Marco Giusti per Dagospia
WOODY HARRELSON - TRIANGLE OF SADNESS
Vince Cannes contro ogni previsione "Triangle of Sadness" dello svedese Ruben Ostlund, alla sua seconda Palme d'Or dopo "The Square", sorta di commedia sulla lotta di classe nell'Europa malata di oggi dove il mondo è diviso tra ricchissimi e poveri, belle influencer e addette alle toilette. Divertente, grottesco, tra fiumi di vomito e rigurgiti di merda, e' anche un buon ripasso dei testi di Marx e di Lenin messi in bocca a un oligarca russo e a un capitano di nave americano alcolizzato interpretato da Woody Harrelson.
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È una scelta bizzarra di una giuria che non sembra particolarmente coesa al punto da dividersi fra troppi ex aequo. Ma vengono premiati giustamente anche autori importanti come Park Chan Wook e due attori di cinematografie lontane come l'ironia a Zair Amer Ebrahimi e Song Kang Go. All'Italia va mezzo premio della giuria per "Le otto montagne" diretto dalla coppia Felix van Groenigen e Charlotte Vandermeersch da dividere con l'asino di "Eo" di Jerzy Skolimowski.
Gran premio della giuria va ex aequo a "Stars at Noon" di Claire Denis, bel thriller politico odiato dai più (ma a me è piaciuto molto) e a "Close" dell'olandese Luca Dhont, il regista di "Girl", che ha fatto molto piangere il pubblico. La Denis, che non ha mai vinto nulla a Cannes vince così nello stesso anno l'Orso d'Argento a Berlino e grand prima a Cannes. Miglior regia va al grande Park Chan Wook per il bellissimo noir "Decision to Leave" il film mediamente più amato dai critici.
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Etniche il film piu' classico del festival col ritorno della femme fatale. Il premio della Giuria va ex aequo a "Eo" di Jerzy Skolimowski, rilettura del mondo visto da un asino di "Au hasard Balthazar di Robert Bresson e all'italiano "Le otto montagne" diretto da Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch tratto dal romanzo di Paolo Cognetti. Due film che davvero non si assomigliano per nulla e che hanno proprio idee diverse di cinema. Bene comunque sia per il glorioso Skolomowski che per la produzione italiana. Un premio speciale è mai sentito prima, quello del 75a edizione va ai Dardenne per "Tori et Lokita. Praticamente è un premio che si sono inventati apposta per loro.
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Miglior sceneggiatura a "Boys from Heave " di Tarik Saleh, potente crime con infiltrato nella grande scuola islamica del Cairo. Piu' che giusto. Film complesso, ma assolutamente importante. Miglior attrice Zar Amir Ebrahimi, protagonista del notevolissimo crime iraniano "Holy Spider" di Ali Abbasi. Il suo ruolo è quella della giornalista di Teheran che indaga sui delitti seriali di prostitute in quel di Mashhad, la città santa. Grande scelta. Miglior attore protagonista il coreano Song Kang Ho per "Broker" di Hirokazu Kore Eda. Song Kang Ho è già una star internazionale grazie a "Snowpiercer" e "Memorie di un assassino".
Kore Eda, che forse si aspettava qualcosa di più vince anche il premio Fipresci della giuria cattolica. La Camera d'Or, il premio per la migliore opera prima va al bel film americano sui ragazzi disadattati delle riserve indiane "War Pony" di Riley Keough e Gina Gammel passato a Un Certain Regard.
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Eravamo veramente te tante le opere prime di grande livello quest'anno e non deve essere stato facile sceglierne una. Un filo di già visto rispetto a "War Pony" rimane, pensando ai film di Chloe Zhao e a quelli più antichi di Larry Clark. Ma è un film molto sentito. Menzione speciale come opera prima all'ottimo film giapponese "Plan 75" di Ayakawa Chie, sempre Un Certain Regard quasi un horror con l'idea, già sentita, di un futuro che non prevede che la gente superi i 75 anni. Più o meno come "I viaggiatori della sera" di Ugo Tognazzi.
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