socio di un gran numero di società verosimilmente non operative», e coinvolto in un crac milionario si accreditava come vicino a D'Alema.

    Scrive la Gdf: Ritella «si presenta come persona vicina all'allora presidente dei Democratici di Sinistra, a cui ha espresso il proprio cordoglio per la scomparsa della madre. Ha avuto contatti su Roma con il segretario particolare del presidente dei Ds, Giuseppe Fortunato. Ha occupato in tribuna d'onore allo stadio Olimpico di Roma posti riservati a nome del presidente dei Ds per assistere alla partita di Champions League: Roma contro Manchester United; ha incaricato il suo amico Mimmo che ha in uso un'utenza intestata ai Ds, di provvedere per il regalo al Presidente».

    Sandro FrisulloSandro Frisullo ALBERTO TEDESCOALBERTO TEDESCO

    E si «è incontrato con Fortunato, segretario di D'Alema al ministero degli Affari Esteri». A riprova dei contatti la Gdf annota anche che durante una perquisizione personale di Ritella «è stata rinvenuta tra l'altro una borsa risultata successivamente di Giuseppe Fortunato, contenente documentazione relativa ad un viaggio estero istituzionale dell'allora ministro D'Alema».

    «Chiunque si può presentare come uomo di D'Alema - osservano però dal suo entourage -, D'Alema conosce tanti imprenditori pugliesi, ma non ha mai chiesto favori per nessuno. Tanto è vero che i magistrati di Bari non hanno neppure ritenuto di doverlo ascoltare».

    Per gli investigatori Ritella, accusato di corruzione, traeva il suo potere da quelle conoscenze, vere o millantate: un «contesto relazionale» che gli permetteva di «colloquiare amichevolmente con Mauro Masi», segretario generale della presidenza del Consiglio e futuro dg Rai; di andare in vacanza con Frisullo; di scambiarsi gli auguri con Roberto De Santis, imprenditore vicino ai Ds.

    Da quelle «alte sfere» di cui parla la dirigente responsabile del settore degli accreditamenti Lucia Buonamico che si sarebbe «asservita» a lui, assieme al suo collaboratore Domenico My, proprio per questo. Per ottenere favori, si legge nelle carte: «Sia per il tramite del Ritella, sia delle figure apicali della Regione Puglia di area Ds, alle cui alte sfere diceva di appartenere il predetto». «Perché - dice la Buonamico in un'intercettazione - nel Partito Democratico, è inutile che ce lo vogliamo togliere dalla mente, quello che conta sono i Ds è basta! Punto finito».

    Mauro MasiMauro Masi NICOLA LATORRENICOLA LATORRE

    Nell'informativa spunta Nicola Latorre che «raccoglie lo sfogo» di Francesco Paolo Pellicani, il proprietario della clinica Villa San Pio, che fece la denuncia all'origine dell'inchiesta e per questo gli sospesero l'accreditamento. Con Latorre, Pellicani sostiene «l'esistenza di un accordo delinquenziale tra la Buonamico e Pellegrino (un imprenditore coinvolto, ndr) che insieme gestirebbero, di fatto, un centro di riabilitazione a San Giovanni Rotondo («... questi devono essere arrestati tutti quanti...»)». Citato anche Bernardo Latorre, fratello del senatore. In una conversazione intercettata si accorda con il funzionario sotto accusa, Domenico My per incontrarsi a Capodanno. E quello gli chiede un «aiutino».

     

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