1 – L'INCONTRO TRUMP-KIM, STORICA STRETTA DI MANO AD HANOI
Filippo Santelli per www.repubblica.it
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Con una stretta di mano davanti a fotografi e telecamere, Donald Trump e Kim Jong-un sorridenti hanno dato il via mercoledì mattina ad Hanoi, in Vietnam, al secondo vertice, dopo quello andato in scena a Singapore a giugno dello socrso anno. "I colloqui saranno di grande successo", ha dichiarato il presidente americano subito dopo aver stretto la mano al leader nordcoreano, Kim Jong-un. "Kim è un grande leader e la Corea del Nord ha un potenziale illimitato", ha detto il presidente americano. Per Trump la giornata sarà complicata dalla testimonianza al Congresso del suo ex avvocato Michael Cohen, che nella sua memoria anticipata dalla stampa Usa definisce il presidente "razzista, bugiardo e truffatore" e dichiara che Trump sapeva dei legami fra il suo team e WikiLeaks.
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Il leader americano userà ancora una volta le due leve con cui spera di ammorbidire il dittatore, convincendolo a rinunciare alle sue testate nucleari: il loro rapporto personale e la prospettiva di sviluppo economico per la Corea del Nord. Dopo il bilaterale informale al lussuoso Metropole, albergo storico della capitale con all'interno un bunker costruito durante la Guerra di Vietnam, i due leader ceneranno insieme ai collaboratori più stretti. I negoziati entreranno poi nel vivo domani. Ecco il menù sul tavolo.
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Tre posti a tavola
Trump e Kim sono arrivati al Metropole alle 18.30 locali, le 12.30 in Italia. Proveranno a sciogliere il ghiaccio, ricreando il presunto feeling del loro primo incontro di Singapore, con una chiacchierata a tu per tu di 20 minuti. Per cena, sempre al Metropole, verranno raggiunti da due collaboratori ciascuno. Dalla parte americana del tavolo ci saranno il segretario di Stato Mike Pompeo e il capo dello staff reggente Mick Mulvaney.
Dal lato nordcoreano siederà sicuramente Kim Yong-chol, ex generale e capo dei servizi segreti ora braccio destro del dittatore. L'altro posto non è ancora ufficialmente assegnato, ma potrebbe andare alla sorella Kim Yo-jong, consigliera e fedele ombra del dittatore anche in questo summit di Hanoi.
DONALD TRUMP E KIM JONG-UN SI STRINGONO LA MANO AD HANOI, IN VIETNAM
Charlie Chaplin e il bunker
Lo sfondo dell'incontro, ideale per stringersi la mano a favore di fotografi, è il Sofitel Legend Metropole, lussuoso albergo in stile neoclassico costruito dai francesi 118 anni fa al centro di Hanoi. L'hotel è stato sempre la scelta preferiti di dignitari e personaggi famosi in visita nella capitale, anche perché accessibile da un cancello laterale che conduce direttamente al cortile interno, al riparto da sguardi indiscreti.
Nel 1936 ci dormì Charlie Chaplin in viaggio di nozze, negli anni '70 l'attrice "Hanoi" Jane Fonda durante la sua campagna contro la guerra. Qualche anno fa, durante i lavori per ristrutturare il bar a bordo piscina, gli operai hanno ritrovato un bunker antiaereo costruiti dai vietnamiti.
Che cosa vuole Trump
incontro tra donald trump e kim jong un ad hanoi, in vietnam 4
Il presidente americano proverà a ottenere da Kim Jong-un degli impegni precisi sul processo di denuclearizzazione, termine che da Singapore è rimasto circondato da un alone di indeterminatezza. Trump spingerà per costruire un programma preciso dei prossimi negoziati e per avere una mappatura dell'arsenale nucleare nordcoreano. Gli Stati Uniti (e la risoluzione delle Nazioni Unite) parlano di disarmo "completo, verificabile e irreversibile" prima di alleggerire le sanzioni, la loro arma di pressione più efficace. Ma Trump potrebbe decidere di fare delle concessioni meno impegnative, come una dichiarazione di fine della guerra di Corea che aiuterebbe a dare sicurezza a Kim e aprirebbe la strada alla costituzione di una sede di rappresentanza americana a Pyongyang. Una moratoria alle esercitazioni militari previste con Seul potrebbe essere un altro zuccherino.
