ALESSANDRO DI BATTISTA VIRGINIA RAGGI PH LAPRESSE
Fabrizio Roncone per il “Corriere della Sera”
E Virginia Raggi, in tutto questo, che fa? Un po' gufa e un po' briga, fomenta, indirizza i grillini ribelli. Insorgete, fatelo cadere questo schifo di governo. Forza, qui serve una bella sfiducia e via, subito all'opposizione. O direttamente al voto. E comunque smettetela di stare ad ascoltare quello lì, che nemmeno è dei nostri. Quello lì: cioè Giuseppe Conte (che, tra i suoi parlamentari rivoltosi e arrabbiati, è ormai chiamato con il soprannome di «sughero», come lo battezzò Maurizio Gasparri, l'altro giorno, al Senato, «per quel talento di provare a galleggiare sempre»).
virginia raggi giuseppe conte
La vocina di Virginia è una lama tagliente. Dalla penombra. Non si fa vedere, tutti la sentono. Il piano dell'ex sindaca di Roma è: aspettare che Conte vada a sbattere politicamente e poi prendere il suo posto. Prendersi il Movimento 5 Stelle. Non ridete: il progetto è, esattamente, questo. Dettaglio: Virgy (cit. Dagospia ) sa bene che - dopo quanto accadrà mercoledì - la scena grillina potrebbe essere nuovamente scossa da un ulteriore esodo verso il partito di Luigi Di Maio. Ma questo non la preoccupa: anzi.
alessandro di battista virginia raggi 1
La sua idea è infatti quella di guidare un Movimento «depurato» da governisti e parlamentari che hanno ceduto al fascino del potere. Si immagina alla guida d'un partito di nuovo furibondo contro tutti e contro tutto.
Ne ha parlato con Alessandro Di Battista: e lui è d'accordo. Anche a lasciarle il palco. Dopo aver provato vari mestieri - imprenditore ramo sanitari in porcellana nell'azienda di famiglia (conti in rosso), il falegname (troppo faticoso), il barman (troppo ripetitivo) - Dibba ora s' è messo in testa di scrivere reportage (capriccioso, eh): tornare in Parlamento gli garantirebbe uno stipendio sicuro, ma non vorrebbe farsi coinvolgere troppo. Virginia, invece, è lì che aspetta la gloria del comando.
VIRGINIA RAGGI GIUSEPPE CONTE
Sembra pazzesco possa avere una tale ambizione. Cinque anni alla guida di Roma trascorsi entrando e uscendo dagli uffici della Procura, 15 assessori cambiati, 131 bus in fiamme, buche come trincee, una città soffocata dal traffico e dai miasmi dei cassonetti infetti (problema che, purtroppo, persiste anche con l'attuale giunta), i primi branchi di cinghiali nei vicoli di Trastevere (i romani, rassegnati, li considerano ormai animali domestici) e le attrici comiche che, in tivù, avevano smesso di imitarla, perché la Raggi originale era inarrivabile (salì sul tetto del Campidoglio: «Riunione riservata»). Certo sarebbe interessante chiedere un commento a Paola Taverna. Ma, purtroppo, lo spazio è finito.
di battista raggi 1