Michela Allegri per “Il Messaggero”
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Davanti ai giudici ha cercato di giustificarsi dicendo di essere affetto da ludopatia: «La mia passione per il gioco d'azzardo ha assunto connotati di gravità tali da portarmi a dissipare il mio intero patrimonio».
Ma, per i magistrati, le parole di Vincenzo Zumbo, ex funzionario del ministero della Salute già condannato per avere sottratto al dicastero 1.416.008 euro, sono state un'ammissione di colpevolezza.
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Per questo motivo la Corte dei conti ha disposto che l'ex dirigente - licenziato dopo essere finito in manette - restituisca l'intera somma, che verrà poco per volta pignorata dal suo conto in banca.
Di quel tesoretto a sei zeri sottratto tra il 2017 e il 2019, quando Zumbo era in servizio presso la Direzione generale del personale, organizzazione e bilancio, gran parte è finita spesa in sale scommesse e all'interno delle slot machine. Circa 400mila euro, invece, erano stati investiti in azioni, ma in gran parte erano stati presto sperperati.
L'INCARICO
ministero della salute
All'epoca, l'uomo era addetto alla liquidazione delle spese di missione del dicastero e aveva studiato nei dettagli un piano che gli consentisse di fare lievitare lo stipendio in modo illegale, per foraggiare la passione per l'azzardo.
Falsificando dati e documenti contabili - come fatture ed estratti conto, ma anche atti di autorizzazione alle missioni - sarebbe riuscito a dirottare su tre conti in banca a lui riconducibili i rimborsi relativi a trasferte mai effettuate e anche i pagamenti apparentemente destinati a diversi fornitori.
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I movimenti irregolari contestati dagli inquirenti sono 270. Solo tra il 2017 e il 2018, Zumbo avrebbe accreditato 967mila euro sul suo conto corrente attraverso duecento bonifici tutti partiti dal ministero della Salute.
«Dal 2016, in concomitanza con problematiche di tipo personale e familiare, mi sono trovato in una situazione tale da escogitare modalità volte ad acquisire illecitamente i fondi per alimentare la mia patologia», ha cercato di giustificarsi l'ex dirigente, confessando di fatto il reato. Ora dovrà restituire l'intera somma.
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Per questa vicenda, su richiesta del pubblico ministero Carlo Villani, Zumbo è già stato condannato in primo grado a 3 anni e 6 mesi di reclusione, con l'accusa di peculato e falso.
L'ex dirigente aveva scelto di essere giudicato con rito abbreviato, ottenendo uno sconto di pena, ed era anche stato assolto da un'ulteriore contestazione: quella di autoriciclaggio.
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LA DENUNCIA
Il caso era esploso dopo una denuncia del Ministero: da un'indagine interna era emerso l'ammanco milionario. E Zumbo era finito prima in carcere e poi ai domiciliari. Era stato anche intercettato dalla Guardia di finanza, che aveva indagato sul caso: «Aumentava il mio ego nel senso che comunque riuscivo a fregarli tutti senza colpo ferire: riuscivo ad eludere qualunque controllo», diceva al telefono, inconsapevole di essere ascoltato dagli investigatori.
E ancora: «Soldi chiamano soldi... Se mi va di giocare mille euro me li gioco». Dai pedinamenti era poi emerso che l'imputato spendeva la maggior parte del denaro sottratto nelle sale da gioco, in centri scommesse e di video-lottery.
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Arrivava a sperperare in azzardo anche duemila euro al giorno. All'epoca dell'arresto, il gip aveva sottolineato nell'ordinanza che l'uomo non «aveva freno né dignità», al punto di avere avuto «il coraggio di chiedere denaro all'anziana madre».
Inizialmente il giudice aveva disposto per il manager il carcere, perché, stando a casa, avrebbe potuto continuare a spendere il denaro accumulato illecitamente, magari «giocando d'azzardo online o telefonicamente».