Che cosa vuole Kim
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Per prima cosa blindare il proprio potere, per questo è impossibile che rinunci a tutti i missili nucleari, la sua assicurazione sulla vita, specie all'inizio del negoziato. Ma Kim vuole anche lo sviluppo economico per il suo Paese e questo passa da un alleggerimento delle sanzioni. Per ottenerlo potrebbe ventilare l'ipotesi di smantellare il rettore di Yongbyon, la principale fucina atomica del regime. In fondo già nel 2009 era stato in parte distrutto, decisione del padre, la storia insegna che si può ricostruire. Quanto alla vera e propria denuclearizzazione, Kim la considera estesa a tutta la Penisola, comprese truppe e testate americane al Sud.
donald trump con il presidente vietnamita nguyen phu trong 1
Una prospettiva che potrebbe perfino stuzzicare Trump, preoccupato dai costi di mantenimento delle basi, ma inaccettabile per l'establishment di Washington. Kim potrebbe accettare di mettere nero su bianco l'impegno a sospendere i test missilistici, di fatto già in pausa, ma anche la produzione di materiale nucleare, che secondo diversi osservatori è proseguito anche dopo Singapore.
2 – FOLLA E CENE, KIM PER PRIMO AD HANOI
Guido Santevecchi per il “Corriere della Sera”
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DONALD TRUMP E KIM JONG-UN SI STRINGONO LA MANO AD HANOI, IN VIETNAM
«Avremo un very tremendous summit», assicura Donald Trump. E ancora: «Se Mr Kim Jong-un farà la scelta saggia, la completa denuclearizzazione, la Corea del Nord avrà un futuro da grande potenza economica; altrimenti resterà com' è ora». Mentre Trump parlava sull' Air Force One, Kim si faceva già vedere in giro per Hanoi, prima dell' inizio di questo vertice cruciale (non si può dire storico, perché lo è già stato il primo, lo scorso giugno a Singapore).
Il punto critico è sempre la denuclearizzazione, ma non c' è intesa nemmeno sul suo significato. Gli analisti dubitano che Kim sia pronto a rinunciare davvero all' arsenale di ordigni atomici e missili che la sua Dinastia (dal nonno al padre) ha fatto costruire come «polizza di assicurazione sulla sopravvivenza» del regime e ora della sua esistenza di trentacinquenne con molto tempo davanti a sé.
donald trump con il presidente vietnamita nguyen phu trong
Ma Trump dice anche di non avere fretta, vuole un impegno al congelamento stabile dei test, che in effetti sono già bloccati da 500 giorni; un elenco dettagliato degli impianti in Nord Corea, in modo che gli ispettori possano verificare; infine vuole una riduzione dell' arsenale. Obiettivi ragionevoli, che saranno discussi in questi due giorni ad Hanoi.
L' obiettivo principale di Kim, oltre alle garanzie per sé e per il regime (non vuole fare la fine di Gheddafi e Saddam Hussein), è il ritiro delle sanzioni economiche. Trump finora le ha mantenute con forza, convinto che sia stato proprio l' impatto duro dell' embargo a portare il Maresciallo al dialogo. Il presidente vorrebbe aspettare passi concreti sulla via del disarmo e potrebbe intanto concedere agli alleati sudcoreani di cominciare ad aiutare economicamente il Nord.
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Il successo di questo vertice - che si apre stasera con una cena formale in un antico palazzo coloniale di Hanoi - potrebbe essere la «Dichiarazione di fine della guerra di Corea», che ufficialmente è ferma all' armistizio del 1953, cristallizzato sul 38° Parallelo. Se i due leader a Hanoi dichiarassero che la guerra è finita scriverebbero una pagina di storia. Trump è tentato: non fa mistero di sognare il Nobel per la Pace.
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La stampa americana continua ad essere scettica su questo summit «very tremendous» («tremendous» significa formidabile): chiede l' anchorman della Cnn al suo inviato ad Hanoi, schierato come tutti noi in strada ad aspettare il corteo di Kim: «Ma il presidente ha letto i briefing dell' intelligence che segnalano la prosecuzione del programma nucleare in Nord Corea?». Trump dice sicuro all' America e al mondo: «Io parlo con il presidente Kim e nessuno lo ha fatto così prima di me». Questo è innegabile.
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Il prologo dello show è stato vinto da Kim, non c' è dubbio. Prima un viaggio avventuroso sul suo treno corazzato, oltre 4 mila chilometri da Pyongyang, attraverso la Cina, fino al confine vietnamita: sessanta ore a far discutere i media mondiali sul suo «Orient Express». Il Maresciallo è stato scaltro ad arrivare ad Hanoi con una buona mezza giornata di anticipo sul presidente americano, per avere la folla tutta per sé, le telecamere appostate in ogni incrocio della città all' inseguimento della sua Mercedes blindata (acquistata con una triangolazione commerciale in violazione delle sanzioni, operazione alla quale la casa tedesca è «assolutamente estranea»).
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Ed è stato anche fortunato Kim: durante una sosta del suo convoglio blindato ancora in territorio cinese, una tv lo ha catturato mentre sceso sulla banchina si fumava un paio di sigarette. Si è vista la sorella premurosa porgergli un portacenere e lui poi rimettere il cerino usato nella scatola, per non sporcare per terra come uno qualunque.
