VINCENZO DE LUCA
Federico Monga per “La Stampa”
Dopo aver sostenuto prima la vecchia ditta di Bersani e D’Alema e poi Renzi contro Bersani e poi ancora Martina contro Zingaretti, con un figlio, Piero, imposto ed eletto in parlamento, il governatore della Campania non esclude questa volta di candidarsi alla segreteria Pd. Chiede primarie vere, avverte che è tutto da rifare, accusa il partito di essere vittima delle correnti e dei signori delle tessere.
Il segretario Enrico Letta si è dimesso. Ha sbagliato tutto nella campagna elettorale?
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«Letta ha mostrato grande dignità e onestà politica nell’assumersi ogni responsabilità. Ma i problemi sono antichi. Ci siamo presentati senza identità, programmi e alleanze. Anni di illusioni sul “campo largo”, un’espressione salottiera da cancellare».
Al governo per 11 anni senza mai passare dalla vittoria elettorale.
«Uno schiacciamento suicida sull’immagine dei vari governi, la perdita di elementi identitari (il Sud scomparso, la parola pace cancellata). Non mi meraviglio di quello che abbiamo perso, mi meraviglio di aver preso il 19%».
Riforma rottamazione?
DE LUCA LETTA
«Mi auguro che si trovi il coraggio di fare un percorso congressuale del tutto aperto, con primarie vere, senza ipoteche correntizie e guerre di tessere, e con modifiche regolamentari se necessario».
Tra i mali del Pd non ha ricordarto il fenomeno dei capibastone, diffuso soprattutto al Sud.
«Negli anni il Pd ha assorbito il peggio delle grandi tradizioni politiche: il correntismo doroteo, fino a logiche tribali, il centralismo burocratico ottuso e indifferente ai territori e alla persona. Tutto questo va spazzato via».
vincenzo de luca giuseppe conte
Non può negare però che anche lei abbia applicato questi metodi.
«È il Pd che ha adottato un metodo di selezione “in negativo” non la qualità, la militanza, il radicamento ma la subalternità correntizia».
Piero De Luca, suo figlio, è stato candidato ed eletto nel suo stesso partito.
A questa domanda De Luca non risponde, come da cinque anni a questa parte. La sua linea è che si tratti di una questione inutile perché il parlamento da tempo è pieno di figli di.
ELLY SCHLEIN
Innaturali le nozze iniziali tra Margherita e Ds?
«Quella del Pd rimane una grande idea politica e una necessità per l’Italia: è l’unica forza che può realizzare un punto di equilibrio fra mondo del lavoro, povera gente, imprenditoria dinamica. L’unica che può garantire tenuta sociale e unità del Paese».
Identità mai trovata però.
«Ho da tempo rilevato un dato politico grave: a fronte di una grande mobilità elettorale (si dimezzano i 5S, crolla la Lega, flette Forza Italia), il Pd non riesce a intercettare uno solo di quei voti. La sua capacità di attrazione è stata pari a zero».
Da dove si riparte?
VINCENZO DE LUCA
«La discussione sull’identità rischia di diventare fumosa. Partiamo dalle cose fondamentali: la pace e il lavoro. Sul Sud non diciamo nulla. Tassi di disoccupazione insostenibili. Non abbiamo trovato il coraggio per proporre un Piano straordinario per il lavoro: 300mila giovani da immettere in una pubblica amministrazione incapace anche di ordinaria amministrazione. Una generazione si è persa e noi assenti».
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Il reddito da cittadinanza ha fatto vincere Conte al Sud. Sempre convinto che vada cancellato?
«Un altro disastro politico. Abbiamo consentito che si confondessero le misure per le povertà vecchie e nuove (da incrementare per anziani, disabili, famiglie numerose), con le misure di avviamento al lavoro. Non abbiamo rivendicato misure già esistenti, come il reddito di inclusione».
Ma i 5S sono stati visti dall’elettorato come il partito dei fragili, campo che doveva essere del Pd.
«I 5S non hanno dato il lavoro, hanno impoverito il mercato del lavoro e diffuso la sottocultura del parassitismo, rinunciando a una funzione educativa e formativa per i giovani, provocando il mescolarsi di bisogni sociali veri, con fenomeni clientelari di massa».
mara carfagna vincenzo de luca
Con Calenda o con Conte?
«Non è un dilemma che mi toglie il sonno. Se ne riparlerà quando avranno spiegato agli italiani la genialità politica delle loro scelte: andare da soli, recuperare certamente voti, ma perdere poi il governo e godere della propria inesistenza politica».
Si candida alla segreteria del Pd o punterà al terzo mandato in Campania?
«Mai porre limiti alla provvidenza. Nel Pd deve essere permanente la spinta al rinnovamento politico, generazionale e di genere».
Quindi resta in Campania…
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«Alla fine, in un partito serio, si considerano le persone per quello che valgono, non per le correnti».
Bonaccini o Schlein?
«Monica Bellucci, convintamente».
Meloni saprà governare?
«Occorre rispettare chi vince e riconoscere i meriti. Ora aspettiamo i fatti. Siamo un Paese abituato a gonfiare palloncini e a sgonfiarli nel giro di un anno. Parlare non è governare. Su Covid e vaccinazioni, la Meloni ha assunto posizioni demagogiche e irresponsabili».
VINCENZO DE LUCA
Con la destra diritti civili e collocazione internazionale dell’Italia a rischio?
«Spero che anche su alcuni temi si sia redenta, soprattutto sull’Europa. In ogni caso, ci auguriamo il meglio per il nuovo governo».
I 5S stanno organizzando con il mondo cattolico una manifestazione per la pace. La sinistra si è fatta soffiare un altro suo argomento?
«Occorre reagire subito. Prepariamo per fine mese una grande manifestazione a Napoli. Occorre reintrodurre la parola pace nel dibattito politico. La solidarietà euro-atlantica è fuori discussione. Ma non possiamo essere la succursale della Nato».
Termosifoni accesi o pace?
«Se è una soluzione la via militare del conflitto, siamo alla pazzia. Non ci si può trovare in una situazione e in un’economia di guerra, senza che i cittadini siano informati».
MELONI DE LUCA
Né con l’Ucraina né con la Russia?
«C’è un obiettivo non velleitario: il cessate il fuoco per un mese. Si devono creare spazi per una iniziativa di pace. Forse è ancora possibile coinvolgere anche Cina e India».
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