Il quadretto di buone maniere, forse apprese al collegio in Svizzera, non deve distrarre: il gentile Kim ha fatto fucilare lo zio e avvelenare un fratello che ostacolavano i suoi piani. E opprime il suo popolo, anche se i diritti umani violati in Nord Corea non sono in agenda ad Hanoi.
America First: prima vengono i missili nucleari che minacciano le città Usa.
3 – KIM ARRIVA IN VIETNAM PER IL VERTICE E CACCIA I GIORNALISTI USA DALL' HOTEL
Paolo Mastrolilli per “la Stampa”
kim jong un fuma in vietnam
Eravamo ancora in viaggio, quando l' ufficio stampa della Casa Bianca ha inviato una mail a tutti gli inviati al seguito del presidente Trump, per il vertice di Hanoi con il leader nordcoreano Kim. Informava che il centro media della delegazione americana era stato spostato dall' hotel Melia al Viet Xo Friendship Labour Cultural Palace.
La spiegazione diplomatica citava imprecisate ragioni tecniche, ma la verità è che Kim aveva deciso di dormire al Melia, e quando si è accorto che stava nello stesso hotel della stampa Usa, ha chiesto e ottenuto di cacciarla. Secondo altre voci, al principio il leader nordcoreano aveva scelto lo stesso albergo dei giornalisti americani apposta, per dare un segnale di trasparenza. Poi però ci ha ripensato. Questo episodio non è solo una curiosità, ma un indicatore delle serie differenze che rendono difficile un vero accordo. A partire ad esempio dal fatto che il rispetto dei diritti umani è stato finora escluso come tema formale del negoziato.
Sigarette, tacchi e tappeti rossi
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Kim è arrivato da Hanoi dopo un viaggio di circa tremila chilometri, durato quasi tre giorni. La prima parte l' ha fatta sul treno, che lo ha portato da Pyongyang a Dong Dang, confine cinese col Vietnam. Durante le 65 ore nel vagone presidenziale, il leader nordcoreano si è concesso una sosta sulla piattaforma della stazione di Nanning per fumare una sigaretta, assistito dalla sorella Kim Yo Jong che gli reggeva un portacenere di cristallo.
donald trump con il presidente vietnamita nguyen phu trong 3
Questa scena è stata messa online, rivelando che in realtà non è riuscito a rinunciare al vizio del fumo, e forse ha contribuito alla decisione di tenere lontani i giornalisti per evitare altri imbarazzi. Come quando il giornale sudcoreano «Chosun Ilbo» aveva fatto esaminare le foto delle scarpe indossate durante l' incontro con Moon Jae in a Panmunjom, per dimostrare che porta i tacchi per sembrare più alto. Sceso dal treno, dopo un problema di protocollo perché la porta non si era fermata esattamente davanti al tappeto rosso che doveva riceverlo, Kim è salito sopra una Mercedes nera per fare l' ultimo tratto verso Hanoi in auto.
donald trump arriva in vietnam
Intorno correvano 12 guardie del corpo, parte delle 100 guardie che ha portato con sé in Vietnam. Il resto della delegazione era arrivata qualche giorno prima in aereo, e comprende dodici consiglieri, tra cui gli uomini chiave sono il braccio destro Kim Jong Chol, e il nuovo negoziatore Kim Hyok Chol, che all' inizio dell' anno ha preso il posto di Choe Son Hui, autore dell' intesa di Singapore.
donald trump davanti alla statua di ho chi minh
I tre punti chiave Trump invece è arrivato con l' Air Force One, usando Twitter per indicare i suoi obiettivi, prima di andare a dormire al Marriott. Il negoziatore americano Stephen Biegun era già ad Hanoi, e stasera il capo della Casa Bianca cenerà all' hotel Metropole con Kim, per cominciare i colloqui dopo una giornata di bilaterali con le autorità vietnamite.
Secondo le ultime indiscrezioni, le linee generali dell' accordo in discussione si basano su tre punti: dichiarazione della fine della guerra degli Anni Cinquanta; apertura di uffici di rappresentanza nelle rispettive capitali; chiusura del complesso nucleare di Yongbyon, che produce tutto il plutonio e il trizio usato per produrre le armi atomiche.
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In cambio, Kim vuole l' inizio dell' alleggerimento delle sanzioni. Trump chiede una dichiarazione congiunta che lo impegni sui termini della denuclearizzazione, ma è disposto a procedere per gradi, mentre Pyongyang è aperta all' ipotesi di rallentare la produzione, ma non intende distruggere gli ordigni che già possiede fino a quando gli Usa non smobiliteranno il loro ombrello nucleare sulla penisola. Sullo sfondo poi restano le differenze insanabili sui diritti umani, visto che secondo il dipartimento di Stato nelle prigioni nordcoreane ci sono fra 80.000 e 120.000 detenuti politici. Inutile scandalizzarsi se poi Kim caccia i reporter dal suo hotel.
donald trump davanti a ho chi minh
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